Le Metamorfosi/Annotazioni/Libro Quintodecimo

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Annotazioni del Quintodecimo Libro

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Publio Ovidio Nasone - Le Metamorfosi (2 a.C. - 8 d.C.)
Traduzione dal latino di Giovanni Andrea dell'Anguillara (1561)
Annotazioni del Quintodecimo Libro
Annotazioni - Libro Quartodecimo

Si vede nell’elettione di Numa Pompilio Sabino al governo di Roma, quanta forza habbia nell’opinioni de gli huomini la scientia, e maggiormente la filosofia, come quella che instituisse, e dà una forma veramente nobile all’huomo, essendo come è ministra della prudentia, poiche gli huomini vanno a cercare fino ne i paesi esterni, quelli che sono dotati di vera sapienza, per dar loro in mano l’imperio di se stessi; Par quivi che l’Anguillara sia stato piu presto espositore della mente di Ovidio, che traduttore del suo Poema, cosi il va ornando d’alcune sententiose digressioni, come fa nella stanza, Cosi purgato hebbe ei l’interno lume descrivendo il bello e qualificato animo di Numa Pompilio, insieme con la seguente, nell’altra poi rende la ragione perche l’eleggessero i Romani per Re loro dicendo, Maraviglia non fu se tanto apprese. Bellissima descrittione della notte è poi quella della stanza, Havea passato il Sole il mar d’Atlante, come è ancor bella la forma dell’accusa che fa il fiscale della fuga di Miscelo, nella stanza, Hor mentre di fuggirsi s’apparecchia. le prove che vincono il reo, e ’l modo di dar la sententia che si legge nelle seguenti insieme con l’oratione di Miscelo ad Hercole nella stanza. Come si danno i sassi, i bianchi, e i negri.

Ci rapresenta molto vivamente quivi ancora l’Anguillara la dottrina di Pitagora, e ’l modo del contemplare, e tutto quello che comprende la Filosofia, nella stanza, Ei la sostanza, l’ordine, e l’effetto, insieme con la maniera che teniva Pithagora nel leggere a’ suoi discepoli, nella stanza, Ma d’una cosa è ben ch’ io t’ ammonisca. come ancora ci rapresenta vivamente i cibi de quali doverebbe rimaner satisfatto l’huomo, nella stanza, L’herba, la barba, il seme, il frutto, e ’l fiore. e nella seguente, insieme con l’esclamatione propria ch’ ei fa nella stanza, Ó quanto è gran delitto, ò quanto è ingiusto. Bellissima è l’adduttione dell’età dell’oro per far buone le sue ragioni, come è ancor bella la descrittione del modo che tenne l’huomo con cibarse dopo le salvaticine, a gli animali domestici, che si legge nella stanza, Ne sol la lepre, e ’l caprio fuggitivo. Bellissimo è ancora il biasimo ch’ ei da all’ingorde, e strane voglie dell’huomo che si legge nella stanza, Ó voglie troppo all’honestà nemiche e nella seguente, come è ancor bella la conversione che fa à gli huomini nella stanza, O ciechi, e forse a un tratto ogn’un non corre insieme col lagnarse che fa nella stanza Onde oime nasce un desir tanto ingordo.

Va il Poeta descrivendo l’opinione di Pitagora intorno l’anima dell’huomo, la qual tiene immortale, ma però di modo che morendo l’huomo quella istessa anima possi unificare un’animale cosi fiero, come domestico, e quella dell’animale morto possi giustificare l’huomo, per questo non voleva quel gran Filosofo, che gli huomini si cibassero delle carni de gli animali, ma che rimanessero contenti dell’herbe, de’ frutti, del latte, e del mele, perche amazzando gli animali per nodrirsi della loro carne, ne havrebbe potuto offender’ alcuno, che l’anima sua vivificativa, havesse altre volte vivificato qualche suo parente over’amico; e cosi andava vaneggiando intorno quest’errore apertissimo. Si veggono quivi molte bellissime rapresentationi di quanto ha voluto dire Ovidio, dell’Anguillara; come quella nella stanza E ’l tempo sempre appar con nova fronte e nella seguente, e quella del giorno ancora nella stanza Ma non veggiamo noi che ’l giorno stesso e quella della luna nella seguente. Si legge ancora la rapresentatione della primavera nel mezzo della stanza, E mentre l’anno un’anno in giro è volto come ancora si legge quella della estate nella stanza Ma come al Sole il Cancro apre le porte. e quella dell’Autunno, nella stanza Come a la libra poi lo Dio s’aggiunge come ancora quella del Verno in quella, Diventa l’anno poi debile e stanco rapresenta ancora felicissimamente l’Anguillara la età dell’huomo, nella stanza. E ’l corpo human si volve, e si trasforma e nelle seguenti, insieme con la conversione al tempo della stanza, Tempo empio e rio co i crudi invidi denti.

Descrive ancora felicemente la commistione de gli elementi, de i quali dui sono grossi e corporei, che sono l’aqua, e la terra, e dui senza corpo che sono l’aere, e ’l foco; e come la maggior grossezza del foco si risolve in aere, e levando il foco dall’aere, l’aere si fa aqua, e levandose la grossezza dell’aqua si vederà che non è altro che terra; cosi per il contrario la piu nobil parte della terra si risolve in aqua, la piu nobil dell’aqua in aere, e la piu nobile dell’aere in fuoco; descrive ancora come da questi si corrompono, e generano tutte le cose, nella stanza Ha quattro corpi genitali il mondo e nelle seguenti.

Hippolito bandito da Teseo per la falsa accusa della matrigna, ci da essempio di un’animo veramente casto e fedele, come ancora la sfacciata donna ce lo dà di una sceleratissima mente di una donna alterata dalla ferissima passione dell’amore libidinoso; poi che può pensare, e metter’ in esecutione, una tanto abominevole sceleragine; che Hippolito fusse poi stracciato, e fatto in diverse parti, e al fine ritornato in vita dalla divina virtù di Esculapio, potiamo dire che l’huomo di valore non si lascia impaurire da i mostri del mare, che non sono altro che i travagli di questo mondo, se ben la sua parte mortale è stracciata, e fatta in diverse parti dalle proprie passioni; perche al fine Esculapio, che è la vera prudentia con la virtù sua, le risana tutte; vaghissimamente ci rapresenta l’Anguillara l’impaurire de i Cavalli che tiravano la carretta d’Hippolito nella stanza. Volgono gli occhi i miei cavalli intanto.

Vogliono alcuni che la fittione di Tagere che nacque della Terra, fusse historia, e che uno di quello nome si fosse di modo allontanato dalle case, e dalle ville per dar’ opera a gli studi dell’indovinare, che fina che non fu perfettissimo in quest’arte, non si lasciasse vedere nella Toscana dov’era nato, di qui donde s’era partito giovane; e che comparendovi poi mostrasse a quelli del paese l’arte sua, e che per questo dicessero che s’era veduto giovane, e poi di matura età; quando vi comparve dotto, nell’arte dell’indovinare; che vi fusse poi veduto vecchio ancora, e che dapoi sparisse, si può dire che essendo stato un tempo nella patria divenne vecchio, e che conoscendo verissima quella sententia che non vi è alcun profeta che sia grato alla patria sua, se ne partisse. Descrive l’Anguillara con la sua solita felicità la favola del suo nascimento, nella stanza Tutte a fatto stupir le Dee latine e nella seguente.

Cippo che copriva le sue Corne col Lauro, ci da a vedere che molti coprono i loro vicij sotto il velo della virtù, ch’egli fuggisse poi come huomo di buona mente l’imperio di Roma, per non divenir tiranno, si può comprendere quanta forza habbia la temperanza in un’animo nobile, e ben qualificato, poi che Cippo s’elesse piu presto di vivere perpetuamente bandito dalla propria patria, che viverci dentro, non come membro modesto e mediocre, ma come capo, e tiranno, e crudele. Si legge l’oratione che fa Cippo a Dio molto vagamente scritta dall’Anguillara, nell’ultimo della stanza, Al fonte, a gli occhi suoi propri non crede e nella seguente, come è ancora trasportata vagamente la comparatione della stanza, Come al soffiar di Borea, o Subsolano.

Che i Romani havessero ricorso essendo afflitti da una gravissima pestilentia all’Oracolo d’Apolline ci da essempio di quanto dobbiamo far noi nelle nostre afflittioni, e con tanta maggior confidenza e fede quanto piu conosciamo la nostra religione vera al paragone della loro falsissima; ha l’Anguillara quivi rapresentata la molta divotione del popolo Romano verso Apolline, insieme con la risposta dell’Oracolo, nella stanza. L’aiuto che impetrar’ santo e divino. come ha ancora felicemente descritto il viaggio che fecero gli Ambasciatori Romani ritornando a Roma con Esculapio trasformato in serpe; e questo vogliono molti che ’l sia perche questo animale ha molti e molti rimedi per la salute dell’huomo; nella stanza. L’onde con aura dolce il legno fende. e nelle seguenti.

Nel fine del suo poema Ovidio canta le lodi di Cesare, nel mezzo della stanza, Ma s’allhor s’allegrò d’un Dio straniero e nelle seguenti, insieme con la doglienza, e i lamenti di Venere per la morte sua nella stanza. Riguarda ben dalla celeste corte con le seguenti. Bellissimi sono ancora i tristi segni e mali augurij che trasporta l’Anguillara della morte di Cesare nella stanza. Fu fra le nubi nere udito intorno e nelle seguenti, come ancora è bella la riprensione che fa a Giove a Venere nella stanza Che fai figliuola mia? che fai? non vedi. Quanto vagamente ancora descrive come sali l’anima di Cesare alla sua amica stella nella stanza, Mentre la Dea per l’aere la conduce e nelle seguenti; e le lodi di Augusto ancora insieme con l’invocatione di Ovidio a gli Dei Romani, della stanza. Voi Dei che già da l’Asiana Corte.

A Imitatione di Ovidio ancora l’Anguillara consacra questa sua in vero lodevolissima fattica al Christianissimo Carlo Re di Francia, come herede delle qualità Reali della felicissima memoria del suo grandissimo Padre; al quale donò già l’Anguillara questo suo Poema; nella stanza Tu Geneveva pia, tu pio Marcello e nell’altre quattro che seguono: dove fa palese quanto sia devoto servitore di quella Corona, e in quanta stima tenghi la memoria felicissima del non gia mai a bastanza lodato Re Arrigo, e quivi dopo haver fatte due stanze in lode del honoratissimo Messer Mattheo Balbani Gentil’huomo Luchese, suo unico benefattore finisse il suo Poema molto vagamente, nella stanza, Hor tu nata opra mia d’una si bella.