Le odi di Orazio/Libro primo/VI

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Libro primo
VI

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Quinto Orazio Flacco - Odi (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Mario Rapisardi (1883)
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VI.


Canterà Vario, cigno meonio,
  Te, Agrippa, strenuo vittor d’eserciti
  E quanto oprarono, te duce, i militi
    4In nave o in sella indomiti.

Io nè ciò esprimere saprei, nè il torbido
  Cor dell’indocile Pelide, o il duplice
  D’Ulisse ondívago corso, o di Pelope
    8La sanguinosa reggia.

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Non tento io umile cose alte: debile
  Musa da lirici versi e modestia
  Vietan di Cesare, di te con povera
    12Mente scemar le laudi.

[Chi Marte pingere in adamantea
  Corazza, o squallido di troica polvere
  Merione, o, Pallade spirante, l’inclito
    16Tidíde uguale a’ Superi?]

Di cure io libero canto i convivj,
  Canto le vergini acri che adugnano
  In lotta i giovani, o lieve al solito
    20Quel che m’accende l’anima.