Lettere (Sarpi)/Vol. II/180

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CLXXX. — Al medesimo

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CLXXX. — Al medesimo
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CLXXX. — Al signor De l’Isle Groslot.1


L’ultima mia fu responsiva a quella di V.S. delli 28 giugno: la presente accusa la ricevuta dell’ultima sua delli 11 luglio, la quale mi dà buona nuova, avvisando ch’Ella ricuperava la sanità; e mi fa star in aspettativa di veder la seguente, dalla quale io son certo dover intendere che l’avrà acquistata intieramente. Così prego Dio nostro Signore, che le doni grazia di poterla godere lunga e felice.

Questo corriere ci ha portato assai buone nuove da Parigi; le quali, in tutta somma, sono speranze che la quiete in Francia continuerà, e che tutti avranno soddisfazione. Mi dispiace che l’Anti-Cottone non proseguisca le cose incominciate, perchè mi pare la maniera sia molto buona per metter bene in luce le arti de’ Gesuiti. Se il timore lo ritiene, potrà forse col tempo prender animo, chè mai sarà tarda un’opera buona. Ma Dio voglia che non sia guadagnato, come questi gran maestri sanno fare! [p. 223 modifica]

Ho fatta l’ambasciata a monsieur Assellineau; qual mi dice d’aver sempre scritto a V.S., e lo credo; ma bisogna che l’inviamento che usa sia tardo. Io prego V.S. per il recapito della presente.

Se le cose di Germania non ci dassero materia di ragionamento, resteressimo senza aver che dire; e li ragionamenti che sopra, ciò si fanno, sono piacevoli, poichè non si tratta di sangue, ma solo di diete, accordi e poca osservanza di questi. Con tutto ciò, le cose camminano con lungo tempo, che maraviglia sarà se non avranno qualche sinistro fine.

Il re di Spagna ha fatto il suo terzogenito prete, e datogli una abbadia. Breves dice, se lo faranno cardinale, anco Francia vorrà cardinale un fratello del re di Francia. Questo sarebbe ottimo, chè sarebbono tre papi; ed è concetto da fomentare.2

Di Spagna hanno scacciato l’auditore del Nunzio, dicendo che dava a lui mali consigli. Hanno comandato poi al Nunzio, che levi l’interdetto di Sarragoza, ed ha ubbidito. Sono gran punti. Il governatore di Milano ha fatto intendere a Genova che si guardino dal duca di Savoia: egli non può stare, ma sempre inquieta e mette in rovina il suo [p. 224 modifica]Stato: non si quieterà fin che non vede guerra. Bensì teme Spagna, e per tanto non ardisce intraprendere cosa alcuna.

È bene certo che Matthias non finge contro l’imperatore: però s’intende con Roma e Spagna. Non manterrà la fede a’ Confessionisti, se non quanto sarà sforzato, con animo d’interpretare, se potrà. Si regge totalmente col consiglio del vescovo di Vienna, e non spera esser imperatore se non per Roma. Non conviene giudicare che anco Leopoldo sia favorito da loro, che sono buoni maestri e sanno trattenere ambiduoi. Spagna pensa di mandar il secondogenito per educare in Germania, per fare qualche cosa quando sarà in età. Il papa neglige ogni cosa.

La prego dare queste nuove a monsieur Duplessis. In Roma, essendo fuori della città il cardinale di Gioiosa, si salvò nel suo palazzo un pover uomo perseguitato per debiti da duoi sbirri solamente, e fu difeso da alcuni staffieri del cardinale. Per questo essendo nato rumore, molti gentiluomini francesi si ritirarono là per vedere che cosa era. Frattanto il papa diede ordine al governatore di prender tutti quelli che ritrovava nel suddetto palazzo: il quale andò in persona, con numero grande di sbirri, che gettata in terra una porta di dietro del palazzo, entrarono gridando Viva Spagna, non so per qual pazzia; presero molti gentiluomi che erano là, in particolare un nipote del cardinale du Perron; che furono tenuti in prigione quella notte, ed esaminati, e la mattina liberati, eccetto li colpevoli. Il cardinale di Gioiosa, avvisato, entrò in Roma la mattina, e diede ordine alle cose sue; e senza [p. 225 modifica]parlar nè al papa nè al Borghese,3 se ne tornò fuori. Adesso si tratta di dar qualche soddisfazione al cardinale: di che l’ambasciatore di Spagna fa maggiore instanza di tutti. Frattanto que’ poveri gentiluomini, oltre l’esser stati in prigione la notte, hanno scosse di buone bastonate con li calci degli archibusi. Ho voluto, non avendo nuova di momento, scriverle queste leggère; e qui facendo fine, le bacio la mano.

Di Venezia, li 16 agosto 1611.




Note

  1. Dalla raccolta come sopra, pag. 378.
  2. Molte riflessioni potrebbero farsi intorno a questo costume di creare, per diplomazía, cardinali non solo i congiunti dei monarchi, ma eziandio quei prelati che più erano benevisi alle corti: ma il buon senso stesso dei nostri lettori ce ne dispensa. Pochi anni dopo la data di questa Lettera, era tra le corti di Francia e di Spagna gran ruggine, perciocchè il papa avea nominato due cardinali spagnuoli ed uno solo francese. Bisognava, dunque, tra i preti i cortigiani della Francia, a dispetto di ogni altro riguardo, trovarne due che fossero egualmente degni del cappello. Se questo sia il modo di far gl’interessi della Chiesa, la divina giustizia lo ha già dotto a chi vuole intenderlo; e il dirà, prima che passi un secolo, più chiaramente.
  3. Il cardinale Scipione Borghesi, nipote del papa, segretario di stato, e quanto al temporal governo (secondo il consueto) vero papa.