Lettere (Andreini)/Lettera LXIII

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LXIII. Dell’Ostinatione.

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LXIII. Dell’Ostinatione.
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Dell’Ostinatione.


S
E voi siete l’anima mia, come veramente siete, e se da me vi partite, come dite di voler fare, è pur forza, che nel vostro partire io rimanga morto, poiche morte si chiama la divisione del corpo, e

[p. 61v modifica]dell’anima; ma forse vorrà Amore, vivo mantenermi, perche si conosca la sua divina possanza poter ancora mantener vivo un corpo senz’anima; dunque, s’io viverò contra ’l voler mio, da voi dolcissima anima mia, così diviso, piacciavi almeno in questa per me amarissima lontananza, di ricordarvi delle mie pene, lequali in ogni tempo, e ’n ogni luogo, vi si potranno nelle cose, che alla giornata si veggono, presentar innanzi; perche quallhora in verde prato anderete à diporto, quello guardando, potrete ricordarvi, che Amore m’anderà mantenendo in isperanza del vostro desiato ritorno. Se ’n vago giardino entrando, vedrete à sorte Ape ingegnosa, che di fior’in fiore, vada libando il dolce mele, potrete ridurvi in mente il vostro fedelissimo amante, il quale altro non brama, che sugger il mele, anzi l’ambrosia celeste dalla vostra bocca di rose. Se vedrete alcun’albero carico di frutti, vi sarà data occasione di ricordarvi, ch’io misero, nè per assidua servitù, nè per lungo amore, fui mai degno di ricever alcun frutto amoroso, in premio delle mie tante fatiche. Se vedrete scender dall’aria ruinosa pioggia, pensate allhora alle mie continue lagrime. Se ’n alcun bosco andrete cacciando le Fiere, sovvengavi di me sfortunato, che à guisa di fiera, lontano da voi, menerò l’infelice mia vita, fuggendo la corversatione de gli huomini, e cercando sempre luoghi solitari, e remoti, raccontando le mie miserie à gli alberi, & à i sassi. Se con le reti, o coi lacci prenderete uccello, o col dardo ferirete animale, pensate allhora al cuor mio, che [p. 62r modifica]con le bionde chiome legaste, e co’ begli occhi feriste. Quando ’l Sole arrivando alla suprema altezza del suo torto camino arderà col suo calore la Terra, discorrete tra voi medesima di quell’ardentissimo fuoco, che del continuo m’incende. Quando vedrete il Cielo coperto di nubi, favoritemi di pensare, che l’infelice mio cuore è coperto di negri e caliginosi pensieri di doglia. Quando sopravverrà la notte, habbiate in memoria, ch’io viverò in continue tenebre, sin’al vostro ritorno. Se tal volta vi starete godendo dello spirar dell’aura fatemi gratia di volger il pensiero à miei continui sospiri; e finalmente qualunque cosa sarà o veduta, o fatta da voi, potrà presentarvi innanzi à gli occhi, o ridurvi in memoria il lagrimoso mio stato, ilquale non è mai per mutarsi, fin tanto, ch’io non vi riveggia.