La vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze/Libro secondo/Capitolo CV

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Libro secondo
Capitolo CV

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Trovandomi in quel modo afflitto, a ogni modo andavo allavorare alla ditta Loggia il mio gigante: tanto che in pochi giorni appresso il gran male mi sopra fece tanto che ei mi fermò nel letto. Subito che la Duchessa sentí che io ero ammalato, la fece dare la opera del disgraziato marmo libera a Bartolomeo dell’Ammannato, il quale mi mandò a dire per messer… che io facessi quel che io volessi del mio cominciato modello, perché lui si aveva guadagnato il marmo. Questo messer... si era uno degli innamorati della moglie del detto Bartolomeo Ammannato; e perché gli era il piú favorito come gentile e discreto, questo detto Ammannato gli dava tutte le sue comodità, delle quali ci sarebbe da dire di gran cose. Imperò io non voglio fare come il Bandinello, suo maestro, che con i ragionamenti uscí dell’arte; basta che io dissi io me l’ero sempre indovinato; e che dicessi a Bartolomeo che si affaticassi, acciò che ei dimostrassi di saper buon grado alla fortuna di quel tanto favore, che cosí immeritamente la gli aveva fatto. Cosí malcontento mi stavo in letto, e mi facevo medicare da quello eccellentissimo uomo di maestro Francesco da Monte Varchi, fisico, e insieme seco mi medicava di cerusía maestro Raffaello de’ Pilli; perché quel silimato mi aveva di sorte arso il budello del sesso, che io non ritenevo punto lo sterco. E perché il detto maestro Francesco, conosciuto che il veleno aveva fatto tutto il male che e’ poteva, perché e’ non era stato tanto che gli avessi sopra fatta la virtú della valida natura, che lui trovava in me, imperò mi disse un giorno: - Benvenuto, ringrazia Iddio, perché tu hai vinto; e non dubitare, che io ti voglio guarire, per far dispetto ai ribaldi che t’hanno voluto far male -. Allora maestro Raffaellino disse: - Questa sarà una delle piú belle e delle piú difficil cure, che mai ci sia stato notizia: sappi, Benvenuto, che tu hai mangiato un boccone di silimato -. A queste parole maestro Francesco gli dette in su la voce e disse: - Forse fu egli qualche bruco velenoso -. Io dissi che certissimo sapevo che veleno gli era e chi me l’aveva dato: e qui ogniuno di noi tacette. Eglino mi attesono a medicare piú di sei mesi interi; e piú di uno anno stetti, innanzi che io mi potessi prevalere della vita mia.