Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della città, e diocesi di Larino/Libro IV/Di Chieuti

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Libro IV
Capitolo VI
Di Chieuti

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Libro IV - De' luoghi distrutti in questo Tenimento di S. Agata Libro IV - Di Serracarpiola

1. ABbiamo Pleuti, o Pleuto, e Chieuti : Pleuti fu antico, oggi distrutto : Chieuti è moderno, e non conosce i suoi natali, che coll’introduzione degl’Albanesi, ed Epiroti. In che tempo ciò avvenisse, già si è parlato nel cap.1. di questo lib.4. ove di Ururi n.20. Di Pleuti faremo parola appresso in questo medesimo Cap. VI. al presente parliamo di Chieuti.

   2. Sta egli posto a questa parte di S. Agata dal di cui Casale è distante da circa tre miglia, e altrettanto da Serracapriola, tutto in pianura, e per ogni parte aperto, gode la vista dell’Adriatico, e di altri luoghi, e Terre vicine, e lontane, di aria perfetta, come sono tutti gl’altri luoghi, abitati dagl’Albanesi in questa Diocesi. Viene questo luogo circondato dalle sue muraglie sufficienti per guardarsi dalle scorrerìe, che fanno i Turchi nelle maremme dell’Adriatico, e tiene due porte, una a mezzo giorno, e l’ altra a settentrione, le fabbriche degl’Abitatori sono bastantemente comode senza Palazzo Baronale, il suo terreno è fruttifero a produrre grano, e ogn’altra sorta di biada: gl’Abitatori sono industriosi, co.nc tutti gl’altri Albanesi, e vi sono delle persone comode, applicate quasi tutte al mestiere della campagna, né vi mancano artisti, medici, Chirurgi, Maestri di scuola, e Regio Notaro. Conservano lo spirito degl’Epiroti, e Albanesi, e quanto al rito, sono pochissimi quelli, che osservano il Greco, come appresso. Nella numerazione de’ fuochi stampata nell’anno 1671. dal de Bonis, si legge Chieuti antico 150. nuovo 132. e quivi malamente la stampa dice Chieusi per Chieuti. In quella del 1601. vi è scritto, che allora i fuochi erano 207. al presente in tutto sono le Anime circa mille due cento, compresici li Forastieri.

   3. Quello luogo fu posseduto dalla Casa Gonsaga de’ Principi di Melfi, passata a’ Serenissimi Duchi di Guastalla, poi dalla Casa d’Avalos di Aragona de’ Marchesi del Vasto insieme con Serracapriola ; da tre anni in circa si possiede con Serracapriola dal Signor Duca D. Niccola Maresca Napolitano, comprato l’uno, e l’altro ad estinto di candela per il prezzo di circa cento novanta mila ducati. Il Padrone del luogo vi destina il Governatore per amministrare la giustizia, e quanto al peculio comune, e all’annona si governa dal Mastrogiurato, suoi Eletti, e Sindaci, che ogni anno si eleggono in pubblico parlamento.

   4. Per quel, che si è detto si trova in questo luogo l’osservanza di due Riti, uno Latino, l’altro Greco, che chiamano Italo-Greco ; e quantunque da principio fussero tutti di Rito Greco, ora questi sono ridotti a pochissimo numero, come dicessimo altrove, e il numero maggiore è quello de’ Latini, e quasi assorbisce quello de’ Greci. Vi era una sola Chiesa Arcipretale, e Matrice sotto il titolo di S. Giorgio per servizio di quei di Rito Greco, e per servizio de’ Latini, la quale veniva servita da due Sacerdoti, uno col titolo di Arciprete per li Greci, e l’altro col titolo di Economo per li Latini ; di modo che secondo la diversità de’ Riti ognuno ricorreva al proprio Fastore, fuori di qualche caso di necessità, nel qual caso amministrava i Sagramenti chi si trovava più pronto. L’Arcipretura si conferiva in titolo, ma l’Economato a’ cenni dell’Ordinario.

     5. E come che nascevano continui contrasti tra l’uno, e l’altro, ed era cresciuto il numero de’ Latini, per togliere quelle controversie, e per conservare l’unione, e la carità cristiana, e dare soccorso a’ Latini, con piacere comune de’ pochi Ecclesiastici, e Secolari, pensassimo erigge la cura delle Anime per i Latini in una Chiesa particolare fondata fin dall’anno 1734. in un sito di Casa, che fu di Basilio Antrone posto in strada a man sinistra nell’entrare per la porta maggiore della Terra, che sta a Mezzo giorno, sotto il titolo di S. Maria delle Grazie ; e in detto tempo ne fu da noi spedita la Bolla, e la provista in titulum in persona di D. Teodoro Minico di origine Albanese, ma di Rito Latino, dando in quella alcuni regolamenti per togliere l’emulazione tra quei di Rito Greco, e gli altri di Rito Latino, e si legge il suo dupplicato in originale negli Atti della Visita di detto anno 1734. tom.2. pag.279. e qui si trascrive .

   6. Johannes Andreas Tria. & c. Universis & singulis ad quos & c. notum facimus, atque verbo veritatis in Domino testatum esse volumus, qualiter in prima Pastorali Visitatione per nos facta in Civitate, & Dicecesì Larinensi, & praesertim in Oppido Chieuti reperimus, quod licet in eo Albanenses, ex quo ab eorum Patria profugi in hoc nostrum Regnum se se receperunt sub ritu, quem prositebantur Graeco viventes inhabitaverint ; unde Italo-Graeci dicti sunt, & postea temporis successu iidem cum Italis se se misceri passi sunt, qui sub ritu Latino fuerunt, vel quia Itali illo se transtulerunt, vel, quia Albanenses proprium dimittentes Latinum amplexati sunt Ritum ; ita ut in dicta prima nostra visitatione anima sub ritu Graeco erant numero 466. anima vero sub ritu Latino erant numero 549. ut ex relatione Rev. D. Ncolai Tiglia, Archipresbyteri ritus Graeci ejusdem Oppidi, in manibus nostris scripto dicta occasione exhibita : Verum haec omnia tali confusìone existebant, ut utrique fere neutrum servarent ritum, ex eo praesertim, quod sub uno, eodemque fonte Baptismali, quod modo per Archipresbyterum Graecorum ritu Graeco, modo per AEconomum Latinum ritu Latino, prout ipsis melior dabatur opportunitas secundabatur, omnes ibidem nati, Sacro renascebantur Lavacro, sicque , & Latini, & Graeci pro libitu voluntatis eorum expiabant peccata, vel apud Archipresbyterum Graecum, vel apud OEconomum Latinum, Sacraque, vel sub ritu Graeco, vel sub ritu Latino confecta sìmiliter, pro libitu voluntatis, refìciebantur Sinnaxi, & quandoque Itali-Graeci in Latinum transibant, & in Graecum quinque carolenis in benificium Arcbipreibyteri Graeci solutis, pro ut ipsis melius placebat, postea redibant : Nec distinctus inter ipsos Archipresbyterum Graecum, & OEconomum Latinum existebat liber status animarum Baptizatorumve, aut alter ex aliis libris Parochialibus, & inter se se solum differebant in Paschali Mensa, quando qui Graeci Sacro pane in fermentato per Archipresbyterum Graecum consecrato, qui Latini nuncupari volebant in azymo per OEconomum Latinum confecto vescebantur ; cumque haec, & alia contra Apostolicas Constitutiones, & praesertim contra Instructionem servandam super hujusmodi Ritibus sa. me. Clem.VIII. de anno 1595. emanatam esse animad-vertissemus, pro debito nostri Pastoralis afficii placuit Nobis ea per viam Sacra Congregationis Supremae, & Univerfalis Inquisitionis S. Officii de Urbe SS. Domino Nostro PP. pro suo Apostolico Oraculo, prout oportebat, referre, & per literas ejusdem S. Congregationis sub datum Roma 14. Decembris 1727. Nobis directis, de quibus in Appendice ad Nostram primam Synodum num.7.  pag.200. Pontificium responsum fuit prout sequitur, videlicet : Si è degnata Sua Santità esaminare i dubj da V. S. trasrnessi colla sua lettera delli 30. Giugno concernenti gl’Italo-Greci della Terra di Chieuti di codesta sua Diocesi, e sentito il Voto, di questi miei Eminentissimi Signori Cardinali Colleghi Inquisitori Generali, ha risoluto, che V. S. in primo luogo colla sua solita attenzione ad effetto di abolire la proibita commistione de’ Riti Latino, e Greco nell’amministrazione de’ Sagramenti faccia esseguire quanto si prescrive circa questa materia ne’ Decreti del Decimo quarto Concilio Provinciale Beneventano, e in oltre ma comandato, che per più precisa risposta a’ dubj proposti se le sìgnifichi, che all’Arciprete di Rito Greco non è lecito valersi ne’ Battesimi dell’acqua benedetta col Rito Latino, né, eccetto i meri casi di necessità, è lecito ad esso di battezzare i Latini ; come pure all’Economo Latino valersi ne’ battesimi dell’acqua benedetta col rito Greco, né, eccetto il caso di neceflità di battezzarne l’Italo-Greci : Parimente, che non è lecito all’Arciprete di Rito Greco, eccetto il solo caso di necessità, di amministrare il Sagramento della Penitenza alli Latini, né all’Economo Latino di amministrarlo all’Italo-Greci, né all’Arciprete predetto è lecito amministrare la SS. Eucaristia in Azimo, né all’Economo in fermentato, né a’ Greci è lecito riceverla in Azimo, né a’Latini in fermentato. Parimente ha ordinato se le significhi, che i Laici Greci possano passare al Rito Latino, come più perfetto

ma non già ritornare al Rito Greco : onde V. S. formerà un doppio Stato delle Anime, uno de’

Greci, l’altro de1 Latini, acciò in avvenire la commistione, e confusione di Rito, e Rito ne’ casi proibiti si abolisca. Veruni pro praedictorum exequutione cum acriter se se opposuerint tum illi duo Ecclestastici, tum Saeculares Ritus Graeci, sub praetextu, quod Ecclesia Arcbipresbyteralis sit eorum propria, licet super pradictis aliquod fuerit datum remedium ; numquam tamen satis, nec proprium Fontem Baptismalem, aliasque functones sub Ritu Latino pro Latinis Italo-Graeci in eorum praedicto Archipresbyterali, quam asserebant propriam Ecclesiam, permittere induci potuerint. Hinc habitatores Ritus Latini numero 652. excedentes Italos-Graecos, qui sunt num. 377. scripto corani Nobis institerunt sibi ad praedicta, & majora vitanda inconvenientia, qua in dies eveniebant, & haec reticere opera pretium ducimus assignari Ecclesiam propriam Parochialem, propriumque, ac certum constitui Sacerdotem, & Parochum, qui ipsos dirigat in viam salutis, eisdemque Sacramenta omnia opportunis temporibus ministret, Missasque, & alia Divina Officia, juxta eorum Ritum Latinum celebret, & alias funcìiones faciat, prout caeteri allorum locorum Parochi Latini adimpleat . Nos autem saluti animarum consulere, & scandalis, quae in dies in dicta Ecclesia Archipresbyterali praedictorum occasione contingunt, ut supra dictum est occurrere cupientes. Pluries super hujusmodi erectione, & dismembratione respective auditis partibus praesertim occasione ultima Visitationis per Nos in eodem Oppido facta, & habito super eisdem consensu per id, quod servantes Ritum Graecum, praedicta prout sunt per S. Sedem ordinata exequi recusant in Ecclesia Archipresbyterali sub praetextu quod sit eorum propria, & quod caeteroquin impedire non intendunt Ritum Latinum servantibus, ut alia pro eisdem deputetur Ecclesia, alterque constituatur Parochus particularis : Unde Nos ad quae dicta evitandum inconvenientia pro bono pacis, & ad consulendum praedictorum animarum saluti, atque ad augendum cultum Divinum in eodem Oppido, licentiam , & permissionem nostram dedimus pro deputatione alicujus particularis Ecclesiae in eorum, qui ibidem ritum servent Latinum, usum, prout ea benedicente Domino, sub B. M. V. Titulo, quiete, & pacifice erecta fuit, & successive in illa similiter de nostri licentia, & permissione repositum fuit in propria Tabernacula Sanctissimum Eucharistiae Sacramentum, Olea Sancta, & Fons Baptismalis, ac de omnibus aliis necessariis, prò exercitiio curae animarum sunt necessaria provisa : Ita ut a sex circiter Mensìbus Rev. D. Theodorus Minicò OEconomus Latinus in eadem Ecclesia, absque ulla prorsus controversia, remotis omnino illis continuis litigiis, & jurgiis inter Ecclesiasticos, & Saeculares, qua prius in dies praedictorum occasione non sine scandalo in Ecclesia Graeca eveniebant, omnia sua obivit munera Parochialia : Valentesque modo, ut par est, huic operi tandem sinem imponere ; Ideo ad hoc SS. D. D. Nostri Jesu Christi invocato nomine , ejusdemque B. M. V. Titularis hujus nova Ecclesiae ; nec non Sanctorum omnium Patronorum Civitatis, & Dioecesis Larinen. & praesertim B. Pardi Episcopi, & Confessoris praesidio, nostra auctoritate ordinaria a Sac. Conc. Trid. cap.4.  sect.21. de Reformat. delegata, & omni alio meliori modo & c. tenore praesentium, praevia divisione, dismembratione, & separatione Territorii, & Parochianorum Ritus Latini ab Ecclesia Matrici Ritus Graeci, firmoque remanente eodem Ritu Graeco, & Juribus ejusdem Matricis Ecclesiae, in fuos Parochianos, qui eundem servant Ritum Graecorum, quem tamquam Catholicum, dummodo secundum Consti- tutiones Apostolicas servetur, & Nos veneramur, dictam novam Ecclesiam sub Invocatione S. Mariae Gratiarum in Parochialem erigimus, & erectam esse volumus, & declaramus, & in ea SS. Eucharistiae Sacramentum ad Altare Majus, Fontem Baptismalem, Olea Sacra, & alia, ad Ecclesiam Parochialem pertinentia retineri, & custodiri mandamus ; Ecclesiaeque praedictae in Parochialem, sicut supra erecta habitatores Ritum Latinum servantes subjicimus, atque jura omnia, & Privilegia, quae in Parochialibus de Jure competunt, concedimus, & illis gaudere debere decernimus, cum assignatione pro substentatione Parochi decimarum praedialium, & personalium, quas solvere solent habitatores Ritus Latini Presbitero Graeco, aliisque proventibus, obventionibus, oblationibus, Eleemosinis universis, certis , & incertis curae a Sacris Canonibus concessis, & permissis, & prout consuetum est in hac nostra Dioecesi ; ita tamen ut Ecclesia Parochialis hujusmodi, ejusque Parochus pro tempore uti posterior tempore erecta, & instituta secundum habeat locum post Ecclesiam Archipresbyteralem Ritus Graeci, cui, ut debitus fervetur, & exhibeatur honor, volumus, quod singulis annis in Festo S. Georgii ipsius Titularis, & Patronus Princìpalis ejusdem Oppidi, Parochus novus, atque ipsius successores, una cum suis Parochianis processionaliter ad eam accedat ; declarantes onera Missarum, aliaque Legata Pia tamquam a Latinis, & Graecis, usque ad praesentem diem relicta, per utramqueEcclesiam adimplere deberi, & tam unam, quam alteram ipsarum emolumentis, Eleemosinis potiri, & gaudere ; in posterum vero decernimus, quod unaqueque earum contenta sit propriis, quae ipsis fieri contingit, Legatis Missarum, aliisque : Ipsam que Ecclesiam Parochialem noviter, ut supra erectam, nulli Jurispatronatus servituti subjectam esse, sed liberam ad nostram, nostrorumque successorum, collationem, & provisionem, servata forma Sac. Conc. Trident. spectare, & pertinere decernimus ; atque per hoc nostris Episcopalibus Juribus, nullum praejudicium inferri ; imo potius eamdem Ecclesiam Parochialem in posterum ad ea omnia, ad quae aliae hujusmodi Parochiales Ecclesiae tenentur, & prout eadem Ecclesia Archiepiscopalis tenetur, teneri volumus, prout de jure : Ut autem praefata, haec Parochialis Ecclesia de novo erecta de idoneo Parocho provideatur, qui servantibus Ritum Latinum in dicto Oppido, praesentibus, & futuris, lncolis & Exteris in divinis, & animarum curae sub eodem Ritu Latino regenda, regi, & Missas diebus festivis, pro ovibus suis celebrare, Sacramenta Penitentie, & Eucharistiae, ministrare, nec non in eadem Ecclesia Matrimonio Parochianos conjungere, ac rudimenta. Fidei edocere debeat, & teneatur, Dilectum Nobis in Christo Filium D. Tbeodorum Minicò hinc a pluribus ann is OEconomum Latinum scientia, morum honestate, aliisque ad id requisitis virtutibus praeditum per Nos, & Examinatores nostros tamquam habilem, & idoneum repertum, praeficimus, illique curam, regimen, & administrationem Sacramentorum committimus, eidemque de praefata Ecclesia Parochiali, noviter erecta sub titulo S. Maria Gratiarum, collationem facimus, atque ipsum de ea providemus; mandantes universis, & singulis Notariis publicis, & perfonis Ecclesiasticis hujus Civitatis, & Doecesis, ut cum pro parte dicti Rev. D. Theodori Minico, novi, & primi Parochì dictae Ecclesiae S. Mariae Gratiarum, fuerint requisìti, vel eorum aliquis fuerit requisitus emissa per ipsum prius coram Vicario Generali Noflro Fidei professione, solitoque praestito juramento fidelitatis, atque de servandis Constitutionibus .Apostolicis ad formam nostrarum Constitutionum Synodalium part.1. cap.7. num.18. ad ìpsam Parochialem accedat, ipsumque vel Procuratorem suum in corporalem, realem , & actualem possessionem praedictae nova Parochialis Ecclesia, ac omnium illi annexorum, & pertinentium, authoritate nostra inducant, & inductum defendant amoto exinde quolibet illicito detentare, quem Nos harum serie amovemus, & denunciamus amotum, atque de fructibus, reddititus, proventibus, & obventionibus universis eidem faciant responderi. In quorum sidem & c. Datum Aurorae hac die septima Mensis Septembris 1734. Pontificatus in Cbristo P. & D. D. Clemente D. P. PP. XII. anno V. Consecrationis nostrae anno Decimo

quinto, Episcopatus vero Larinen. anno octavo feliciter Amen.

                                       J. A. Episcopus Larinen. 
Loco Sigilli.
                                  Adeodatus Canonicus Vietri Cancellarius.

    7. Passando ora a parlare delle fabbriche Ecclesiastiche. Prima discorreremo della Chiesa Arcipretale sotto il titolo di S. Giorgio di Rito Greco, e poi della nuova Parrocchiale. Quanto alla prima. Ella dimostra qualche antichità, e la stimiamo eretta per uso degli Albanesi fin dalla loro introduzione in questo luogo. È di pessima struttura a tre navi con suo Altare dedicato a S. Giorgio Martire, formato all’uso Greco, e secondo questo uso è proveduto del bisognevole. Sta eretto sotto detto titolo di S. Giorgio per la generale divozione degli Albanesi a questo Santo, che suole invocarsi nelle Battaglie, e anche in memoria dei nome di Giorgio Castriotta, detto Scanderbeg loro Principe, il di cui cognome ancora si conserva in una Famiglia Civile di questa Terra .

    8. Ogn’uno sa, che tra’ Greci non si costuma, che un solo Altare, come parimente si praticava tra’ Latini ne’ primi Secoli per quel, che abbiamo detto altrove ; ma come che in questa Terra non vi era altra Chiesa per uso de’ Sacerdoti Latini, si vede a quest’effetto eretto un Altare con pietra consegrata, di cui i Greci non hanno costume, servendosi del Corporale consagrato. Questo Altare è dedicato alla Beatissima Vergine della Pietà posto in una Cappella a capo della nave laterale da parte dell’Epistola. Vi è il Battisterio decente. La Sagrestìa, e il Cimiterio sta posto dietro la Chiesa ben custodito.

   9. Questa Chiesa viene servita da due soli Sacerdoti del medesimo Rito: E come che questi non sono abili per l’amministrazione de’ Sagramenti, stante questa dura necessità, si supplisce dal Paroco Latino con titolo di Economo anche di questa Chiesa, conforme dispongono i Sacri Canoni per simili occasioni ; e nel nostro Sinodo part.1. cap.7. si da pienissimo regolamento per la buona disciplina degli Ecclesiastici, e Laici di quei, che sono di Rito Greco.

   10. Parlando della nuova Chiesa eretta in Parrocchiale per i Latini, già si è accennato sopra il luogo del suo sito, e titolo, che tiene di S.Maria delle Grazie, cui si è unito quello delle Anime del Purgatorio, di S. Antonio da Padova, e dì S. Francesco Saverio per soddisfare alla divozione de’ Popoli, e con queste Sagre Immagini di nostro ordine fu dipinto il Quadro posto sopra l’unico Altare. Ella è proveduta di tutto il bisognevole per l’amministrazione de’ Santissimi Sagramenti, e viene servita oltre al proprio Paroco da più Sacerdoti, ed Ecclesiastìci di Rito Latino.

   11. Fuori dell’abitato, e da dieci passi in circa distante da i muri della Terra dalla sua parte Orientale vi era un’ altra Chiesa assai picciola, e difforme, e di ordine di Monfignor Pianetti, Vescovo Predecessore fu fatta demolire, e dato principio ad un’altra Chiesa, e a nostro tempo si è terminata ad una Nave di ordine Toscano, e Corinto venuta di tutta perfezione; tantoché la consagrassimo sotto il titolo della Madonna degli Angeli, e sotto la lapide di marmo dell’Altare Maggiore si legge la seguente Iscrizione.

D. O. M.
TEMPLUM HOC 
NUPER FIDELIUM PIETATE 
CONSTRUCTUM 
SANCTe MARIE ANEGELORUM 
DICATUM 
JOHANNES ANDREAS TRIA EPISCOPUS LARlNENSlS 
SOLEMNI POMPA, ET RITU
B SACRO REDDIDIT SACRATISSIMUM
DIE  XXL. NOVEMBRIS, ANNO MDCCXXVII I.

    12. Colla Chiesa fu confagrata la Mensa intera dell’Altare Maggiore dedicato a S. Maria degli Angeli, e vi è dipinto nel Quadro l’Immagine di S. Anna, e di S. Gioacchino Padre, e Madre di nostra Signora, e sta in somma venerazione presso il Popolo colla Statua di S. Michele Arcangelo, formato di pietra del Sagro Monte Gargano. Vi è anche in questa Chiesa altro Altare dedicato a’ Santi Apostoli Pietro, e Paolo, posto nel corno dell’Epistola con Quadro, che rappresenta i SS. Apostoli, fatto da buon pennello di nostra commiffione l’anno 1732. a spese di Antonio Bianco.

    13. Nella Chiesa vecchia già demolita vi erano due altri Altari. Uno sotto il titolo delle Anime del Purgatorio, che si suppone Jus Patronato della Famiglia Giudilli, e veniva posto a man sinistra all’entrare della porta ; e l’altro sotto il titolo di S. Michele Arcangelo, che era situato dentro una picciola Cappella dalla parte dell’ Epistola dell’Altare Maggiore.

   14. Abbiamo altra Chiesa fuori dell’abitato coll’invocazione di S. Vito, distante dalle mura mezzo miglio per la via, che conduce al Casale di S. Agata. È costrutta similmente alla Greca con un Altare a capo dell’unica Nave, e viene custodita, e servita da un Romito, e all’intorno di essa vi è una vigna con boschetto di quercie, e territorio ad uso di giardino spettante alla medesima Chiesa.

    15. In questa Terra non vi sono Sagre Reliquie, a riserva di una di S. Giorgio Martire, che si venera nella Chiesa Greca. Si osservano di Precetto la Festa di S. Giorgio Martire, la quale si celebra come di Protettore Principale li 23. Aprile ; come pure la Festa della Madonna degli Angeli, che si solennizza li 2. Agosto ; la Festa di S. Vito Martire si celebra li 15. Giugno è di divozione.

Pleuti, o Pleuto luogo distrutto.

    16. Questo luogo col nome di Pleuto è distante da cinquanta paffi in circa, da Chieuti, e comunemente li chiama Chieuto vecchio. Egli è di qualche antichità, e forsi formato dopo la distruzione di Cliternia, o che fusse stato qualche luogo di ella. Se ne fa menzione nelle Bolle di Lucio III. e d’Innocenzo IV. e se nella sentenza del Cardinal Lombardo non se ne parla, stimiamo, che ciò avvenisse o perché in esse non si mentovano tutti i luoghi, o perché si lasciarono quelli, che forsi erano meno notabili: al presente se ne vedono solamente i vestigj di fabbriche, e si stima distrutto a cagione delle tante disgrazie di guerre, tremuoti, peste, e altri infelici avvenimenti, alli quali sono stati sottopotti questi luoghi litterali nella Diocesi di Larino, come più volte si è detto. Ne’ registri antichi si legge : Archìpresbyter Pleuti: e ora tuttavia si chiama insieme con gli altri in occasione della celebrazione de’ Sinodi, ancorché siano distrutti.

Di Venacquosa luogo distrutto

   17. Questo luogo così chiamato è posto in una difesa, che tiene il nome di S. Leonardo, nel territorio di Chieuti, distante da circa quattro miglia verso il Casale di S. Agata. Non sappiamo in quale età sia stato egli costruito, e lo conghietturamo luogo di Cliternia, o pure dopo la sua distruzione ; abbiamo però memoria di esso in diverse Scritture, specialmente nelle Bolle di Niccolo II. dell’anno 1061. e di Alessandro III. dell’anno 1172. come nel precedente cap.5. §.5. num.4. come pure in una relazione, che fa Giovanni Vescovo di Dragonara a Gregorio IX. dove si dice, che non avendo stimato condursi nel Monistero di Tremiti, si era fermato in un luogo all’incontro all’Isola di Tremiti, e lo chiama Venam de causis, come in detto §.5. n.8. e nella sentenza del Cardinal Lombardo, e Bolle di Lucio III. e d’Innocenzo IV. si appella Vena acquosa, forsi cosi detto dalle sorgive di acque, che vi fussero : Ora è tutto riistrutto, e si vede colà un piano paludoso. Lo supponiamo parimente distrutto in detta occasione ; è certo però, che egli si abitava nel Secolo XIII. e presentemente, benché distrutto è costume di chiamarsi a tempo del Sinodo Archipresbyter Venae aquosae e così viene notato ne’ registri dell’Archivio.

Di Vena Maggiore luogo distrutto. 

   18. Similmente questo Casale, Terra, o Castello, che fusse si legge notato tra i luoghi della Diocesi Larinese, così nella sentenza del Cardinal Lombardo, come nelle Bolle di Lucio III. e d’Innocenzo IV. col proprio nome di Vena Maggiore, e nel Catalogo de’ Baroni sotto Gulielmo il Buono in parlare de’ Feudatarj di Capitanata cosi si legge in Carlo Borrelli pag.150. Vitus Avalerius tenet Benamniorem, quod est Feudum unius militis ; e ora da que’ Paesani volgarmente si dice Bena majuri. È posto nello stesso territorio di Chieuti, e in una difesa, che si appella mazza razza, distante quattro miglia in circa da Chieuti. La sua distruzione forse avvenne insieme con gli altri vicini, e nello stesso tempo, e per la medesima cagione, e se ne vedono solamente pochi vestigj. Ma l’Arciprete, come notato negli antichi Registri, si chiama con gli altri in eccasione della celebrazione de’ Sinodi.