La sesta crociata, ovvero l'istoria della santa vita e delle grandi cavallerie di re Luigi IX di Francia/Parte seconda/Capitolo LIV

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Capitolo LIV

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Capitolo LIV.

Come il buon Re s’astenesse dello andare a Gerusalemme in maniera di pellegrino.


Durante il tempo che ’l Re era a Giaffa gli fu detto che il Soldano di Damasco gli soffrirebbe la sua andata a Gerusalemme, e ciò per buono [p. 216 modifica]assicuramento. E molto volentieri l’avrebbe il Re voluto fare, ma n’ebbe su ciò il suo Gran Consiglio, il quale ne lo stornò. E gliene fecero rimostranza per uno esempio che fu tale. Che quando lo Re Filippo l’Augusto si partì da innanzi Acri per andare in Francia, lasciò egli molte sue genti nell’oste del Duca Ugone di Borgogna, il quale avolo era del Duca diretanamente morto. Ora in quello tempo, e durante che esso Ugo Duca, e lo Re Riccardo d’Inghilterra soggiornavano in Acri, furon loro apportate novelle ch’essi prenderebbon bene Gerusalemme la di mane quando il volessero, per ciò che il grande sforzo dei Cavalieri d’Egitto se n’era ito col Soldano di Damasco ad una guerra ch’egli aveva a Nessa contro ’l Soldano di detto luogo. Perchè tantosto s’accordaro il Duca di Borgogna e il Re Riccardo di levare il campo per andare verso Gerusalemme. E divisarono le lor battaglie, donde lo Re d’Inghilterra volle menar la primiera, e il Duca ebbe l’altra d’appresso colle genti del Re di Francia che erano dimorate alla sua bailia. Ed in quella ch’e’ furono presso di Gerusalemme, e così presso di prendere la santa città, egli fu mandato dalla battaglia del Duca di Borgogna al Re d’Inghilterra ch’esso Duca se ne ritornava addietro solamente affinchè l’uomo non potesse dire che gl’Inghilesi, i quali il precedevano in gara, avessero essi preso Gerusalemme. Ed in quella che erano in tali dolorose parole, ci fu l’uno dell’antiguarda del Re d’Inghilterra, che gli gridò: Sire, Sire, venite sin qui, ed io vi mostrerò [p. 217 modifica]Gerusalemme che pare laggiù. Ma egli stette, e si levò davanti gli occhi la sua cotta d’arme tuttavia plorando e dicendo a Nostro Signore ad alta voce: Ah! buon Sire Iddio, te ne priego, fa ch’io mica non veda la tua santa città di Gerusalemme; poichè cosi va ch’io non la posso diliberare dalle mani de’ tuoi nemici! — Questo assempro fu mostrato a Re San Luigi per ciò ch’egli era il più gran Re de’ Cristiani, dicendogli che s’egli faceva il suo pellegrinaggio in Gerusalemme senza liberarla dalle mani dei nimici di Dio, tutti gli altri Re, che verrebbero al detto viaggio, si terrebbero appagati altresì di fare il pellegrinaggio loro senza più, siccome arebbe fatto lo Re di Francia.

Del buon Re Riccardo d’Inghilterra ch’ebbe in nome Cuor di Lione, vi dissi altrove in questo libro, ora vi dirò io del Duca di Borgogna. Sappiate dunque ch’elli fu molto buon Cavaliero di sua mano e molto cavalleresco, ma unqua non fu egli tenuto per saggio nè verso Dio nè verso il mondo. E bene ciò parve ne’ suoi fatti detti davanti: e di lui disse il Gran Re Filippo quando seppe che il Conte Giovanni di Chalons suo genero avea avuto un figliuolo, cui avevano rinominato Ugo; Dio lo voglia fare produomo e probuomo, perchè gran differenza diceva essere intra l’uno e l’altro, e che molti Cavalieri ci avea, così Cristiani come Saracini, i quali erano bensì assai prodi uomini, ma non erano punto uomini probi, poich’essi non temono nè amano Dio alcunamente. E diceva che grande grazia faceva Dio a un Cavaliero quando egli avea questo bene che [p. 218 modifica]per suoi fatti era chiamato produomo e probuomo: ma colui di chi abbiam detto qui davanti, poteva bene essere appellato produomo perch’egli era prò ed ardito di suo corpo, ma non già dell’anima sua, poich’elli non temeva punto a peccare nè a misprendersi inverso Dio.