Lettere (Campanella)/XLV. Al medesimo

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XLV. Al medesimo

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XLIV. A Cassiano del Pozzo XLVI. A Marco Aurelio Severino
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XLV

Al medesimo

Ringraziandolo dell’interesse che prende per lui e pe’ suoi studi, lo esorta ad occuparsi, insieme con lo Schopp ed altri amici, della stampa delle opere dedicate al papa e di quelle che si trovano a Roma; e lo prega nuovamente di voler ottenere la licenza a fra Dionigi nel cui ingegno e perizia egli confida non poco di essere richiesto a Madrid in nome della religione domenicana.

Molt’illustre signor mio osservandissimo,

Non vede poco con l’occhio dell’intelletto Vostra Signoria molto illustre, poiché è andata buscando per tutto quel ch’il Senno divino per me, suo vile strumento, soggerisce al mondo; e dentro alle fosse e luoghi di tormento ha penetrato con che tranquillitá d’animo vittorioso sto trattando la causa del Senno eterno a beneficio del mondo, qual io richiamo alla scola sua, e non degli uomini chi per la causa mi fan guerra, come il secolo sequente conoscerá. La ringrazio di questo studio e la [p. 203 modifica]supplico che vengano in abondanza libri assai, e quanti sono stampati. E perché Favilla tiene la lista di tutte l’opere che ho fatte — e giá finii l’ultimo e XXX libro della Teologia ch’è de saeculis saeculorum, — potrá ella col signor Scioppio ed altri amici trattar la stampa di questi che io dedico a nostro signore papa, e cosí di quelli che son in Roma, animando la pusillanimitá di chi m’aiuta, in particolar di Favilla nostro, che quando non arriva subito al suo disegno si dispera o s’arresta etc.

Io assai desidero trovarmi in Roma nell’anno santo per cosa molto giovevole a santa Chiesa: e però replico a Vostra Signoria che non aspetti Favilla né altri, ma che subito e continuamente negozii d’aver licenza dal padre generale o dal Cardinal Borghese, protettore del mio ordine, che possa venir in Roma fra Dionigi di Castelvetere, mio discepolo in ogni scienza, e massima in teologia, di cui Vostra Signoria averá gran gusto etc., perché lui negoziará meglio ch’un secolare; e di piú aver la lettera del padre reverendissimo generale al re cattolico, che mi dimandi a nome della religione. E questo sia subito, avanti che si parteno gli aiuti che tengo in Ispagna.

Resto al suo comando di tutto core, e m’allegro della benignitá sua verso me e del buon sentimento ch’ha delle virtú e scienze non volgari. M’avvisi che libri tiene di miei, e come sono bene stampati, e se ci è annotazione. A Dio, che sia fra noi. Amen.

 Napoli, 20 di luglio 1624.

Di V. S. molto illustre
servitore affezionatissimo
Fra Tomaso Campanella