La signora dalle camelie (teatro)/Atto III/Scena seconda
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Traduzione dal francese di Luigi Enrico Tettoni (1883)
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SCENA SECONDA
Margherita, Gustavo, Erminia e detti.
Margherita. (entrando, si pone un dito sulle labbra, guardando la signora Duvernoy)
Armando. Buona Margherita, tu devi sgridare la signora Duvernoy. Margherita. E perchè?
Armando. Io l’aveva pregata ieri di passare al mio alloggio e di recarmi le lettere, se al caso ve ne fossero, perchè sono quindici giorni che non vado a Parigi, ed ella se ne è dimenticata. Per cui è necessario che ti lasci per un’ora o due. Da un mese non ho scritto a mio padre. Tutti ignorano il luogo del mio ritiro, perchè ho voluto scansare gli importuni. Gustavo ed Erminia sono qui a tenerti compagnia; io prendo posto nel primo omnibus, vado di volo a casa mia e subito sono di ritorno.
Margherita. Va’ pure, amico mio. Ma se tu non hai scritto a tuo padre, non è già per colpa mia; spesse volte t’ho suggerito dì farlo; però torna presto; ci troverai in questo luogo a lavorare ed a parlare di te.
Armando. Fra due ore io sono di nuovo ad Auteuil. (Margherita l’accompagna sino alla porta, quindi s’avvicina alla Duvernoy)
Margherita. Tutto è accomodato?
Duvernoy. Sì.
Margherita. Le carte?
Duvernoy. Eccole. Il procuratore verrà da voi quest’oggi. Io vado a far colazione, perchè, a dirvi la verità, muoio dalla fame.
Margherita. Andate di là; Nanetta vi darà tutto quello che desiderate. (La Duvernoy esce)