Memorie di Carlo Goldoni/Parte terza/XXXIX

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XXXIX

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Carlo Goldoni - Memorie (1787)
Traduzione dal francese di Francesco Costero (1888)
XXXIX
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CAPITOLO XXXIX.

Arrivo a Parigi dal cavalier Cappello ambasciatore di Venezia. — Alcune parole sopra il nuovo porto di Cherbourg. — Nuova recita del mio Burbero benefico a Versailles. — Dimissione di quattro attori della Commedia Francese. — Commedie date su quel teatro negli ultimi tempi. — Altre composizioni esposte su quello della Commedia Italiana.

Avvicinandomi al termine delle mie Memorie incontro soggetti sempre più piacevoli a trattarsi. Il signor cavaliere Cappello, ambasciatore di Venezia a questa corte, arrivò a Parigi nel mese di dicembre del 1785. Questi è il settimo ministro della mia nazione, ch’io vedo in Francia. Ho conosciuto tutti gli altri, non ho mancato mai di rivederli, e di visitarli, tutti hanno avuto molta bontà per me; ma questo poi al primo vedermi mi ha accolto in modo sì gentile, affettuoso e particolare, che mi son sentito rapire dalla gioia, dal rispetto, e dalla gratitudine. In Venezia non avevo mai avuto l’onore di conoscerlo, quantunque conoscessi benissimo la famiglia Cappello, che è una delle più antiche e delle più rispettabili della Repubblica: ma il signor cavaliere era troppo giovine, quando lasciai il paese, e questa è una ragione di più che accresce la mia maraviglia nel trovare in questo patrizio uno dei più caldi miei protettori. Non starò qui a farne l’elogio; conosco che la sua modestia non lo soffrirebbe; e poi se egli è saggio e giusto, adempie ai doveri dell’uomo; se egli è grande, cortese, generoso, [p. 367 modifica] soddisfa a quelli del suo stato; ma le qualità del suo cuore non sono così comuni. Ben pochi s’affezionano alla umanità bisognosa al pari di lui; la porta della sua abitazione è sempre aperta agli infelici, anche i mal vestiti trovano accesso alla sua persona, e il titolo di nazionale basta per avere diritto alla sua protezione. Mi perdoni di grazia Sua Eccellenza: io non ho potuto astenermi di dare in questa occasione un piccolissimo saggio delle sue virtù, e non ne dirò altro.

Lascio un soggetto che mi sta a cuore, e passo ad un altro, che non è meno importante per me. Amo la Francia, e per conseguenza mi compiaccio della gloria del suo sovrano, e de’ vantaggi dei suoi concittadini. Ovunque io vo, non intendo parlare che del porto di Cherbourg. Ne esisteva già in questa città uno che per la sua felice situazione arrecava in codesta parte importante dell’Oceano notabili vantaggi; ma non essendo nè abbastanza vasto nè abbastanza profondo, non poteva ricevere che piccoli legni, adesso invece si va ponendo in istato di contenere un’armata. Quest’opera immensa è già inoltrata, ed in tre anni si son fatti prodigi. È già superata la profondità del mare, per elevare sul medesimo una estensione di terreno capace di batterie e fortificazioni, e devesi inoltre ampliare quanto occorre da ambe le parti, per difendere meglio i vascelli dalla violenza dei venti e delle onde. Ecco dunque un’opera degna degli antichi Romani. Luigi XVI nulla trascura per vie più stabilire la sicurezza e la tranquillità dei suoi Stati; è andato egli stesso a visitare sul posto i lavori e ad animare i lavoranti, ed ha sparso dovunque la beneficenza e la gioia. Quante acclamazioni! quanti elogi! quante benedizioni non ha egli mai riportate! Io pure prendeva parte del contento del pubblico; ma non era meno commosso a una buona notizia che mi riguardava particolarmente. Dovevano darsi a Versailles alcuni spettacoli teatrali per forestieri illustri che erano festeggiati dalla corte di Francia, ed il mio Burbero benefico era nel numero delle commedie scelte per questa occasione. Il mio amor proprio ne rimase blandito, non tanto per l’occasione, quanto perchè vi doveva prender parte il signor Préville recentemente ritiratosi dal teatro. Questo incomparabile attore piacque come sempre, e destò l’ammirazione secondo il solito; onde la mia commedia si conciliò nuovi partitanti ed io nuovi protettori.

Il Teatro Francese fece una grave perdita pel ritiro del signore e della signora Préville, e del signor Brisard e della signorina Fanié. Vi restano però sempre buoni attori ed eccellenti attrici per conservare quella riputazione che a giusto titolo si è sempre meritata. Furono esposte in séguito su questo teatro parecchie altre composizioni tragiche e comiche, la maggior parte delle quali ebbero il pubblico incontro. Siccome vo al teatro ben di rado, non sono perciò in grado di far parola di quelle composizioni, che non conosco se non per averne inteso parlare. Ma per altro ho veduto l’Incostante del signor Collin, ed ho trovato graziosa la commedia, eccellenti gli attori. Il signor Mollé, fra gli altri, mi è parso sempre nuovo, sempre maraviglioso. Egli è tuttora l’istesso giovine piacevole, vivace ed elegante, quale appunto era vent’anni fa. Questo celebre attore nella sua parte dell’Incostante sembrava il personaggio medesimo di Dorval nel Burbero benefico. Io credo, che riuscirebbe egualmente bene in quello di Geronte. Gli Italiani in quest’ultimi tempi non sono riusciti meno felicemente.

Riccardo cuor di leone ebbe il più grande applauso. Il signor Sedaine, membro dell’Accademia francese, ed il signor Gretry [p. 368 modifica] gareggiarono l’un e l’altro in questa graziosa opera buffa; ed il signor Clairval fece vie più apprezzare il merito del poeta e quello del maestro di musica.

Allorchè fu ritirata l’opera del Riccardo, pareva difficile di poterne trovare una seconda, che potesse subentrare alla prima con altrettanta fortuna. Nina, o La pazza per amore, fece un tal miracolo; dimodochè se il successo di questa commedia non superò quello della precedente, lo ebbe almeno eguale. Quest’opera del signor Marsoiller ebbe il vanto di render tollerabile sulla scena un essere sventurato, privo d’ogni delitto, e senza taccia alcuna. Fu anche trovata buona ed analoga al soggetto la musica del signor d’Alerac.

La signora du Gazon, la quale aveva dato tante prove del suo valore in tutti i generi, nei caratteri e nelle scene importanti, sostenne con tant’arte e verità la parte stravagante di Nina, che si credette perfino di vedere in lei una nuova attrice, o per dir meglio la disgraziata creatura medesima, di cui rappresentava il personaggio ed imitava i delirii.