Lettere (Filippo Sassetti)/Lettera XVII

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Lettera XVII

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XVII.

Al Medesimo.


Molto Magnifico Sig. mio. osservandiss.


Nell’Indie si scrive appunto appunto come voi avete fatto a questa volta Al Molto Illustre, mantenetemela quì di grazia, perchè non potendo la cosa tra noi passare al Serenissimo, non vorrei, che per variare noi tornassimo addietro, che all’apparire della vostra, e di quella di quel poveretto, io presi buona speranza de’ casi miei con quella soprascritta, e andavo argomentando, che se nella mia sottoscrizione la Lettera andasse aggrandendosi quanto conviene, e diventasse anche un poco più cattiva, che ella non è, come dire FILIPPO, e c. io sarei avviato del tutto. Or lasciamo andar questo. La vostra lettera è una Cronica, e nel principio è differente da quella di Ruggieri in quanto al modo, che il soggetto è tutto uno. Gente morta in buon numero. Almeno mi aveste voi dato il contraccambio di tanti bambini nati, acciocchè io non argomentassi, che voi foste costà venuti a finimondo. Giorgio Bartoli ebbe ben poco da fare, o in buona fe poca carità, che se pure egli avrà lasciato lo scambio a sollecitar l’opere là alla muraglia, avrà fatto senno; ma forse egli aspettò, che ella fosse fornita, come giudizioso, e amorevole ch’egli era. Parmi, ch’e’ penserebbe d’essere obbligato al Consolo d’una Lezione, e per uscirsene pel vano, si lasciò morire; Iddio gli perdoni, ch’e’ non era mal’uomo, e mi pensava, se mai mi tornassi a casa, di avere a spendere molto tempo a contargli di queste novelline, perchè egli non era molto dato a credere maraviglie, che si raccontino, se non da certe persone, che dicevano di veduto. Sono andato nella vostra lettera leggendo per trovare nuove di voi, e come se ve le foste scordate, le mettete nell’ultimo, e quelle sono poche, e dette strettamente. Della seconda bambina: ne verbum quidem. Lo stare a bottega sì, che forse si comprende in questo, perchè se non fossero le bambine, Dio sà, se noi vorremmo il travaglio eh? De’ vostri negozj sento bene da altri, che voi, come pratico, non me ne dite niente, e così se al travaglio vostro ne seguiterà utile, sarà bene impiegato tutto. Dovrete tosto essere a riforma di ragione, alla quale son certo, che i vostri superiori, e parenti avranno il riguardo alla persona vostra, che si conviene, che già vi sento in Piazza un grosso Mercatante. Se pure fosse di bisogno, ricordatevi, che la dappocaggine nello scrittoio non sarebbe come quella già nel letto, e datemi un poco de’ particolari di queste cose, che mi saranno carissimi. Quà vi dico io, che Federigo troverebbe che una stanza a suo gusto per la salute dell’abbominevol male de’ pedignoni1, che, avvengachè il freddo non ci si faccia molto molto sentire, non ci è andazzo di mani enfiate; vedete, che io scambiava, voglio dire, che la stanza ci è buona, per chi sente di manignoni, e dolorosa per chi patisce di pedignoni, perchè io non sò, che diavolo si sia questo, che la più parte della gente ci fa i più bei bamboccioni del mondo; e se questa gente di Malabar fosse molto molto accostumata alle delizie, bisognerebbe, che facessero, come si fa a que’ castrati d’Ormutz, e di quelle parti, che si mette loro un carroccio sotto la coda, perch’e’ possano muoversi, tanto grande la tengono. Ecci un’altro augumento di non piccola considerazione, che sono i .... che se per tutto ne sono de’ grandi, quà ne sono de’ tali, come palloni di bracciali. In Goa questo verno mi volse fare la natura questa mercè, ma gliene baciai le mani per milvezes. Arrivato poi quì, volle visitarmi l’altra gentilezza di Bastian Guidotti; io pure dissi, che non occorreva, che l’aveva per ricevuto, e così ci passammo, e adesso non ho che intendere con tai novelle, e comecchè la stanza sia buona, non bisogna scherzar seco, che vi si addosserebbe qualcuna di quelle gentilezze, che sono poi senza rimedio. Ma tornando a quel di Lorenzo, vorrei, che gli baciasse le mani per parte mia, e gli faceste intendere, che io desidero di servirlo. Le nuove del Sig. Giovanni non sò che concetto mi abbiano fatto; stimavalo a Fiesole a contendere, e con gli occhi, e con la Poesia, quando voi mi uscite addosso col Re di Pollonia, e coll’ambascerìe, e tutti giunti insieme, mi pare quella mescolanza del Canchero, e delle Quattro Tempora, e non molto dissimile da’ concetti di quell’altro, che in procinto di passare in Siviglia a’ negozi, và a trattare di andare Ambasciatore al Presto Giovanni. Non sò, che mi dica; se è andazzo di sì fatte cose, non occorre maravigliarsene; ma e’ mi diranno: o tu, qua pars est? parti una conforme cosa col resto del tuo vivere andartene in India? Orsù, non mel rimbrottare più per amor d’Iddio. Ma tornando a quel Poeta, io ho veduto de’ suoi Madrigali nuovamente fatti, e come i soggetti sono montati dimolto, e trascendono il mio intendimento, non posso se non ammirare quelle Stanze, e Poemoni, che vi dico io, che avrei veduto volentieri, e più volentieri avrei sentito, che a quel si fosse messo con tutte le forze, come egli mi aveva promesso; ma e’ mi fa come quel gatto, che passeggiando sopra la mensa apparecchiata, non faceva scompiglio nessuno, ma attraversandovi un topo per ventura, dette ne’ bicchieri, e nelle scodelle, e in ogni cosa. Voi gli avete levate le mani d’addosso, sicchè e’ và per la mala via, e ’l dargliene un carpiccio2de’ buoni non ha più luogo, e siamo molto lungi, e per ristoro Madonna Cammilla, che ne teneva un poco di conto, si è andata a morire. Raccapezzo, che codest’uomo senza Canigiani non fa covelle3. Ora io vorrei darvi un poco di conto de’ casi miei, ma ha da essere l’orazione breve. L’anno passato, dopo la partenza delle navi pel Regno me ne andai a Goa, dove stà il Vicerè, e quì stetti quell’Inverno, cioè Maggio, Giugno, Luglio, Agosto e Settembre, che in fine cominciarono a venire le navi, e in Calen di Dicembre me ne tornai quì a spedire questa Armata quanto alla carica; il che fatto, bisogna tornare però a Goa un’altra volta. Sono 100. leghe di cammino per Mare, e si fanno con molto stento, e travaglio, e particolarmente sopra una susta, dove ogni ora metto un capel bianco nella barba, giacchè il capo è tutto. Vassi di quì in là in 30. giorni, o così, e se io vi dicessi, che manco fatica mi parrebbe a imbarcarmi per Portogallo, crediatemi. I negozj miei sarebbono andati bene, se ’l male non vi si fusse impacciato, che volendo fare come gli uomini in Goa comprai per 9. o 10. .... di mercanzie per pagare alle navi, e l’arbitrio m’è costato .... pure le provvisioni li rinfrancheranno con l’aiuto d’Iddio. Quanto al mio tornare costà, non posso ragionarvene per ora, che come voi vedete, l’uomo è arrivato appena; ma perchè voi venghiate contento in tutto, ci siamo risoluti, che se ne torni il Signor Giovanni, e così se ne viene con questa Armata, e passa sopra la nave Carangiel detta il Buon Gesù; Nostro Signore lo conduca in salvo. A suo tempo intendeterete da lui nuove particolari di queste parti, a che riferendomi, non sarò più lungo per questa. Ricordatevi d’amarmi, come io fo voi, e pregate Iddio per me, salutando tutti a mio nome, che Nostro Signore Iddio vi dia ogni bene, e liberi di male.

In Coccino a’ 27. di Gennaio 1585.

Di V.S. Affezionatis. servit.

Filippo Sassetti.


Note

  1. Termine popolare per indicare i duroni ai piedi, da distinguersi dai manignoni, ovvero i duroni alle mani. N. d. C.
  2. Ovvero un ceffone. N. d. C..
  3. Ovvero non fa alcunchè. N. d. C.