Le feste di San Giovanni in Firenze/Parte terza/Capitolo VII

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§ VII



L’anno 1846, era foriero di grandi avvenimenti politici; fino dal 16 giugno era stato assunto al pontificato Gio[p. 69 modifica]vanni Maria Mastai Ferretti. L’amnistia da lui limitatamente concessa, e qualche riforma da esso iniziata, sembravano promettere V avvenimento di beni maggiori. La parola di moda, come scrive il Cantii, fu quella di Viva Pio IX. Questo entusiasmo si propagò per tutta l’Italia, ed in Toscana, sebbene prevalesse il vecchio adagio del Fossombroni «il mondo va da sé,» pure al primo sentore delle riforme di Roma, il Granduca ne concesse di eguali, sicchè pareva l’Italia essere tranquillamente incamminata al bene dei popoli in armonia con quello dei Principi.

L’Austria fedele all’assolutismo si era costituita franca e implacabile avversaria alle pretensioni liberali die manifestavansi in Lombardia, e quindi avvenuta l’insurrezione di Milano, Carlo Alberto che avea già proclamato che missione della Casa di Savoia era il cacciare d’Italia lo straniero, si mise a capo dell’esercito per soccorrere la Lombardia.

Nel 23 giugno 1848, ad eccezione delle sacre funzioni nel tempio di S. Griovanni, furono sospese in Firenze le altre pubbliche feste, onde, come allora fu detto, non sprecare quell’oro che era necessario alla difesa della comune.libertà e indipendenza.

In questo stesso giorno, 23 giugno, partirono i volontari toscani per i campi lombardi, e prima della partenza fu fatta ad essi una rivista militare sulla piazza che allora chiamavasi Maria Antonia, e che poi fu dell’Indipendenza; e lo stesso Granduca, dopo averli passati in rassegna ed eccitati «a volare al soccorso dei fratelli lombardi mentre si decideva la santa causa dell’indipendenza d’Italia» volle anche accompagnarli per non breve tratto di strada.

Gli eroici fatti dello Stelvio, del Tonale e di Curtatone dettero tali prove di valore da rammentare le antiche glo[p. 70 modifica]rie del nome italiano, e mentre dimostrarono quanto potesse lo slancio del giovanile entusiasmo, altrettanto fecer palesi gli errori del comandante supremo, e la poca disciplina dei subalterni; per il che l’esercito di disastro in disastro perduta Sommacampagna e Goito, dovè ripiegarsi sopra Milano, e quindi ripassare il Ticino, finché la giornata di Novara bastò a dare all’Austria intero trionfo.

Alle famiglie dei volontari toscani caduti in questa sventurata e gloriosa campagna, la Società di S. Gliovanni Battista offrì un soccorso di lire ottocento.

In questo rovinio di avvenimenti si esacerbarono gli animi, e si precipitarono i consigli.

Proclamata in Roma la Costituente italiana, Leopoldo II ueir aprire il Parlamento si dichiarò disposto di nuovo alla guerra, e consentì si ti’attasse l’elezione dei rappresentanti toscani a questa Costituente; ma ricusò poi di confermare la legge; e non volendo dar motivi a reazioni lasciò la Toscana; nel 7 febbraio 1849, fu nominato un Groverno provvisorio composto di Guerrazzi, Mazzoni e Montanelli.

Questo Groverno però durò appena due mesi, poiché il disordine invadeva ogni cosa, come avviene dove forza non vi è; i cittadini stanchi di prepotenze palliate col nome del dittatore, insorsero, ed assalendo i Livornesi che erano venuti in Firenze, e che da alcuni si accusavano come democratici deliranti, da altri come mascherati fautori dell’assolutismo, atterrarono il Governo dell’anarchia e reintegrarono il Principato.

Neil’anno 1850, allorché il Granduca Leopoldo trovavasi tuttora in Gaeta, ed in Firenze era di lui Commissario straordinario il conte Luigi Serristori, ebbero luogo soltanto le sacre funzioni nel giorno di S. Giovanni, ed alla [p. 71 modifica]messa celebrata in Duomo dall'Arcivescovo di Firenze, intervenne la Magistratura giudiziaria ed il Municipio.

Nel successivo anno 1851, si ripristinarono tutte le feste, cioè il palio dei cocchi, i fuochi sul ponte alla Carraia, illuminazione della cupola del Duomo e di San Giovanni, illuminazione di Palazzo Vecchio e trattenimenti musicali in diversi punti della città; nella mattina poi del 24 giugno ebbe luogo il servizio di chiesa ove intervenne il reduce Granduca col consueto suo seguito. Alla destra del Tempio era schierato un battaglione austriaco, ed alla sinistra un battaglione toscano, ed ambedue eseguirono due spari di moschetteria. Dopo il mezzogiorno fu estratta sotto la Loggia degli Ufizi una tombola a profitto dello scolpimento delle statue degli illustri toscani da collocarsi nelle nicchie di detta Loggia. Nelle ore pomeridiane fu fatto il palio dei barberi per il consueto stradale. Da quest’anno 1851, a tutto il 1858, si ripeterono queste feste, non che l’estrazione delle doti e medaglie.