Le Ricordanze (Rapisardi 1872)/Parte prima/Addio

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Parte prima - Addio

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ADDIO


     Addio, placidi campi,
Asil nel mio dolore;
Dove che il passo io stampi,
La vostra cara immagine
5Mi porterò nel core.
A l’aere suo ridente
Torna co ’l maggio il pellegrino uccel;
Ritorno anch’io, benchè solo e dolente,
Al dolce riso del mio patrio ciel.

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   10Addio, bruna e secreta
Valle ove il sol si perde,
Ove tranquilla e cheta
Spiccia dal masso, e mormora
L’onda fra ’l tuo bel verde;
15A l’ombra tua serena
Stanco s’asside il povero pastor,
E al noto suon de la silvestre avena
Pasce la greggia, e posa il cacciator.
   Valli ridenti, e clivi,
20Floridi colli, addio,
Ove d’argentei ulivi
File ondeggianti al zefiro
Ombreggiano il pendio;
Io vi saluto, o care
25Piagge, confine del fiorito pian;
Crespo da l’aure vi careggia il mare,
Il mar natio, che ò sospirato invan.

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   Da le selvose vette,
Dal piano e da le valli
30Venite, o forosette,
La provvida vendemmia
A festeggiar co’ balli;
Danziam, colmiamo i nappi,
Orniam le chiome d’ellera, e di fior;
35Al dolce odor degli spremuti grappi
Men triste il vostro addio suoni al mio cor.
     Addio; qual foglia al vento,
Come alcïon sul lago,
Va l’infedel contento,
40E dietro a lui dileguasi
Ogni più cara immago.
Addio; l’ape smarrita
Cerca tra’ fiori il timo, e il gelsomin;
Io fra voi cerco la gentil mia Ghita,
45Ghita, che bruni ha gli occhi, e nero il crin.

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     Ah! qui non è! Dai, cheti
Colmi di sua casetta
Fuggiro i giorni lieti,
Qual lieto stuol di tortori
50Da la montana vetta.
Su la finestra bruna
Venne a posarsi, ingrato ospite, il duol;
Siede al suo capezzal la ria Fortuna
E giace a canto a lei sotto a un lenzuol.
     55O poveretta, or dove,
Ditelo, or dove è ita?
Corre co ’l verno altrove,
E và piangendo a l’aure
La rondine romita.
60Forse ella pur solinga
Cerca sott’altro ciel pane ed asil,
Forse in cerca di fiori ella raminga,
Ma più per lei non fiorirà l’april.

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     O nugoletta bianca,
65Che vai pe ’l ciel turchino,
Se mai soletta e stanca
L’incontrerai tra’ triboli
Del suo lungo cammino,
O nugoletta lieve,
70Sovra il capo di lei rattieni il vol;
Chè quella fronte candida qual neve
Non tocchi e offenda nel meriggio il sol.
     O tiepide, e leggiere
Aure di fior nutrici,
75Se a quelle trecce nere
Non val recar le splendide
Corone dei felici,
Deh! le recate almeno
Un semprevivo che non può morir,
80Le sussurrate, aure pietose, in seno
La speranza del cielo e il mio sospir.