Lettere (Andreini)/Lettera LVI

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LVI. Del tardo soccorso.

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Del tardo soccorso.


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OR poiche Amore, congiurato con voi à miei danni (crudelissima donna) accresce di giorno in giorno i miei martiri, è pur forza, ch’io allarghi il freno alle lagrime, a i sospiri, & a i singulti, e, che dispieghi scrivendovi il mio dolore. Io mi trovo (misero) in un laberinto di confusi pensieri, e conosco, che gli elementi sono per me tornati nella lor prima confusa massa: posciache questo mio terreno individuo confusamente è misto dall’acqua del mio pianto, dall’aria de’ miei sospiri; e dal fuoco ardente, che ’n ogni parte del mio corpo sfavilla. Per me non risplende il Sole; ma l’aria è continuamente coperta d’oscurissime nubi. Per me l’Aurora s’è mutata in una fosca sera, e ’l giorno in una tenebrosa notte, e quando misero penso, che tutto questo m’è avvenuto, per servir à Donna crudele, non trovo pace in me stesso, e sono sforzato à credere, che Amore non alberghi nel Cielo, che s’egli nel Cielo fosse, ver me sarebbe pietoso. Hor godete, posciach’io sfortunatissimo amante, colpa d’Amore, e vostra, son’à tal condotto, ch’i’ non sò quel, ch’i’ voglia, e quanto più vò innanzi, tanto più son

[p. 57r modifica]misero. Io non curo corversationi, non giuochi, non canti, non suoni, m’annoia il tacere, non m’è caro il parlare, odio ’l Mondo, fuggo le genti, disprezzo le ricchezze, maledico il mio nascimento, mi querelo della Fortuna, mi doglio delle stelle, e finalmente il piacer istesso mi dispiace; dunque non è maraviglia se per l’angoscia, che fiera continuamente mi lacera, non son più da propri amici riconosciuto, poiche i’ so tanto da quel, ch’esser soleva diverso, che intervien loro, come à chi nel tempo di Primavera vede un giardino ricco di fiori, che ritrovandolo ne i mesi del Verno spogliato d’ogni vaghezza, nol riconosce più, nè può crederlo quello, che prima fù con tanto suo piacere da lui veduto. Hor sia questo il trionfo della vostra alterezza, che quando avvenga, ch’io per colpa della vostra crudeltà, muoia, haverò pur nel fin della mia vita questo conforto, che la morte à chi ben ama, suol esser d’eterno honore.