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La scienza nuova seconda/Brani soppressi o mutati/Libro secondo/Sezione sesta

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SEZIONE SESTA

CAPITOLO UNICO

1286[679]..... E Desiderio Erasmo con mille inezie, [CMA3] tralle quali son queste: ch’i denti son il numero delle lettere, e che gli uomini armati son i letterati, i quali nelle loro literarie contese combattono a morte tra loro e finalmente s’uccidono. La qual interpetrazione poteva egli afforzare con quella frase latina con cui si dice «exarare literas», e che lo stile «arava» sulle tavole incerate le lettere; e con quell’altra greca con cui dicono βουστροφιδόν γράφειν scrivere voltando lo stile a guisa de’ buoi quando arano la terra. Si veda quanto può la superstizione di un falso dogma ricevuto senza esame per vero, che fa dire tali ciance ad un uomo il quale per la grande erudizione fu detto il Varrone cristiano.

1287[686*] [CMA3] Il padre Monfocone, il quale noi vedemmo dopo aver dato alle stampe le nostre Lezioni omeriche, dove tratta dell’armi degli antichi, e spezialmente degli scudi, rapporta d’un letterato francese l’interpetrazione dello scudo d’Achille, e l’adorna con molta lode d’erudizione e d’ingegno. Prieghiamo il leggitore che vada ad osservarlo.

IV

1288[CMA3] Però conservarono tutta questa storia divina ed eroica le nazioni nel geroglifico della verga divina con in punta un’aquila, come vedemmo averla conservata gli egizi, i toscani e romani e ’n fin ad oggi gl’inghilesi: che dapprima fu il lituo degli áuguri nel tempo de’ governi divini; dappoi lo scettro de’ sacerdoti, che dappertutte le nazioni usaron corona e scettro; finalmente l’aste de’ capitani, ne’ tempi che, dopo le cittá, vennero le guerre. E tal verga o bacchetta, attaccatale la divinitá, fu ella dalle nazioni tenuta per dio, come Giustino ce n’accerta, e i romani eserciti ne venerarono l’aquile in cima all’aste per numi delle loro legioni.