La scienza nuova seconda/Brani soppressi o mutati/Libro quarto/Sezione undecima

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SEZIONE UNDECIMA

[CMA3] CAPITOLO SECONDO

dimostrazione di fatto istorico contro lo scetticismo

1363Or qui sieci lecito di far una digressione, non inutile però alla somma dell’opera, in una dimostrazione di fatto istorico, che pruovi ad evidenza che le sètte de’ filosofi vanno a seconda della corrozione della setta de’ tempi umani, ne’ quali abbiam dimostro nascer esse filosofie, e che le rovinose all’umana societá vengono da impuritá di cuore, ch’appesta le menti d’una sapienza perniziosa al gener umano. Tal dimostrazione di fatto è la storia d’intorno allo scetticismo.

1364Imperciocché Socrate, il qual fu detto padre di tutte le scuole de’ filosofi, ne’ tempi ancor costumati della Grecia, professò sapere questa sola cosa: ch’esso non sapeva nulla. Su di che Platone stabilí quel criterio di veritá: ch’è un grande argomento del vero sembrar una cosa la stessa a tutti; della quale non vi ha regola piú sicura nella vita umana, con cui tutte le nazioni accertano reiezioni, le giudicature, i consigli. Tanto che Socrate e, dopo di lui, Platone aprirono l’Accademia antica sopra questo dogma: doversi vedere nelle cose se si accosti al vero piú questo che quello. S’andarono piú corrompendo i costumi greci, e Carneade in Roma un giorno ragionò esservi giusto in natura, e ’l giorno appresso ragionò che ’l giusto era nell’oppenione degli uomini; ed aprí la scuola dell’Accademia mezzana, che si cominciò a dire scettica, la qual lasciava almeno rattenuti gli uomini sulla dubbiezza d’esser o questo o quello. Appresso, incominciandosi a stacciare la Grecia, venne Arciselao e portò piú innanzi lo scetticismo, con insegnar e questo e quello, e si lasciò libertá d’indifferenza agli uomini d’operare qualunque delle due con non poco d’audacia. Ma, quando la Grecia finalmente, perduto ogni rossore, faceva professione d’una sapienza di laidissimi gusti e di furiose dilicatezze, l’Accademia di Socrate degenerò nell’Accademia ultima, detto «pirronismo» da Pirrone, ch’insegnò né questo né quello; onde gli uomini con tutta la sfacciatezza confusero il lecito e l’illecito, l’onesto e ’l disonesto, il giusto e l’ingiusto.