Le Metamorfosi/Annotazioni/Libro Terzo

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Annotazioni del Terzo Libro

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Publio Ovidio Nasone - Le Metamorfosi (2 a.C. - 8 d.C.)
Traduzione dal latino di Giovanni Andrea dell'Anguillara (1561)
Annotazioni del Terzo Libro
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La favola di Cadmo che non trovando Europa sua sorella, non volle tornare nel Regno del padre ma procacciarse nuovo paese, e seguendo per consiglio dell’Oracolo di Apollo il Bue fatale, gionse in Beotia, dove havendo mandate le sue genti a pigliar aqua, furono morte dallo spaventevole serpente ch’ amazzato poi da Cadmo subito che hebbe seminati i suoi denti, come gli fù comandato dall’Oracolo ne nacquero nuove genti armate che combattevano insieme cinque de i quali essendo rimasi vivi s’accompagnarono con esso lui, e diedero principio a quel nuovo Regno; crederò che significhi che l’huomo forestieri che va per habitar un nuovo paese, hà molti concetti de quei luoghi nuovi, che spingendoli fuori per verificarli, sono tutti amazzati, e spenti dalla prudentia figurata per il serpente, laqual’ habita come esso, in una grotta nel mezzo de una foltissima selva de errore; perche essa sola fa trovare la via di uscirne quando vuole, e quando vuole anchora stare nascosta, e coperta; e fiera la prudentia come il serpente perche uccide, e spegne tutte quelle cose che piu ci piacciono, e propriamente è assimigliata al serpente, invechiando questo animale assai; e la prudentia anchora quanto è piu attempata tanto è piu sicura; vien la prudentia ammazzata dall’impeto giovanile figurato per Cadmo; il quale poi trattigli i denti i semina, e ne nascono huomini armati che combatteno insieme; gli huomini armati sono i pensieri giovanili nati de i denti del serpente, che sono le ragioni della prudentia; che sono di maniera confusi e contrari l’uno all’altro che combatteno insieme; tanto che ridotti in pochi s’amicano Cadmo, e pigliano nuovi consigli intorno l’habitare il nuovo paese per viver felicemente come visse un tempo felice Cadmo; fin che gli sopragionse la mala fortuna del Nepote; e bellissima e propria in questa favola; la comparatione dell’Anguillara nella stanza: Si come un fiume ch’ esce del suo letto.

Segue la favola di Acteone o per dir meglio come vogliono alcuni l’historia scrivendo Fulgenio che Atteone fu uno che amò grandemente la caccia nella sua Giovanezza; giunto poi nell’età matura, e considerando meglio i pericoli della caccia che non faceva in quegli anni focosi non l’essercitava della maniera che era accostumato di fare. nondimeno anchora che in quella età fuggisse il pericolo delle caccie, non pero lasciò l’affettione smisurata che portava a cani; perche pascendone gran numero come faceva nel tempo che si serviva di loro consumò tutte le sue facoltà; onde venne a dar materia alla favola che narra ch’ei fù mangiato da cani. L’Allegoria è che quelli che si danno con ogni diligentia a considerare i misteriosi ordini de cieli, e il variare della luna, figurata per Diana, e trasmutato in Cervo, stando ne i boschi, e luoghi soletarij tratto dalla curiosità di quella scientia, onde trovato poi delle proprie cure famigliari, che sono i Cani è divorato da esse, come quelle che non sopportano mai che l’huomo viva a se stesso, in questa favola descrive felicemente l’Anguillara la caccia del Cervo come la fanno i Gran Rè come è quello di Francia, cominciando nella Stanza: Acquista il cervo per quella campagna, con quelle che seguono.

Concatenando Ovidio, come fà per sempre in questo libro delle Metamorphosi una favola con l’altra, unisse a quella di Atteone, questa di Semele ingannata da Giunone, trasformata in Beroe sua nodrice, a persuasione della quale la misera si procaccia la morte, che ci viene a far conoscere come noi chiedendo gratie a Dio, non sapendo quello che dimandiamo, venemo a chieder’ il piu delle volte cose che ci sono dannose, e mortifere, come persuasi dalla nostra cupidiggia insaciabile, che è per sempre la notrice nostra.

Diremo anchora che Semele è pregna di Giove quando la vite figurata per Semele, nella primavera si gonfia per il calore del Sole, e divien pregna di Bacho e che poi è folminata nel maggior ardore dell’estate, quando per il gran vigore del Sole incomincia a mandar fuori i frutti si congiungono i frutti poi al ventre di Giove, non essendo ridotti a perfettione dalla vite, quando egli piglia cura di renderli maturi, i quali sono poi conservati da Ino, quando coperti dalle foglie, e da i pampani, si vanno nascondendo, a i raggi del Sole, vengono poi nodriti dalle Ninfe quando sono ristaurati dall’humidita della notte. Che Sileno sia poi allievo di Baccho, significa che i vecchi si nodriscono piu col vino che con le vivande. Volendo poi seguire la descrittione che fanno i Poeti di Baccho a quello che gli attribuiscono dirò che i Lupi Cervieri non son’altro che cosi la vertù del vino preso moderatamente; come quella che cosi cresce l’ardire, e la vista, com’anchora preso ingordamente fa l’huomo volubile come il suo carro. Le Tigri poi che ’l tirano dinotano le crudeltà de gli ubbriacchi; gli Orsi, e i Lupi arrabiati poi che sono portati nella preda di Baccho sono i furori, e le pazzie, sopra lequali montano fieramente quelli che sono tocchi, da ’l vino, perche sono di modo senza consideratione, che andarebbero sfrenatamente in ogni maniera di pericolo. Sono anchora timidi quelli che si danno al vino come quelli che havendo perduta la ragione non discerneno, quali cose siano da temere, e quali no. I gradi instabili poi che sono numerati fra i compagni di Bacco significano quei vari e diversi, e non mai fermi passi che fanno quelli che hanno soverchiamente bevuto. È dipinto Bacco ignudo perche chi è tocco da lui scopre tutte le cose e non tiene alcuna cosa nascosta; e poi perche il bere soverchiamente riscalda di modo che non si hà bisogno de vestimenti; il fanno fanciullo poi, perche i suoi fedeli sono sempre spensierati come i fanciulli; il chiamano poi per nome Baccho che non significa altro che furore; rendendo furiosi quelli che ’l pigliano fuori di misura consuma il vino anchora preso moderatamente come vogliono i medici, cosi la soverchia humidità de cibi, nello stomaco, come anchora essendo bevuto fuori di modo spegne pe ’l soverchio calore e l’humido radicale, snerva il vigore, e fa gli huomini deboli, e tremanti. È a Baccho sacrificato il Caprio, amando molto questo animale i suoi pampani.

Descrive l’Anguillara molto felicemente la trasformatione di Tiresia di huomo in donna, e di donna in huomo e come si portò ne gli anni che consumò essendo femina, dove si vede con che bella sententia fà caute le donne maritate che gli huomini sono tutti ad un modo, e che se voglino contentare de i propri mariti, in quella stanza Ben fortunata etc. come anchora descrive le intentioni che spingono gli huomini a gli indovini, che predicono le cose future come Tiresia, nella stanza: Quel vuol saper’ il fin di una sua litte etc. e come anchora predisse oscuramente l’infelicità di Narciso.

La favola di Narciso è assai chiara, per se stessa, onde per venir all’Alegoria dirò che per Eccho si può intendere l’immortalità de i nomi, amata molto da i spiriti alti e nobili, ma poco prezzata da i Narcisi che datti alle delicie s’innamorano miseramente di se medesimi; e al fine poi sono trasformati in fiori, che la mattina sono vaghi, e la sera guasti cosi questi vennendo a morte rimangono sepolti insieme con i loro nomi eternamente, non giovando loro le delicie ne i piaceri ne quali hanno consumata la vita loro. Bella conversione è quella della stanza: O misero me etc. come è bellissima anchora la digressione del lamento di Narciso.

Penteo che spregia i sacrifici e gli honori che facevano i Tirij a Bacco ci da essempio che quelli che spregiano la Religione sempre capitano male essendo egli stato ammazzato dalla Madre, e dalle infuriate Bacchide, l’historia di Penteo è perch’egli non beveva vino però è descritto nemico di Bacco, tentando ogn’hora con mal’animo di ucciderlo; anchora che gli siano racconte le sue prove e la sua potentia e la sua forza che hebbe in trasformare gli empij e scelerati compagni di Acete in Delfini, animali naturalmente amici all’huomo: si vede quivi quanto felicemente descriva l’Anguillara, la forma di Bacco; e i nomi che gli sono attribuiti; de quali il primo che è Bacco significa furore, passione che si scopre ne gli ubriachi: chiamasi anchora Bromio che significa risolvere. Lieo perche racoglie le forze smarite bevuto temperatamente. Ignigena, che genera fuoco, perche il capo de chi beve soverchiamente è sempre fumoso. Ditirambo, che è nato due fiate; essendo prima tratto dal ventre della madre col ferro, e dapoi da quello del padre ridotto a perfettione. Però è detto anchora Bimadre. Niseo, dalla città di Nisa, overo da una delle cime del monte Parnaso che gli è consacrata. Thioneo, che suona, senza pelli, perche le viti hanno bisogno di esser ogn’anno potate, e fatte senza rami e i pampani che sono suoi peli, overo per dimostrare la sua giovanezza, essendo dipinto giovanne sbarbato. Nittelio, che conduce la notte, perche il vino induce il sonno. Eleo per essere molto riverito nella Città e Lea, Niaco, perche provoca il sinchiozzo bevuto ingordamente. Evante, come lo dotò per ottimo fanciullo Briseo come quello che è stato il primo a cavar’ il vino dell’uva; overo hirsuto perche in Grecia hebbe due statue. Una Hirsuta chiamata Brisei, e un’altra delicata chiamata Lenea; per questo è detto Leneo. È detto anchora Libero, perche pare che dia à gli huomini una certa libertà; che non lascia che possino conoscere alcuno legame di servitù quando sono ubriachi. E Libero anchora perche libera da pensieri, e fà pronti nell’esecutioni, liberi nelle necessità, e alti nelle bassezze. Si soleva gia anticamente ne gli edeficij delle città far sacrifici al Padre libero perche le conservasse perpetuamente libere. E le città libere soggette a gli Imperatori Romani havevano anticamente l’immagine di Marsia che fù sempre sotto la protettione del padre libero. Oltra i nomi di Bacco si vede anco quanto Poeticamente fa la comparatione del cavallo in quella stanza: Si come freme un feroce cavallo, e la conversione ad Agave madre di Pentheo in quella: Ahi crudel madre, ahi quando mai s’udio.