Le odi di Orazio/Libro primo/XXIV

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Libro primo
XXIV

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Quinto Orazio Flacco - Odi (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Mario Rapisardi (1883)
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XXIV.


Qual freno o termine nel desiderio
  Di sì cara anima? Su, detta i lugubri
  Canti, Melpomene, cui diè l’armonica
    4Voce il Padre e la cetera.

Dunque il perpetuo sopor Quintilio
  Preme? Un uom simile Pudor, Fede íntegra,
  Suora a Giustizia, Verità semplice
    8Quando sarà che trovino?

Cadde chi flebile fu a molti egregj,
  A niun più flebile che a te, Virgilio;
  Invan tu supplice (ahi, non ti ascoltano!)
    12Chiedi agli Dei Quintilio.

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Che val se tenero più d’Orfeo tracio
  La cetra moderi che udiron gli alberi?
  Non si rinsanguina la vuota immagine
    16Cui già con la verga orrida,

I fati a schiudere sempre implacabile,
  Spinse Mercurio fra l’atra greggia.
  Duro; ma all’animo pazienza allevia
    20Quanto non puoi correggere.