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Le odi di Orazio/Libro terzo/II

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Libro terzo
II

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Quinto Orazio Flacco - Odi (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Mario Rapisardi (1883)
Libro terzo - I Libro terzo - III
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II.


Patire, o amico, l’angusta inopia,
    Forte nell’acre milizia il giovane
        Impari, ed i Parti feroci
        4Urga in sella tremendo con l’asta.

Tragga all’aperto fra casi trepidi
    La vita. Lui del re belligero
        La sposa e la vergine adulta
        8Dagli spaldi nemici mirando,

«Oh mai, sospiri, lo sposo regio,
    Nuovo alle pugne, il leon provochi
        Aspro al tatto, cui sanguinosa
        12Ira caccia fra mezzo alle stragi!»

È dolce, è bello dar per la patria
    La vita. Insegue morte i fuggevoli,
        Nè d’imbelle garzon perdona
        16Ai ginocchi ed al timido tergo.

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Virtù, di turpe repulsa inconscia,
    D’intemerati onori è fulgida,
        Nè ad arbitrio di popolare
        20Aura impugna o depone le scuri.

Virtù, agl’indegni di morte l’ètere
    Schiudendo, il passo per via non solita
        Tenta, e ciurme volgari e molle
        24Fango spregia con ala fugace.

Anch’esso il fido silenzio ha premio
    Certo. A chi i riti vulga di Cerere
        Arcana io torrò che dimori
        28Sotto al palco medesimo e sciolga

Meco la barca tenue. Con l’íntegro
    Spesso il negletto Giove unì l’empio;
        Ma rado la Pena dal piede
        32Zoppo lascia al malvagio che avanzi.