Le Ricordanze (Rapisardi 1872)/Intermezzo - Francesca da Rimini/Atto secondo

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Francesca da Rimini - Atto secondo

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Intermezzo - Francesca da Rimini - Atto primo Parte seconda

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ATTO SECONDO.


SCENA I.


Francesca, Paolo.



Francesca

Ch’io ti iasci così! Che a le beate
Sedi, a le gioie de’ celesti io corra
Senza di tei No, non me ’l dir; crudele
Emmi ora il ciel, più che giammai!

Paolo

                                                            Felice,
S’esser può qui felicità, felice,
Credilo, io son. Speranza unica in terra

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Erami l’amor tuo, sola speranza
M’è qui il vederti redimita un giorno
De la luce degli angioli.

Francesca

                                        Lontana
Da te! divisi eternamente!

Paolo

                                        Oh! acqueta
L’anima generosa! Amor, per tanta
Diversità di loco e di destino,
Non morirà, non muterà! Sereno,
Qual raggio di nascente astro, dal cielo
Splender vedrò fra queste ombre il tuo fronte;
Dolce, siccome balsamo di brina.
Scenderà su quest’arsa alma il tuo riso;
Sentirò la tua voce, udrò la santa
Melodia dei celesti; e, allor che mugghia
Più la bufera e mi travolve e introna,

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L’anima tua m’aleggerà d’intorno
Qual bellissima cosa; e il dolor mio,
Gli eterni affanni e l’abbandono e il cielo,
Poichè tutto l’ho in te, di te sognando,
Oblïerò. Non piangere in tal guisa;
Non disperarmi, anima cara!

Francesca

                                                  Invano
M’illudi, invan: ti leggo il cor. V’è cosa
Negli occhi tuoi che s’assomiglia al pianto;
Trema la voce tua, come nell’ora
Del nostro ultimo addio! No, non mentirmi
Questo, del cielo a me più caro assai,
Dolce senso d’amor; no, tu non soffri
Penar quaggiù, lungi da me!

Paolo

                                                  S’io tremo,
S’io piango? Di dolor sempre foriere

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Le lacrime non son! Mai non fui lieto,
Com’or, te ’l giuro; mai nel ciel non ebbi
Fede sì piena, e desiderio e brama
D’adorar. Lui che fino ad or sconobbi!
Ohi non è ver, che inesorato o ignaro
Dei nostri affanni, a sommo gli astri ei segga;
Oh! ver non è, che dai superbi mari
Di luce, ove l’eterno occhio si spande,
Piegar si sdegni al tenebroso e mesto
Destin del figlio de la creta! Io sento
Tornarmi in cor dei giorni miei più belli
La speranza e l’ardir; sento, siccome
Nel primo dì ch’amor gli occhi mi aperse
Al fulgor dei tuoi grandi occhi, una voce
Che del ciel mi favella, e accende il raggio
De la speranza entro il cor mio! Deserto,
Credi, non resto io più, quando dal cielo
Tu mi sorridi, quando in cor mi siede

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Speme e desio di rivederti!

Francesca

                                             O giorno,
speranza mia sola! E s’io potessi,
Con le preghiere mie, con le cocenti
Lagrime del mio core impetrar pace
Al tuo capo diletto; aprir la fonte
Su te de le pietose acque lustrali
De la grazia divina! Appo i beati,
Appo Colei che d’ogni donna intende
Le pietose querele, e reca il pianto
Fino al trono di Dio, piangendo sempre
Genuflessa starommi; a l’odorate
D’eterni gelsomini ambrosie vesti
M’appiglierò; porterò al labbro i santi
Lembi, e il tuo nome, l’amor nostro, i tuoi
Tutti tormenti io le dirò nel pianto.

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Finchè a la luce, ov’io t’aspetto e invoco,
Ed all’amplesso mio non ti redima!

SCENA II.


Coro di demoni, precedenti.


Un Demonio

Chi prega qui? Chi del ciel parla? È dessa!
La sua pena ha fornita, e il nunzio aspetta
Che lontan da le nostre ombre la porti.

Altro Demonio

Ecco egli vien.
(Un chiarore si diffonde a poco a poco fra l’ombre e una musica dolcissima si ode risuonare in lontananza).

SCENA III.


Paolo, Francesca, l’Angelo.


Francesca

                         L’angel s’appressa: io sento
L’aura celeste che l’annunzia.

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Paolo

                                             È desso!
(O terribile istante! Ella, ella dunque
Mi lascerà! ) (Si scosta da lei per nasconderle il suo dolore).

Francesca

                    Lasciarlo io deggio, a tanto
Dolor lasciarlo? Ohi no’l poss’io! Deserto
Fra tanto strazio, al cielo in odio, in ira
A sè stesso, qual mai speme e conforto
Gli resterà? L’amor, la colpa, il pianto,
Il morir, tutto avrà meco diviso
Fuor che la gloria dei celesti?
                                             Oh! il cielo!
Oh! la danza dei chiari astri, e la luce
Infinita di Dio! Cinta di raggi
Fra ghirlande d’elette anime io veggio
La madre mia, ch’ivi m’aspetta e chiama,
E di palme e di fior candidi intreccia

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La corona serbata a le mie chiome,
La corona dei miei sogni innocenti...
Ohi attendi, o madre, attendi ancor! Ch’io pianga
L’ultima volta accanto a lui; ch’io volga
L’ultimo addio... L’ultimo!? ah! no!

L’Angelo

                                                       Di Dio
Il perdono io ti reco, al ciel ti guido,
E ancor non sorgi? e incerta ondeggi e tremi?
(La musica diviene più distinta e prende un tono malinconicamente celestiale).

Paolo

Vieni al mio cor l’ultima volta! Ah! vieni
Qui sul mio core; e al ciel, da cui ti mosse
Carità de la mia vita infelice,
Torna, vola, amor mio! Lascia ch’io pianga
Per tutti io sol! Colpevol fui! Non era
Cosa mortal, terrena cosa, il veggio,

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Degna de l’amor tuo! Se alcuna io m’ebbi
Grazia da te; se ancor su queste ardenti
Labbra, qui, vedi? su la bocca mia
Vive Io spirto dei tuoi baci, oh! nulla
Pietà dal ciel, favor di Dio non merto:
Tutto ei mi diè ne l’amor tuo, nè spero
Altra grazia giammai!

Francesca

                                             Ch’io t’abbandoni!

L’Angelo

Al ciel rinunzi?...

Paolo

                                        Ah! no! siile pietoso
Del tuo perdono, Angel di Dio! Non vedi,
Che disperatamente ella si serra
Su l’anelante mio petto, siccome
Chi dà l’ultimo vale?

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Francesca (inginocchiandosi).

                                        O luminoso
Abitator del paradiso, o santo
Messaggiero di Dio, se mai per prova
Sapesti amor, se mai de le terrene
Tenebrose venture unqua ti venne
Conoscenza e pietà, deh! non lasciarmi
Derelitto così questo che tanto
Sovra tutte le cose ebbi diletto
Amatissimo capo! Amor, fu tutta
La colpa nostra! Amato abbiamo entrambi.
Pianto entrambi abbiam noi! Raggio o sorriso
Non sparse mai sul nostro cor la gioia;
Ma il dolor con sue negre ali ne aggiunse
Fedelissimamente, a il morir tenne
Loco di maritaggi, e fu l’inferno
Del nostro santo amor talamo e altare!

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Oh! qual favor, qual grazia oggi m’assume
Al cospetto di Dio, che me da tanta
Parte de Tesser mio svelle e divide?
A dura prova, a strazio orrido il Cielo,
Credi, questa tremante anima espone.
Deh! non negar che meco ei venga! Assunto
Meco al Cielo egli sia! Vedi? Mi manca
Tanta virtù, che da costui che piange
Eternamente io mi divida!

L’Angelo

                                             O cieche
Anime! grazia del Signor, che indarno
Come fiume di luce ti diffondi
Su questo capo impenitente! Amore
Tu invochi? Accolta: amor cantan le sfere.

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I.

Coro d’angeli

Qui dove s’incolora
     D’eterne rose il giorno,
     Fra novi astri il soggiorno
     Pose Colui che l’anime innamora.
     Amor qui regna; al sole
     Ei dà la luce, ei regge
     Gli astri nel cielo ad intrecciar carole,
     E al cielo, al mare, all’universo è legge.


I.

Coro di diavoli

Liberi come il vento,
     Senz’amor, senza legge e senza posa,
     D’ogni creata cosa
     Noi siam guerra e spavento.
     Guerra noi siam, che adduce
     Per la gora del mondo anima e vita;

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     Ombra noi siam, da cui sorge infinita
     Brama ed amor de la siderea luce.


II.

Coro d’angeli

Qui in armonia perenne
     Ogni sospir si muta;
     Qui trova eco solenne
     Ogni voce che al mondo erra perduta;
     Qui in dolce ambra odorosa,
     Che al sol novo scintilla,
     Vien mutata la lacrima pietosa
     Che amor da una soffrente alma distilla.


II.

Coro di diavoli

L’aria, la terra, il mare,
     Tutto che vive e pensa a noi soggiace.
     Nostro è l’arbitrio audace
     Onde sorgon l’imprese inclite e chiare;

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     Per noi servo e conquiso
     Non giace il voi de le coscienze ardite,
     Anima nostra è la feconda Lite,
     Virtù il dispregio, ed arma nostra il riso.


III.

Coro d’angeli

Nocchier naufrago, assorto
     Da negre onde in tempesta.
     Qui ai tuoi lunghi travagli apresi un porto,
     Del procelloso mar la riva è questa.
     Qui, dov’è luce e amore.
     Trova ogni anima pia l’alma sorella,
     Ogni affanno terren mutasi in fiore,
     Ogni anima che amò diventa stella.

Francesca

O dolcezze ineffabili! o celeste
Melodia, che nel cor placida scende
Come fioccar di mattutina neve

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Sovra un povero arbusto! Un dolce io sento
Soavissimo spirito di pace
Scorrermi per le fibre intime, e come
Una memoria lungamente cara
D’un ben sempre sognato e mai raggiunto.
Come il ricordo d’un april fuggito
Sull’ali del più bello angiol d’amore,
Malinconicamente in cor mi parla
La gioia d’un perduto Èden, da cui
Sento che da gran tempo esule io vivo!

Paolo

M’abbandona ella già! Mai non la vidi
Trasfigurata in simil guisa! Al cielo
Tende, a modo di stanche ali, le braccia,
E nel fronte e nei cari occhi le splende
La presenza del Nume!

Francesca

                                        Ascolta, ascolta!

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Odo a nome chiamarmi; il cielo io veggio,
Veggio de le beate anime il coro
Radiante di luce...

Paolo

                                   Ombre di morte
Son su’l mio guardo, e la bestemmia ascolto
Degli infelici, a cui negato è il cielo.

Coro di beati

Oh! venite, venite, o dolorose
     Anime erranti, cui l’amor flagella;
     Nostre son queste miti aure odorose,
     Nostra è la luce, ond’ogni ciel s’abbella;
     Nostro il tesor de l’armonie nascose.
     Che tempra ogni astro e ad ogni cor favella;
     De le plaghe del ciel nostro è ogni fiore.
     Nostro è il guardo di Dio, nostro è l’amore.
Oh! venite, venite! E se di pianto
     Fu nutrito fin’oggi il vostro affetto.

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     Qui nasce un fior, che s’alza e s’alza tanto,
     Che ogni astro attinge, e il fior degli astri è detto,
     E chi ciba di lui, quel nodo infranto
     Vedrà che il lega ad un terrestre obietto,
     E ne l’oblìo d’ogni beltà finita,
     Saprà l’amor, la verità, la vita!

Francesca

Oblïare, oblïar?... Che intesi? Il cielo
Loco non ha per le memorie mie?

Voce della madre

Sorgi a l’amplesso mio,
     Vieni, non odi di mia voce il suono?
     Figlia, senza di te sola son’io;
     Tutto luce è nel ciel, ma cieca io sono.
     Piegato ha il mio pregar l’ira di Dio,
     Co ’l mio pianto cresciuto è il suo perdono;
     Vieni, diletta mia, vieni e saprai,
     Che amor qui sorge, e non tramonta mai.

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Francesca

O madre mia!
     (All’angelo). Partiam, fuggiam da questa
Tenebra lungi! Al ciel recami, al cielo
Patria degl’infelici! Oh! vedi? Io posso
Sostener la tua vista; al fin ti veggio
In tutto lo splendor che ti circonda
Nel paradiso.

Paolo

                         O mia Francesca!

Francesca

                                                       ...Un serto
Di stelle fulgidissime circonda
Il tuo fronte, il tuo crin, tutta è di luce
La tua pura sostanza. Oh! schiudi il volo.
Scoti le penne lampeggianti; mira,
Io ti seguo, io m’inalzo!

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Paolo

                                                  O mia Francesca!

Francesca

Chi piange qui? Chi mi rattien?...
                                                            Deh! vieni
Vieni tu pure, alma infelice! Iddio
Ne chiuderà nel suo perdon, siccome
Due piccioli, sorgenti astri, che il sole
Ne l’oceano dei suoi raggi confonde.
Fuggiam, fuggiam da questi lochi. Oh! mira...
Ma a che, pietoso messagger, tu il guardo
Luminoso da me torci, e le penne
Pur dianzi aperte e lampeggianti al volo
Mestamente sui lievi òmeri chiudi?
Venir sola degg’io? Su questa fronte.
Ch’io tanto amai, ch’io tanto amo (oh! perdona,
Pietoso angiol di Dio! nel cor mi siede
Quella memoria ancor, nè forse il cielo

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Cancellarla potria) Rispondi: eterna
Su questa fronte derelitta e cara
Striderà l’ira del Signor? Ch’io sappia
Pria di partir...

L’Angelo

                         Sieguimi!

Francesca

                                        Ah! di’...

L’Angelo

                                                            Ritorno
Far deggio al ciel recando il tuo rifiuto?
Breve istante t’assegno.

Paolo

                                        Ah! parti, il segui,
Lasciami, fuggi...

Francesca

                              Oimè!

[p. 129 modifica]

Paolo

                                   Svolgiti; addio...
Eternamente!

Francesca

                         Addio!

Paolo

                                   Pur, là nel cielo,
Non obbliarmi! ... Al nostro amor talora,
Al morir nostro il pensier volgi!

Francesca

                                                            O dolci
Istanti de la terra, e voi del nostro
Tanto soffrir memori luoghi... addio!
(La musica risuona più dolcemente; l’angelo dispiega le ali e cinge Francesca delle sue braccia).

Paolo

Scatenatevi, o turbini; ululate,
Dèmoni e voi, spalancatevi, o abissi,

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Fulmina, o ciel; tutti or vi spregio e sfido
Che solo al pianto eternamente io resto!
(Mentre i demoni stanno per impadronirsi di Paolo, e Francesca stà per sollevarai al Cielo, Lanciotto ripassa in fondo in mezzo ai diavoli).

Francesca

Oh! sorreggimi al volo! È tanto grave
Quest’aria, e l’ali mie son così stanche!
Lascia ch’io posi anco un istante! Intorno
Vedi? fiorito è questo loco...

L’Angelo

                                             Orrendo
Loco di pianto e di supplizio è questo:
Vieni, il ciel si dischiude...

Francesca

                                             Il ciel? Deserto
È intorno a me; vasto deserto! Mute
Son l’armonie, pallidi gli astri, estinta
Ogni luce, ogni raggio... Immolo, in grembo

[p. 131 modifica]

D’una tenebra immensa, Iddio balena
Terribile dagli occhi... Oh! non è questo
Il ciel, l’amor questo non è! Lasciatemi,
Udite? Egli è laggiù!... laggiù dal fondo
Di quell’abisso piangendo ei mi chiama...
Ohi la mia gloria, l’amor mio, la luce,
Tutto il mio cielo in quest’abisso è chiuso!
(Si stacca dalle braccia dell’Angelo e ripiomba abbandonatamente sul suolo).

Paolo

Che fai? misera donna! eternamente
Tu sei perduta! ...

Francesca

                         Eternamente io t’amo!
(La musica cessa d’un tratto; la bufera mugola spaventosamente, i demoni intrecciano una tregenda).

[p. 132 modifica]

Un Demonio

Oh! nostra gloria onnipossente!

L’Angelo

               (Coprendosi la faccia). Oh! amore!





Fine