Lapidario Romano dei Musei Civici di Modena/Presentazione

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Presentazione

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Un nuovo Lapidario per Mutina

[p. 5 modifica] Modena 9 aprile 1878: un comitato istituito dal Comune di Modena e presieduto dal direttore dei Musei Civici Carlo Boni propone il concentramento in una sede unica dei Musei e delle collezioni archeologiche della città: la scelta cade sul grande edificio settecentesco posto presso S. Agostino, a tutti noto come Albergo delle Arti, al piano terreno del quale era già collocato da alcuni decenni il Lapidario Estense. Venuta infatti meno la disponibilità del Palazzo Ducale, si poneva in maniera molto forte il problema delle collezioni Estensi che nell’accordo fra il Duca e lo Stato Italiano del 1868, erano esplicitamente destinate a rimanere a Modena. Boni andava a tale riguardo auspicando, già da alcuni anni, che sarebbe stato “...decoroso al paese, utile agli studiosi e comodo ai forestieri il trovare nella nostra città in un sol gruppo riunite...” tutte le varie raccolte modenesi.

L’acquisto del palazzo da parte dell’Amministrazione modenese e la successiva convenzione fra Comune di Modena e Stato Italiano, portata a termine dopo un lungo periodo di faticose trattative, permisero alcuni anni più tardi di realizzare una parte delle speranze del Boni e Modena ebbe così un polo culturale di grande rilievo che riuniva biblioteche e musei statali e civici e che già allora non trovava molti paralleli nel contesto nazionale. Dopo circa centoventi anni il Palazzo dei Musei mostra inevitabilmente problemi di adeguamento, in primo luogo spazi da destinare all’ampliamento dell’esposizione e ai servizi al pubblico. Da molti anni sono in corso investimenti di una certa consistenza da parte dell’Amministrazione Comunale e del Ministero per rendere più funzionale il Palazzo dei Musei, anche se la soluzione complessiva alle diverse e articolate esigenze delle varie Istituzioni culturali avverrà con il naturale ampliamento verso l’attiguo Ospedale Estense, quando gli spazi saranno duplicati rispetto agli attuali. In questo lento ma

pervicace processo di riorganizzazione l’Amministrazione Comunale ha orientato il suo intervento, dopo essere intervenuta in varie altre parti dell’edificio, a ri0rganizzare il settore occidentale del Palazzo dei Musei dove in precedenza erano ospitati i locali della Galleria Civica oggi al Palazzo Santa Margherita. L’apertura al pubblico di questo settore al piano terra, nel quale hanno trovato spazio, tra l ’altro, servizi di reception e di informazione al pubblico, caffetteria, laboratori didattici e il nuovo Lapidario, rappresenta un consistente accrescimento dell’offerta culturale complessiva del Palazzo e assieme un importante miglioramento delle condizioni di visita.

Del nuovo Lapidario, che ospiterà le testimonianze monumentali di Mutina trovate negli ultimi quaranta anni e che ha visto ancora una volta impegnati congiuntamente e proficuamente Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena e Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, si può certamente ammirare la qualità dei reperti. esposti ma è importante anche sottolineare l’apparato esplicativo che finalmente consente, anche al visitatore meno esperto, di inquadrare la problematica delle necropoli monumentali di Mutina e di comprendere agevolmente i testi epigrafici. La possibilità di interagire, negli spazi attigui destinati alla consultazione di prodotti multimediali, con il Cd Rom Mutina presentato solo un anno fa, consente di avere un’informazione estremamente efficace e ci pare di poter dire quasi esclusiva, su una realtà archeologica ancora solo in parte nota ma di certo estremamente significativa. Naturalmente il nuovo Lapidario non potrà sostituirsi al Lapidario Estense, di cui si spera prossima la riapertura; si affiancherà piuttosto ad esso fornendo una chiave di lettura diversa, più ancorata alla realtà delle fonti archeologiche, mentre il Lapidario Estense conserverà sostanzialmente [p. 6 modifica] l’impianto del percorso storico. L’impegno dell’Amministrazione a favorire la valorizzazione delle testimonianze museali della città non si esaurirà con questo intervento, di per sè già estremamente significativo; altre tappe sono previste nei prossimi mesi, quando con la fine dei lavori nel quadriportico del Lapidario Estense, potrà essere ripristinata per intero l’oflerta culturale del Palazzo con l ’aggiunta, anche in questo caso, di nuovi servizi.


Giuliano Barbolini
Sindaco di Modena




[p. 7 modifica] Ben sappiamo come la prima ricerca, intenzionale, di pietre e marmi di quel passato che ne aveva visto Modena, Mutina, florida colonia romana sull’Emilia, riccamente dotata debba esser fatta risalire a Lanfranco; come fosse il grandioso cantiere della Cattedrale a beneficiarne; come quella nonostante tutto benemerita spoliazione continuasse ad opera dei massari del Duomo, che individuavano in tal modo anche a Modena nella chiesa cattedrale il luogo di concentrazione dei materiali di pregio dell’antichità.

Da altamente motivata e devota che era stata all’origine, l’esplorazione si sarebbe fatta avida e persino gretta nei secoli successivi: recuperi d’ogni genere, nuove vestigia di sepolture monumentali, ma anche resti d’insediamento, al cui ritrovamento erano occasione soprattutto i lavori per le nuove mura, avrebbero continuato ad arricchire il Duomo, il Palazzo Comunale; ma ne avrebbe beneficiato anche il dotto collezionista, mentre i cavatori e i loro clienti ne traevano lucro, attivando un mercato vile delle antichità scoperte.

Bisognerà giungere agli inizi dell’Ottocento per trovare finalmente conservate in una sede istituzionale le memorie monumentali della città e del territorio. Si fonderà allora il Museo Lapidario Estense; si costituirà, ispirata all’esempio della Corte di Parma e dei suoi scavi a Veleia, una Società per l’esplorazione della

città antica. Sullo scorcio del secolo sarà inoltre fondato il Museo Civico.

La rivoluzione nei metodi d’approccio al terreno è relativamente recente. Passato attraverso gli sterri, la distruzione selvaggia di interi quartieri sepolti e‘ il secolo Ventesimo che approda allo scavo stratigrafico e all’archeologia urbana; che intuisce l’esercizio di una corretta azione di tutela di un sito archeologico doverne precedere l’esplorazione.

A Modena il mutamento è sottolineato dalla mostra del 1989,”Modena dalle origini all’anno Mille"

Lo illustra ora con un suggestivo allestimento il Lapidario Romano dei Musei Civici, il terzo Lapidario mutinense, che affiancherà l’Estense, con i monumenti funerari, le testimonianze epigrafiche e altre testimonianze archeologiche rimessi in luce nella seconda metà del Novecento.

Tutela, ricerca, momento espositivo e didattico appaiono così congiunti anche in questa nuova iniziativa, al cui compimento, mossi dalle stesse istanze, da comuni convinzioni, Soprintendenza ed Ente locale hanno, come sempre, lavorato insieme.

Febbraio 2002

Mirella Marini Calvani
Soprintendente per i Beni Archeologici
dell’Emilia Romagna