Lettere (Andreini)/Lettera LV

Da Wikisource.
LV. Simili.

../Lettera LIV ../Lettera LVI IncludiIntestazione 4 febbraio 2016 75% Da definire

Lettera LIV Lettera LVI
[p. 55v modifica]

Simili.


I
O sò bene, che amandovi crudelissima donna, sperar non posso d’allegierir i miei tormenti, nè servendo posso attenderne alcuna mercede, con tutto ciò non posso rimanermi d’amarvi, e di servirvi, così vò continuamente seguendo quel che mi nuoce, e m’offende, e tanto son’internato nel mio male, e tanto par ch’i’ me ne compiaccia, che potendo aiutarmi non vorrei. Hor, se un’anima in amor non finta, una fede non falsa, un desiderio, non

[p. 56r modifica]men’honesto, che ardente, una sofferenza indicibile, un dolor infinito, un volto pallido, e smorto, vero color d’amante, un versar continuamente lagrime, un’essalar sospiri, un esser circondato da mille passioni, un disprezzar se stesso, un riverir altrui, ponno acquistar in parte la gratia vostra, doverei acquistarla pur’io, poiche in me tutte queste cose chiaramente si scuoprono, od almeno dovrebbono haver forza di farvi fede, d’una singolar affettione; ma, se tanti veri segni d’amore, non vagliono per assicurarvi, ch’io v’amo, quanto amar si possa donna dotata di beltà divina, può di questo farvi testimonianza la Signora N. tanto amica vostra, la quale conoscendo pienamente quello, che non volete conoscer voi, ò troppo incredula, o troppo crudele, hà giurato mille volte, che non conobbe mai amante più sviscerato di me: e ben hà conosciuto quella discreta, e prudente Signora, che non è huomo al mondo più di me appassionato, del vostro amore, nè huomo più di me afflitto, qualhora mi vien conteso il vedervi. Ohime, che per tal disavventura non sanno far altro questi occhi miei, che pianger l’interdetto splendor de’ vostri, nè questa lingua in altro può essercitarsi, che ’n maledir la nemica mia sorte, e biasimar la cagione, che mi vi toglie, vera cagione del mio dolor eccessivo: e voi, che questo sapete, fate nascer tuttavia occasione d’involarmi l’amata vostra presenza; e non per altro (cred’io) se non perche dovete haver conosciuto, che mentre mi si concede il vedervi, mi reputo vivo, e mentre mi si toglie [p. 56v modifica]il miravi, mi conosco morto, e morto parimente è in me il desiderio di vivere, reputando io acerbissima morte, il viver senza, vedere la sola, e vera cagione della mia vita.