Lettera a Galileo Galilei (29 gennaio 1639)

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Benedetto Castelli

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Lettera di Padre Benedetto Castelli a Galileo Galilei (a Firenze), Roma, 29 gennaio 1639

Molto Ill.re ed Ecc.mo Sig.re e P.ron Col.mo

Io veramente pensava di potere incontrare più presto occasione di servire V. S. molto Ill.re; ma sin hora non ho fatto altro se non che con l'Em.mo Sig.r Card.l Barberino ho fatta una passata, ed ho conosciuto che S. Em.za ha gradito e fatto conto della azzione honorata di V. S. Ecc.ma, ma non ho hauto tempo di fare il fatto mio, come io disegno di fare e spero di poter fare; e non occorre che ella mi solleciti, perchè non ho cosa nessuna che mi prema più di questa.

Il suo libro è stato venduto qua in Roma tanto presto, che molti che lo desideravano non l'hanno potuto havere. È opinione che il libraro ci habbia fatto sopra un grosso guadagno. La verità è che tutte le copie sono state vendute due scudi l'una, ed erano sopra 50, per quanto mi vien detto.

Il Sig.r Borghi sta bene e attende a' suoi studii, ma non gli ho potuta ancora consegnare la lettera di V. S. Ecc.ma

Qua si trova un giovane studioso di musica, quale desidera sopra modo sapere come sia fatto l'instrumento novo trovato dal Sig.r Vincenzo, figliuolo di V. S. Ecc.ma Io gli ho detto (come è la verità) che non lo so, e poi, che essendo l'invenzione nuova, forsi il Sig.r Vincenzo non la vorrà publicare così presto, potendola perfezzionare e accrescere con il tempo: con tutto ciò se si può sapere qualche cosa per dare qualche sodisfazione a chi me ne ricerca, mi sarà caro. E non occorrendomi altro, fo fine, abbracciandola caramente e assicurandola che non l'abbandono mai nel Santissimo Sagrificio; e bacio le mani al Sig.r Vincenzo e al Padre Clemente.

Roma, il 29 di Gen.o 1639.
Di V. S. molto Ill.re ed Ecc.ma

Devotis.o ed Oblig.mo Ser.re e Dis.lo
Don Bened.o Castelli.


S.r Galileo.