Le feste di San Giovanni in Firenze/Parte seconda/Capitolo IV

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§ IV

Nel giorno di S. Giovanni oltre i tributi che venivano offerti dalle diverse città sulla piazza già della Signoria, e che nei tempi del Principato prese il nome di Piazza del Granduca, altri tributi venivano presentati al Sovrano da diverse Comunità è stabilimenti della città di Firenze. Come notizia storica può vedersene un dettaglio nell’opera del Cambiagi, sulle memorie delle feste di S. Giovanni; questi tributi che venivano offerti da varie Comunità erano in contanti ed in diverse misure, ascendendo quello della Comunità di Pescia a L. 322, ed il minore che era quello della Comunità di Bibbiena a L. 25. Lo spedale di S. Maria Nuova mandava un vitello vivo, 20 fiaschi di vino e 48 ortolani; gli altri spedali pure vino e tacchini; il Monte Comune capponi, limoni ed una coscia di vitella; la Comunità di Campi poi era tenuta a portare ogni anno un gran fascio di sala verde ed altra fiorita, la quale veniva sparsa allo spuntare del giorno nel mezzo della piazza avanti la gran fontana. Chi portava in nome delle Comunità i suddetti regali gli consegnava alla dispensa reale, ed aveva a titolo di colazione sei pani, due fiaschi vino e una libbra di formaggio; veniva altresì offerto un bacile d’argento cesellato di peso libbre quindici circa, entro una custodia coperta di velluto cremisi, foderata di taffettà di simile colore. [p. 45 modifica]Questo regalo era un legato lasciato al Granduca Cosimo III ed al Principe suo primogenito dal cardinale Lazzaro Pallavicini di Genova, per riconoscenza dei molti favori da esso ricevuti. Detto cardinale morì nel 20 aprile 1680, e lasciò erede universale il figlio secondogenito di Gio. Battista Rospigliosi Duca di Zavarola, il quale in adempimento del suddetto legato mandava ogni anno un bacile d’argento, che veniva presentato per mezzo del Marchese Alessandro Capponi e quindi dal Conte Piero Strozzi.

Sotto gli altri Granduchi Medici, fino a Giovan Gastone ultimo della famiglia, nessuna innovazione fu fatta alle feste di S. Giovanni; solo nel 1616, il carro della Zecca che compariva sulla piazza della Signoria per i consueti omaggi, fu coperto di verghe d’oro e d’argento. Nel mezzo del Carro era un’arme grande di Cosimo II allora Granduca, e di Maria Maddalena di Austria sua consorte, quale arme era tutta composta di verghe d’oro. Ignazio Orsini nella storia delle monete dei Granduchi di Toscana dice che il detto oro ed argento che ornava il carro della Zecca poteva valutarsi a sessantamila scudi.

Sotto il Governo di Cosimo II, cioè nell’anno 1629, furono definitivamente abolite le così dette Potenze che fino a allora avevano preso parte talvolta alle feste di S. Giovanni. Queste Potenze cessarono stante le molte spese che arrecavano al popolo; ma più anche per la dissipazione del tempo, e più di tutto per le grandi inquietudini che cagionar dovevano ai Medici quelle radunate di gente tumultuosa, pronta ad ogni sommossa se avesse trovato un capo. In diversi canti della città vedonsi tuttora degli anelli di ferro ove tenevansi le bandiere di queste Potenze e sono restati altresì diversi cartelletti di marmo con l’insegna loro allusiva, come vedesi al Canto alla Mela, alla chiesa [p. 46 modifica]di S. Ambrogio e da Candeli. Un idea di queste Potenze si conserva tuttora in Siena col titolo di Contrade.

Nell’anno 1637, il Granduca Ferdinando II, al quale premeva molto la propria salute, dubitando che lo stare a ricevere gli omaggi sulla ringhiera, benchè nel mese di giugno, potesse compromettere la sua gracile complessione, stabilì che per la festa della Piazza della Signoria si inalzasse un padiglione sotto la Loggia dell’Orgagna. Questa Loggia veniva riccamente addobbata di drappi di seta, e dalle parti laterali di detto padiglione, si accomodavano con tutte le distinzioni i posti per i Magistrati della città che pure essi dovevano intervenire a quella funzione, per poi recarsi al tempio di S. Giovanni.

Anche Cosimo III si spaventò per la pioggia che cadeva il 24 giugno 1675; fece perciò interpellare l’Ufizio delle Riformagioni per sapere se vi erano memorie che fosse stata differita la festa degli omaggi e dei tributi; ed avutane risposta che non eravi esempio, andò sotto la Loggia, e quindi si fece trasportare in carrozza alla chiesa di San Giovanni, mentre i Magistrati delle arti, ed altre rappresentanze, andarono a piedi.

Giovan Gastone, ultimo Granduca Medici, era per natura affatto alieno dalle cure del Governo, e desiderava piuttosto passare il suo tempo nell’ozio o nei privati divertimenti. Non essendo in conseguenza punto ambizioso, riusciva per lui d’imbarazzo l’assistere alle pubbliche cerimonie; perciò nel 1734, procurò di far di meno di intervenire sotto la Loggia dell’Orgagna per ricevere gli omaggi delle città e castelli dipendenti dal suo dominio; ed infatti con suo Decreto del dì 18 giugno dell’anno stesso, incaricò il marchese Marcello Malaspina, suo luogotenente, a rappresentarlo nella detta funzione. [p. 47 modifica]

Mentre pur viveva Giovan Gastone, la Spagna, l’Austria e la Francia, si disputavano la successione della Toscana, e molti furono i maneggi ed i progetti che ciascuna voleva far prevalere nel proprio interesse; finalmente l’Austria e la Francia senza neppur consultare il Granduca del cui trono trattavasi, stabilirono che la Toscana si assegnasse a Francesco Duca di Lorena.