Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della città, e diocesi di Larino/Libro IV/Di Serracarpiola
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1. QUesta Terra è una delle più
considerabili della Diocesi Larinese. La sua fondazione si stima antica a riguardo di molte altre della
Diocesi, o che distrutte furono poscià rifatte in altro luogo, o che sorsero da’ fondamenti dopo le rovine di altre Città, come furono quelle di Gerione, di Cliternia, e di Teano Apulo. L’edificazione di Serracapriola, come, e quando
sortisse, lo dice con un compiuto racconto il P. Fr. Arcangelo di Montesarchio nella Cronistoria della Provincia Riformata di S. Angelo alla
part.3. cap.9.
2. Questa antichissima Terra, la quale benché fusse circa l’anno del
Signore 190. edificata, pure può dirsi molto antica, e vanta la sua fondazione troppo
prodigiosa. Ella è situata sopra un Colle verso Mezzogiorno, dove anticamente osservavasi
solamente una fortissima Torre, forse misero avanzo delle famose_Rocche de’ Popoli Frentani. Era tutto
questo Colle cinto di foltissimi Boschi, appellandosi anche a’ giorni nostri la Selva del Conte .
Costui chi fusse, e come chiamavasi non è noto : si sa però, che un giorno
diliziandosi con altre Persone alla caccia, si diede ad inseguire un Caprio, che
furiosamente fuggendo rifugiossi in una Grotta nella cima di detto Colle, dove entrato il Conte vi ammirò con raccapriccio,
e stupore un picciolo Altare, in cui era una bellissima Immagine di Maria nostra Signora, e il Caprio in atto riverente ne
stava. Sorpreso da un divoto timore il Cacciatore, chiamò tutti i suoi Compagni, e avendo unitamente ammirato con venerazione il portento, lo pubblicarono agli Abitatori delle
vicine Ville, i quali in poco tempo vi fabbricarono una Chiesa, che anche a’ nostri tempi
si appella S. Maria in Sylvis. Appena ebbero terminato il devoto edificio, che
stimolati dalla divozione, e dall’ amenità del sito, incominciarono a fabbricarvi le
Case. E questa fondazione della Terra, che in memoria di quanto è narrato ebbe il titolo di Serracapriola.
3. Noi abbiamo conosciuto questo Religioso, e trattato col
medesimo, e vogliamo, che i leggitori faccino giudizio di questo racconto. Non
tralasciamo però avvertire, che quando non sia errore nelle figure de’ numeri
190. non sappiamo certamente, come cadendo il Secolo II. di Gesù
Cristo si possa assentire al nome di Conte nella maniera, che sembra voler egli parlare; e molto meno al nome di Chiesa, e di
Chiesa pubblica; posciacche assai più tardi furono permesse a’ Fedeli le loro fondazioni, come
si accenna nel cap.5. di questo lib.4. §.4. n.13. e segg. Per altro noi non troviamo memoria di
questa Terra più remota, che quella, la quale ce ne dà il Diploma della concessione della Città detta
Gaudia, o sia Città a mare, posta nel tenimento di S. Agata de’ Canonici Regolari
Lateranensi, fatta da Tesselgardo Conte di Larino, nell’ anno 1045;. leggendosi in fine di
esso : Acta intus in Castello de Serra, come nel medesimo Diploma, che si
riporta in questo lib.4. cap.5. §.7. ove de’ luoghi distrutti nel tenimento di S. Agata n. j. come pure la Cronica
Cassinese lib.4. c.96. dove si nota, che Roberto Conte di Molise facesse donazione della metà del
Castello di Serra al Monastero Cassines nell’ anno 1127. iis porro diebus, cioè circa
l’anno 1127. Robertus etiam Comes de Molisio fecit privilegium huic loco de medietate
Castri Serra, quod est sub jure Larinetisis Episcopatus : e si vede notata tra le Terre
spettanti alla Diocesi di Larino nella sentenza del Cardinal Lombardo dell’anno
1175. e tanto in detto Diploma, quanto nella Cronica Cassinese, e in detta sentenza
sta scritta col nome assolutamente di Serra : e cosi pure con quello semplice nome
si legge nelle due Bolle di Lucio III. e d’Innocenzo IV. forse
perché appresso ricevette l’aggiunto di Capriola, per il miracolo di sopra narrato.
4. Il nome poi di Serra stimiamo introdotto dal luogo della sua
situazione . Egli è un latinismo, e secondo la spiega, che ne fanno i Signori Fiorentini,
vuol dire luogo stretto, e angusto ; ma tra noi significa una fattezza di monti lunghi, ed erti, a
guisa di segadritta, e inuguale : In fatti questa Terra sta situata sopra la salita d’un monte, nella forma preaccennata, che fa un’ampiissima pianura da Occidente, e Settentrione, da dove
si gode la vista della Puglia Daunia, e del Monte Gargano, avendo il Fortore ad Oriente
discosto da circa tre miglia, e da Larino dodici.
5. Di essa fa memoria Leandro Alberti nella Descrizione d’Italia, quando
discorre della Puglia Daunia dicendo : Ritornando a i luoghi posti fra Terra
- e distostandosi da Lesina quattro miglia, e dal Fiume Fortore uno, appare sopra la cima dell’alto Monte
Serracapriola, onorevole Castello, e molto nominato per tutto il Regno di Napoli, per il passaggio
degli animali, che quivi passano di diversi paesi per svernarvi in Paglia. Et in
questo vi è la Dogana, come eglino dicono, dagli Officiali; se ne cavano oltre a cento
mila ducati l’anno.
6. Scipione Mazzella quasi copiando da Leandro, nella
descrizione del Regno di Napoli, parlando della Provincia di Capitanata dice lo stesso in tal modo:
Fra Terra, quattro miglia sopra Lesina, e un miglio presso a Fortore, su un alto Colle
è la Serracapriola popolosa, e civile Terra, la quale è molto nominata per tutto il
Regno, per lo passaggio degli animali, che vi passano di diversi Paesi, per isvernare in
Puglia, e per la Dogana, che vi è delle pecore, cioè il luogo, ove bisogna pagare tanto per
capo d’animale.
7. E non sussiste, volendo questi Scrittori, che
Serracapriola sia discosta dal Fortore, o sia dal Frontone, un miglio ; imperciocché, come
si è detto, non uno, ma circa tre miglia è lontano dal fiume preaccennato. La Dogana per il
passaggio degl’animali, ora sta postaa in Foggia, dove si paga il Dazio , assistendovi un
Ministro Togato col suo Tribunale, in qualità di Presidente, con un Uditore, e due Credenzieri,
presidendo a’ negozj, che riguardano gl’erbaggi per uso delle pecore, che recano un gran peculio al Patrimonio Reale.
8. Tiene questa Terra ampiissimi, e fertilissimi Territorj d’ogni
sorta di vettovaglie, e vini, e gl’abitatori ne fanno industria, e frutti, e fichi
si vedono in abbondanza durevoli, e permanenti su le piante fin’ al mese d’Aprile, e la mattina del Giovedì Santo del 1727. che correva il primo anno del
nostro Vescovado in questa Diocesi, ce ne fu trasmessa una gran copia, e se si usasse maggior diligenza, potrebbero
porsi in paragone con quei della Città della Cava, la quale fa pompa di fichi
freschi in detti tempi.
9. Questa Terra è tutta murata colle sue porte, e vi si mira anche una Torre antica di guardia, composta di quattro angoli retti, e altrettanti acuti, con maravigliosa architettura, e si stima avanzo delle famose rocche de’ Frentani, come dice il lodato Autore Francescano, o deve dirsi opera di quei di Teano di Puglia, come vuole il Pacichelli nel Regno di Napoli in prospettiva, dalla quale Città già distrutta la nostra Terra non e molto distante, e
questo anche è fama degl’abitatori, e de’ vicini ; e noi parimente siamo di un tale
sentimento, e su di ciò conveniamo col Pacichelli.
10. Le fabbriche de’ particolari sono più ben fatte, e comode dell’altre, e il Palazzo Baronale è di molta
distinzione, formato a modo di Castello con ponte levatoio, rinovate notabilmente dalle ruine del tremuoto, dal quale la
medesima fu scossa, coma pure quasi tutto il Regno, e la maggior parte della Puglia, S. Severo, Civitate ,
Lesina, Torre maggiore, Procina, S. Paolo, e altre li 30. Luglio giorno di Venerdì nell’anno 1627. come riferisce
Mario Vipera nella Cronologia de’ Vescovi, e Arcivescovi di Benevento,
nella Vita di Alessandro di Sangro, Arcivescovo di Benevento pag.184. così anche
presso il Sarnelli in altra Cronologia de’ medesimi Vescovi, e Arcivescovi di Benevento
sotto la stessa Vita del detto Alessandro di Sangro pag. 150.
11. Per quel, che di sopra si è accennato, questa Terra nell’anno 1127.
si possedeva da Roberto Conte di Molise, e dal medesimo ne fu donata la metà al
Monistero di Monte Casino, ma non sappiamo, se questo Monistero ne fusse mai in
possesso, né come poi passò con Chieuti colla Terra di S. Paolo non lontana dalla
nostra Diocesi Larinese, nella Famiglia Gonzaga, che oggi si rappresenta
da’ Serenissìmi Duchi di Guastalla: è certo, che da questa Famiglia del ramo, che
risedeva in detta Terra di S. Paolo, fu posseduta per molto tempo. Poi passò ne1
Marchesi del Vasto d’Avalos d’Aragona, e nella situazione del Regno del
1669. tra Duchi, e Feudatarj di Capitanata si legge : Illustr. D. Ferdinando
Francesco d’Avalos per la Terra di Serracapriola : per morte di D. Cesare d’Avalos
senza figli, fu nostro amico, nell’anno 1729. succedè il Sig. D.Gio: Battista d’Avalos, Principe di Troja, e dedotta dopo la
sua morte l’insigne eredità di questa Illustre Casa in patrimonio, ad estinto di candela, fu comprata colla Terra di Chieuti dal Sig. Duca
D. Niccola Maresca, per il prezzo di circa ducati cento novanta mila, come
si è detto in parlarsi di Chieuti.
12. Il Popolo è numeroso. Il Mazzella di sopra lodato nella numerazione del 1601. dice, che Serracapriola allora aveva fuochi
246. in quella del 1626. Serracapriola vecchio 346. nuovo 285. Nella numerazione del
1669. stampata dal de Bonis nel 1671. si legge Serracapriola antica 441. nuova
553. Al prefente computandosi i forastieri, e altri, che non vi hanno stanza fissa,
si calcola il numero di circa quattro mila Anime : Tra questi, oltre agl’Artisti di varie
sorte non vi manca buon numero di persone decorate coll’onore, e gradi che s’acquistano per mezzo delle Lettere, come
sono Dottori dell’ una, e dell’ altra Legge , Secolari, ed Ecclesiastici, Medici, Giudici a’ contratti,
Notarj Regi, e Apostolici, e altre Persone, che vivono nobilmente . Tutti sono di
complessione robusta, e di ottime fattezze, e Persone di comparsa, concorrendovi l’aria perfetta, che
si gode in questo Paese.
13. Il Barone destina il Governatore per l’amministrazione della
giustizia. L’Annona si governa dal Magistrato Laico, quale tiene l’amministrazione del Peculio pubblico, e il
Magistrato si compone dal Mastrogiurato, e altri, che si eleggono ogni anno in pubblico Parlamento, come
si è detto dell’altre Terre.
14. Quanto alle cose Ecclesiastiche. Sono in questa Terra due
Chiese Arcipretali, le quali vengono servite da due distinti Arcipreti con proprj Clerj, o Capitoli, che chiamano, una
sotto il titolo di S. Mercurio Martire, e I’altra sotto il titolo di S. Maria in
Della Chiesa Arcipretale di Santa Maria
in Silvis .
15. Vogliono gl’affezzionati a
questa Chiesa, che ella sia la prima fabbricata in essa Terra, a riguardo dell’Immagine di Maria Vergine,
miracolosamente trovata in una grotta tra quelle selve da un Cacciatore, colla scorta di un
cavriolo, siccome si è detto al n.2. Il Campanile di quella Chiesa fatto tutto di mattoni, fino al
secondo ricinto dimostra qualche antichità, non è però prima del tempo, in cui
si ufava l’architettura gotica e la fabbrica della Chiesa non è molto antica, formata a tre navi, la quale fu da noi
consagrata insieme con l’Altare maggiore li 14. Novembre del 1728. con destinarne la celebrazione
anniversaria nella Domenica terza di esso mese, con rito doppio di prima classe,
e sua ottava .
16. L’Altar Maggiore è dedicato a S. Maria in Silvis, come era prima. Sta egli
posto sotto l’arco maggiore riformato, e ripulito in detta ocasione della sua
Consagrazione con stucchi, e la sua Mensa è tutta intera di marmo, e sopra di essa vi è
la Custodia per uso delle Sagre Pissidi, e Ostensorio d’argento nobilmente, e riccamente rifatti.
17. Da parte del Vangelo in una delle navi laterali cominciando da capo vi è
l’Altare intitolato della SSma Annunziata, ancorché vi sano due Quadri, Uno sono
il titolo del SSmo Rosario, e l’altro più picciolo, dove è dipinto il Mistero
dell’Annunziazione della Bma Vergine. In questo sta eretta una Confraternita di
Ecclesiastici, e Secolari, fondata con autorità dell’Ordinario. Si governa dal proprio Procuratore, che conferma la Corte Vescovile, e dalla
quale tiene tutta la sua dipendenza. I Fratelli hanno l’uso de’ sacchi di tela bianca, e
sua mezzetta color verde . Appresso si vede l’Altare di S. Antonio di Padova, quale anticamente fu eretto dalla Famiglia del Giglio: oggi
si possiede da D. Antonio, e D. Gaetano di Cicco, Fratelli, per testamento de’
5.Decembre 1690. fatto da D. Pietro di Cicco, loro Zio paterno, che fu Arciprete di
questa Chiesa. In questo Altare si venera la Statua di detto Santo , e si mantiene dalli
suddetti di Cicco, li quali hanno I’ onore del titolo di Conti. Il terzo Altare è della
Presentazione di M.V.,
costrutto ab antiquo dalla Famiglia Rota, padrona di essa Cappella. Finalmente vi è l’Altare
di S. Lorenzo M. rifatto di stucco all’uso Romano ultimamente dalla Famiglia de
Muziis, come dicsendenti dalla Famiglia Masciarìa, che ne furono i primi fondatori.
Nell’altra nave cominciando dalla parte dell’Epistola dell’Altar Maggiore, il primo Altare è dedicato a S. Michele Archangelo, né
si ha notizia della sua fondazione. Dopo viene quello di S. Pietro in Vinculis, che prima fu eretto da quei della Famiglia
Piccoli, a’ quali succedè la Famiglia Gentile, e questa estinta, al
presente
si mantiene dal Procuratore, o sia Quartolano della stessa Chiesa. Il terzo Altare è dedicato in onore di S. Carlo Borromeo, che fu della Famiglia
Papocchia, e ora è stato rinuovato a spese di D.Antonio Ferulano, Arciprete di
essa Chiesa.
18. Il Coro stà posto dietro I’Altar Maggiore con suoi stalli di noce ben formati, e
stà provisto di tutti li libri Corali necessarj. La Sagristia ancorcche sia troppo
angusta, a proporzione del numeroso Clero, è proveduta di tutto il bisognevole per la
sagre funzioni. Tiene il
suo ingresso da dentro il Coro dalla parte dell’Epistola, e dall’altra parte del Vangelo
sta posto il Campanile, di cui
si è detto . Ha querta Chiesa il suo organo, ben formato : il Battisterio con servizio d’argento da noi ordinato, e proveduto. Vi
sono quattro Confessionali, e più sepolture, così comuni, come particolari, oltre ad altra per
gl’Ecclesiastici.
19. Dentro il Coro si ritrova sepellito il Cadavere di Monsignor
Gio: Battista Quaranta,
Vescovo di Larino, il quale lasciò di vivere in questa Terra li 13. Settembre 1685. e la pietra
sepolcrale
si vede posta sopra il Presbiterio avanti l’Altar Maggiore, e da noi si è ordinato
farvisi i’
Iscrizione, che non aveva.
20. Il Cimiterio è situato all’incontro della porta maggiore con tutto ciò, che
si prescrive nel Rituale Romano, e sua forma, tramezzandovi tra la Chiesa, e ’1 Cimiterio la
strada.
21. Ma quantunque questa Chiesa sia fornita di tutto ciò, che conduce al culto divino, la quantità delle Sagre Reliquie però
le dà gran pregio. Sotto l’Altar Maggiore vi è una Gassa
di Cristallo, in cui
si conserva il Corpo di S. Fortunato M. avuto per dono con sue lettere autentiche dal fu
D. Cesare d’Avalos d’Aragona, Marchese del
Vasto, chiusa con due portelline, e suoi cancelli di ferro dalla parte posteriore, e anteriore, acciò
si possa venerare da Fedeli. In un armario fatto dentro il pilastro dell’arco grande della
Chiesa da parte dell’Epistola vi è un’altra cassa ancor di cristallo, in cui sono
le Reliquie di S. Venanzio M., Di S. Aurezia M., Di S. Innocenzo M., Di S. Fausto M., Di S. Illuminato M., Di S. Clemente M., Di S. Primiano M., Di S. Firmiano M., Di S. Tellurio M., Di S.
Alessandro M., Di S. Pudenziana M., Di S. Orsola V. e M., Di S. Pascasio Confess., Di S.
Ignazio M., Di S.Valentìno M., Di S. Sabino
Vesc., e di S. Gunomio Vesc. In altra cassa con sue lettere autentiche vi è un
Osso di S.
Felicissimo M. E nell’altro pilastro dell’arco maggiore vi e l’Armario per li Sagri
Olj.
Della Chiesa Arcipretale di S. Mercurio Martire.
22. Quest’altra Chiesa Arcipretale sta dedicata al
glorioso Martire S. Mercurio, Padrone principale di essa Terra, per cui
stimiamo qui far memoria, come questo Santo ottenne per la Fede di Gesù Gristo la Corona del Martirio in Cappadocia
nell’anno 44. del III. Secolo sotto Decio Imperatore. Il
suo Sagro Corpo fu trasferito da Costante Imperadore nella Città di Quintodecima
nell’anno 663. della
nostra salute, e per opera di Arechi II. primo Principe di Benevento fu trasportato in Benevento li 26.
Agosto 768. dove fu annoverato tra Santi Protettori, come dice il Sarnelli nelle Memorie Cronologiche
de’ Vescovi, e Arcivescovi di Benevento nella Vita di Giovanni II Vescovo Beneventano, e anche II. di
questo nome tra Vescovi Larinesi.
23. La Chiesa dedicata a questo Santo, resa quasi inabitabile, fu demolita, e da
suoi fondamenti nel medesimo sito fu innalzata altra nuova l’anno 1630. e fu da noi
consagrata assieme coll’Altar Maggiore li 18. Novembre 1728. trasferendosi l’officio della
sua dedicazione, che si deve celebrare ogni anno con rito doppio di prima Classe nella terza Domenica di Novembre. Sta ella formata a tre navi di ordine
toscano, e di tutta perfezione ; tantocche in tutta la Diocesi non vi è altra
consimile. L’Altar Maggiore è in onore di S. Mercurio M. dove è posta la
Custodia con Pissidi d’argento. In esso si ritrova eretta con autorità del Vescovo la Confraternita del
SSmo Sagramento, coll’uso de’ Sacchi bianchi, e mozzetta di color rosso, quale
si governa dal suo Procuratore, avendo il peso delle cere, e quanto occorre in tutte le
Processioni, che
si fanno col SSmo Viatico da amendue le Parrocchie, e questo si elegge dagl’Ecclesiastici, e Secolari, che compongono la Confraternita, e si approva dall’Ordinario.
24. Vi sono altri otto Altari, posti nelle due navi laterali. In quella del Vangelo cominciando da
sopra, il primo è di S. Michele Archangelo, il quale si dice di juspatronato della Famiglia Stanziana,
estinta nella
Casa di D. Marcello Corcilli Arciprete, da’ quali Cordilli si governa, come Eredi de’
Stanziani. Il secondo Altare
stà dedicato alla SSma Immacolata Concezione di Maria, il quale si dice di juspadronato della Famiglia
de Sanctis. Il terzo è dedicato a S. Filippo Neri ; e perché non costa della
sua fondazione, da alcuni anni è stato concesso a Nicolo d’Errico di Bovino, Notaro abitante in
questa Terra. Appresso vi è l’Altare de’ Sette Dolori, che prima si diceva della Pietà, e da noi è
stato concesso a D. Salvatore Simonetti, Porzionario di quella Chiesa, e in
questo anno 1744. morto Arciprete della medesima, è stato conceduto a suoi successori
coll’obbligo di conservarlo, e mantenerlo decentemente, come già fanno.
25. Nell’altra nave dalla parte dell’Epistola in primo luogo vi è l’Altare di S. Maria delle Grazie, eretto da quelli della Famiglia
Stella, già
estinta; poi fu conceduto alla Famiglia Cannavaro, la quate fa abitazione nella Città
di Lucera di Puglia.
Appresso viene l’Altare della Madonna del Carmine costrutto dal quondam D.
Vincenzo Carieri, e
questa Famiglia ora è estinta. Vi è l’altro fótto il titolo di S. GaetanoConfeifore, che
si dice eretto dalla Famiglia Pera- mente, anche estinta. Finalmente vicino al
Battisterio’ vi è l’Altare del Santissimo Nome di Gesù, il quale
si mantiene con sue rendite particolari, che si amministrano da un Procuratore, che vi
destina l’Ordinario.
26. La Sagrestia sta posta a capo della nave del Corno del Vangelo. Ella è ben grande con
suoi Armarj di noce, fatta a nostro tempo, ed è fornita di tutto il bisognevole. A capo di
essa vie l’Altare coll’invocazione di S. Orfola V. e M. Fu
costrutto dal Chierico Giuseppe Greco, e si amministra dal Procuratore, o
sia Quartolano della
Chiesa, che si elegge dal Clero, e si conferma dall’Ordinario. Il Coro sta posto dietro
l’Altar Maggiore, e nel 1736. di
nostro ordine, fu ornato con suoi stalli tutti di noce, e Sede Vescovile in mezzo. Il Pulpito benfatto, e il Trono
Vescovile nobilmente formato, uno in faccia all’altro, appoggiati a i pilastri maggiori della nave di mezzo. Vi è l’Organo fatto a molti
registri, con una nobile orchestra. Vi sono quattro Confessionali . Più sepolture, oltre a quella per
gl’Ecclesiastici. Il Campanile è ben formato con molte campane di gran peso. Il
Cimiterio è contiguo alla Sagrestia, con cui commanica per mezzo d’una porta. Egli è tenuto con molta proprietà, e divozione, e
si rende piuttosto odorifero da molti arboscelli di gelsomini, che ivi sono piantati.
27. Anche in questa Chiesa si conservano con tutto decoro, e venerazione più Sagre Reliquie. In un armario formato
nel pilastro dell’arco maggiore da parte dell’Epistola, essendo nell’altro
pilastro l’armario per l’Olj Santi, in un Reliquiario ovato di argento con cristallo dalla parte d’avanti vi è
della Guancia di S. Biagio M. e ha l’autentica. In un altro Reliquiario pure ovato d’argento degl’Ossi di S. Lucia V. e M. In un altro ovato ancora, ma con i raggi intorno d’argento, con autentica, un pezzo d’osso dello
stesso S. Mercurio M. In un altro, ben formato d’argento con autentica, da una parte un
osso di S. Biagio
Vescovo, e M. e dall’altra un Osso di S. Mercurio M. In un picciolo Reliquiario d’argento con autentica un
Osso di S.Pardo
Vescovo, o Confessore, e Padrone di Larino, e sua Diocesi. In un Reliquiario di
cristallo ornato di filograno d’argento con autentica de’ Precordi, o siano dell’
Interiora di S. Filippo Nerj. In un Reliquiario ovato di rame con autentica degl’Ossi
di S. Tommaso Apostolo. In un Reliquiario poi di
Cristallo, formato a modo di piramide coll’autentica, vi sono le Reliquie Di S.
Alessandro M., Di S. Giulio M., di S. Colomba M., Di S. Faustino M., Di S. Mariano M., Di S. Placida M., della Tonaca di S.
Norberto Confes., Degl’Ossi di S.
Crescenzio M., Di S.Claro M., Di S.GregorioVII. Papa, e Conf., di S. Fortunato M., di
S. Desiderio M., Di S. Placido M., Di S. Aurelia M., Di S. Maurizia M. In otto saccliettini di tela di
feta color d’oro ben tenuti, separatamente vi
sono delle ceneri di S. Primiano, e Firmiano MM. Delle Ceneri di S. Pascasio Confess., Di S. Eunomio
Vesc., Di S. Orsola V. e M., Di S. Alessandro M., Delle Ceneri di S. Savino Vesc. di
Lesina. Delle Ceneri di S.Tellurio. Degl’Ossi di uno de’ quattro Coronati, e in uno di
essi otto sacchetti vi
sono molte Sagre Reliquie, i nomi delle quali sono ignoti; e di questi sacchettini colle loro Sagre Reliquie
si parla nell’Appendice al cap.1. di queste Memorie, ove si trascrive.un attestato di
Cesare di Stasio, quale bisogna leggere, per notizia di
questi sacchettini di SS. Reliquie.
28. Notandosi da noi S. Savino Vescovo di Lesina, e cosi leggendosi
nell’attestato di Cesare di Stasio di
sopra riferito si stima avvertir, come furono tre Santi Vescovi di questo nome Savino, uno di
Canosa, l’altro d’Avellino, e ’1 terzo di Lesina, e solo quello di Avellino fu
Vescovo, e Martire ; e quando sia vera una tale distinzione, sembra terminata la grave
controversia tra Canosa, e Bari con Lesina, e Atripalda, volendolo ognuno per sé, per cui
si sono fatte stendere inutili Apologie, e noi tralasciamo farne altra parola,
bastando quanto
si è accennato per detto effetto.
29. Osservando nella nostra ottava Visita, fatta l’anno 1734. che in questa
Terra vi erano tante Sagre Reliquie, e ben tenute, ordinassimo, che in essa. si celebri
l’Officio con Messa ogn’anno sotto Rito doppio de commun. plurim. MM. per tutti li Santi delle Reliquie, che
si conservano in tutte due le Chiese Matrici, e ciò dopo la Festa, di Ognissanti, in giorno non impedito ; come negl’Atti di
essa tom.1.
Del Clero.
30. Le suddette due Chiese Arcipretali, sono amendue Matrici, e sì nell’una, che nell’altra si esercita la Cura dell’Anime, e ognuna tiene i suoi proprj Parrocchiani. La Cura dell’Anime si esercita immediatamente dal proprio Arciprete coll’aiuto, che ne devono dare i Porzionarj, come quei, i quali partecipano cogl’Arcipreti nelle loro rispettive Chiese delle Decime, Oblazioni, e altro, conforme si è notato diffusamente ne’ Preliminari di questo lib.4. §.2. Oltre al peso della Cura dell’Anime, che tengono gl’Arcipreti, e loro Porzionarj nelle suddette Chiese Matrici, hanno anche l’altro di officiare nelle medesime quotidianamente a guisa di quel, che si pratica nelle Chiese Collegiate ; mentre a riserva d’una formale erezione di Chiesa Collegiata, nel di più si considerano in sostanza come tali, e come Collegiali si amministrano, avendo la massa comune, e le pene contro a’ contumaci, convocano i loro Capitoli a suono di Campanello, tengono i proprj statuti, e altro quanto bisogna per il di loro buon regolamento.
31. L’uno, e I’ altro Clero è
numeroso, ma quanto bisogna, e non più ; e non tutti godono le porzioni, ma alcuni di numero
prefisso, quale non fu sempre stabile, e
si è andato, e si va variando più, o meno a proporzione delle rendite, come si
osserva ne’ Sinodi de’ Predecessori. Nel principio del nostro governo, non ebbero difficoltà, che
si stendesse fin’ al numero di quindici Porzionarj compresici gl’Arcipreti, ma nel fine di
esso avendoci supposto, che le rendite fussero mancate, per aderire alle di loro premure fu fatto il
seguente
rescritto : Visto l’esposto & c. attesa la diminuzione delle rendite di dette
due Chiese Matrici, e Parrocchiali, cioè di S. Mercurio, e di S. Maria in Sylvis di
Serracapriola della
nostra Diocesi di Larino, vogliamo, e stabiliamo, che i luoghi de’ Porzionarj per
ciascuna di esse siano in tutto al numero di dieci, da godersi rispettivamente,
come siegue, cioè uno intero per
ciascuno de’ due Arcipreti pro tempore : otto altri parimente interi da otto altri Sacerdoti delle due
rispettlve Chiese : ed un altro intero da dividersi, e godersi, come siegue, cioè la metà di
essa da un Diacono, e l’altra metà da due Suddiaconi delle medesime
rispettive Chiese, ( con che sono dodici persone, e dieci le Porzioni ) con tutti i
di loro
rispettivi pesi : firmis in reliquis remanentibus nostris Constitutionibus
Synodalibus: e così vogliamo, stabiliamo, ed ordiniamo, che
si osservi. Datum Romae extra Portam Latinam hac die septima Decembris millesimo,
septingentesimo, quadragesimo primo.
32. Gli Arcipreti occupano il primo luogo, dopo di essi succedono i Cantori per il nuovo
stabilimento preso nel
nostro Sinodo part.3. cap.1. num.4. confermato con più decreti della S. Congregazione
del Concilio, come in essi, che
si riportano nel lib.3. cap.15. p.287. n.29. in questi si parla anche del concorso col mezzo del quale si
provedono le suddette Porzioni. I Porzionarj hanno le facoltà d’insignirsi in virtù del
rescritto della fa. me. di Benedetto XIIU in dita de’ io. Maggio 1729. confermato da N.,5. PP. Benedetto XIV. con
suo rescritto de’ 9.Maggio 1742. e non ancora si sono poste in uso per alcune loro competenze.
33. Per togliere le controversie, che alle volte nascevano tra li due Cleri da tempo immemorabile i
nostri Predecessori vi sono andati provedendo con partitolari Capitolazioni, che
stimiamo qui trascrivere.
In Dei Nomine Amen.
34. CApitoli, e convenzioni da
osservarsi tra li RR. Capitoli, e Cleri S. Mercurio, e S. Maria della Terra della Serra per quieto vivere,
e union fraterna fatti per ordine di Monsignor Molto
Illustre, e Reverendissimo Geronimo Vela Vescovo di Larino nell’anno 1597.
I. In primis se convenissero essi RR. Cleri per esserno tutti due Chiese
Parocchiali, che un anno per urto precedano nella Dignità, quale cominciarà dalla
Vigilia della Festività del Santissimo Sacramento, e durerà per un anno intiero,
e che li Preti della
Chiesa della Dignità per quell’anno procedano in andare a man destra con la loro Croce nelle
Processioni ordinarie, reservando solo le Processioni Funerali, nelle quali procederanno li
Preti, e la Croce della
Chiesa, dove si farà l’Uffizio, e che la Chìesa della Dignità possa sonare prima
dell’altra, Nona, il primo Vespero, l’Ave Maria, il Matutino, Nona, e secondo Vespero delle
sottoscritte feste, e s’intende solo nella prima festa, quando sono più feste
insieme, le quali sono queste, videlicet :
II. La Festa della Natività del Signore, il Capo dell’anno, l’Epifania,
la Purificazione della Madonna, la Resurrezione, l’Ascenzìone del Signore , la
Pentecoste, il giorno del Santissimo Corpo di Cristo colla
sua Ottava, e la festa di tutti li Santi, e detto il secondo Vespero della prima
festa ogni
Chiesa possa fonare quando le parerà.
III. Item, che il Clero di S, Mercurio sia obbligato ogni anno
solennizare in S. Maria nella festa dell’Assunzione della Santissima Madonna, festa titolare di detta
Chiesa, e nella festa della Consagrazione di quella, e in dette feste l’ore Canoniche
si abbiano in detta Chiesa da sonare prima del modo come di sopra, e versavice il Clero di
S. Maria sia tenuto, & obbligato solennizare in S. Mercurio la. festa di esso Santo
Padrone principale, e la Consagrazione di essa
Chiesa con intonare il primo, e secondo Vespro, l’Offizio, e cantar la Messa, cioè nelle
feste dette in S. Maria dalli Preti di S. Mercurio, e nelle Feste in S. Mercurio dalli
Preti di S. Maria ; avvertendo, che non solo in detta
Chiesa quando si faranno dette solennità, e feste s’avrà" da fonare l’ore Canoniche come di
sopra, ma anco quando si celebraranno l’altre solite solenne feste, come a dire a S. Mercurio nella
festa di S. Biaso, e della Concezione della Santissima Madonna, e in S. Maria nella
festa della Santissima Annunciazione della Madonna, e la prima Domenica di Ottobre
festa solenne di detta
Chiesa.
IV. E perché in dette sogliano alcuni Preti per loro negligenza mancare di andare a
solennizare dove
sono obbligati, per tanto chi mancherà nelle ore Canoniche intendendosi nel Matutino
in fin’ a Prima, e dalla
Messa non possono uscire solo quelli, che avranno da dir messa dopo che sarà cantato
l’Evangelo, e uscendo altro Prete, che in quella mattina non celebrarà paga di pena due
tarì, e quelli, che mancheranno alle ore Canoniche, come di sopra, purché non
siano impediti legitimamente pagaranno un tarì da esiggersi la metà dal Vescovo, e l’altra metà dal Capitolo defraudato.
V. Item, che l’uno, e l’altro Clero s’abbia da convenire
insieme nella Chiesa della Dignità, e in quella solennizare la festività del
Santissimo Sagramento, & il dì dell’ottava di detta festa si debbia uscire da quella, e andare
processionalmente alla
Chiesa, dove non è la Dignità, ma che li Preti della Dignità abbiano da cantare la
Messa, e far l’Offizio ; nel dì di S. Marco parimente
si uniranno nella Chiesa della Dignità, li Preti della quale faranno l’Offizio, e andaranno dove li parerà con la
processione, e torneranno nella Chiesa dove non è la Dignità, e cantar la Messa.
VI. Nelle Rogazioni il Lunedì la processione uscirà dalla Chiesa, dove
non è la Dignità, e tornerà alla
Chiesa della Dignità. Il Martedì uscirà dalla Chiesa della Dignità, e tornerà dove non
sarà la Dignità. Il Mercordì
uscirà dalla Chiesa, dove non è la Dignità, e tornerà in quella della Dignità, e
volendosi cantar Messa così fuori, come dentro della Terra la debbiamo cantar
li Preti della
Chiesa donde esce la processione.
VII. Il dì dell’Ascenzione si
solennìzerà nella Chisa. della Dignità, e che quella faccia tutte le Croci, che
s’hanno da affiggere così alle forte della Chiesa, come a quelle della Terra, e del
Castello, e l’Arciprete di detta Chiesa con suoi Preti solennizerà detta Festa.
VIII. Item, quando ci sarà alcun giubileo, che si avrà da ponere con
processioni s’abbia da
uscire dalla Chiesa, dove non è la Dignità, e andare a pubblicarlo nella Chiesa della Dignità, e
avendosi da ponere senza processione s’abbia da pubblicare nella Chiesa della Dignità con
ponersi detto giubileo in tutte due le
Chiese.
IX. Item, occorrendo infra annum farsi processioni comuni per la
pioggia, per serenità, e per qualsivoglia altra occorrenza, e devozione, sempre debbia
uscire detta processione dalla Chiesa della Dignità, facendosi una volta tantum, con ritornare nella
Chiesa dove non è la Dignità, ma se per persevereranno debbia uscire una volta per
Chiesa, osservandosi però in tutte le processioni così ordinarie, come extraordinarie, che li
Preti della
Chiesa d’onde uscirà la processione procedano colla loro Croce nell’ andare a man
destra, e nel ritorno procedano quelli, che nell’andare andarono a man sinistra con la loro Croce.
X. Item, circa la predicazione si conveniscono, che tanto
nell’Advento, quanto nella Quaresima s’abbia da predicare una settimana per
Chiesa, e tanto nell’Advento, quanto nella Quaresima la prima settimana s’abbia da cominciare netta
Chiesa della Dignità ; la predica del dì delle Palme s’abbia da fare dopo mangiare nella
Chiesa dove non è la Dignità, la predica della Passione, e del dì di Pasqua
si faccia nella Chiesa della Dignità, però nella Pasqua si predica dopo Mangiare ; il lunedì di
Pasqua alla
Chiesa dove non è la Dignità, e il martedì si facci nella Chiesa della Dignità. E occorrendo predicare infra annum
si abbia da predicare una volta per Chiesa cominciando però sempre dalla Chiesa della Dignità. E occorrendo predicare alcun dì
festivo, quale si solennizzasse dall’uno, e l’altro Capitolo, si debbia predicare in quella
Chiesa, dove si farà la solennità, ma nella festività della Santissima Annnnziata, una delle
solenni feste della
Chiesa di S. Maria, che se ben toccasse a S. Mercurio, volemo, che si predica in
S. Maria, e nell’Advento il dì della Concezione s’abbia a predicare in S. Mercurio,
come festa
sua solenne.
XI. E per deviare le differenze circa la ricognizione delli
Parrocchiani, si
conveniscono , che accasandosi alcun Cittadino debbia sposare nella Parocchia
dell’Uomo, e non della Donna, e accasandosi alcun forastiero con alcuna
Cittadina, debbia sposare nella Parocchia della Donna, e accasandosi un forastiere con
una forastiera, quali l’uno, e l’altro fàcessero l’incolato nella Serra, debbia
sposare nella Parocchia d’onde è Parochiano il padrone della casa dove abita l’uomo, e non facendo l’incolato, e
stando a padrone con alcun Parrocchiano, debbia sposare nella Parocchia del padrone della Donna, e non facendo l’incolato né l’uno, né l’altro, debbia
sposare nella Chiesa della Dignità.
XII. E per più quieto vivere si conveniscono, che le Decime prediali
delli forastieri
si esiggono comunemente, mentre non si troveranno annotati nelli libri deli
Parrocchiani, e che esiggendo alcuno Partitore alcuna decima prediale de’ forastieri, ne debbia dare
avviso fra termine di due giorni all’altro Partitore dell’ altra
Chiesa sotto pena di pagare il doppio di quello averà esatto, qual pena si guadagnarà dal Clero
defraudato, e delle decime personali
si esiggono dalli Preti, che averanno per Parrocchiani li padroni di quella casa, dove abitano detti
forastieri per quell’anno dove
si trovano abitanti.
XIII. Item, che il Castello, l’osteria dell’Eccellenza di
Gonsaga, la Casa delli PP. di Tremiti, e la
Casa del Monte si abbia da sagramentare dalla Chiesa della Dignità, e Ialtre taverne
si abbiano da sagramentare donde sarà Parrocchiano il padrone di detta taverna, e l’ospidale
si abbia da sagramentare un mese per Chiesa, sincome oggi
si osserva.
XIV. Item si conveniscono, che nella Domenica delle
Palme abbia da fare l’uffizio alla Croce l’Arciprete della Chiesa della Dignità, e che del
restante
si abbia da osservare il solito, conforme al tempo antico, cioè, che dopo saranno date le
Palme, il Clero di S. Maria afpetterà fin tanto arriverà il Clero di S. Mercurio avanti la loro
Chiesa di S. Maria, e là s’incontreranno insieme, procedendo sempre quelli della Dignità, e fatto l’offizio, e ceremonie alla Croce fé n’anderanno
processionalmente fuora le mura della Terra, & alla porta, che fi dice da
bascio si farà attollite portas, così come anticamente è stato, restandone
fuora a fare quest’atto quelli della Dignità, e poi intrato dentro
si spartiranno, e ognuno se n’anderà alla sua Chiesa.
XV. Item, mentre sarà necessario unirsi l’uno, e l’altro Clero per
benefizio
universale, o per altra accorrenza de’ ragionamenti, si debbiano convenire, e congregare nella
Chiesa, che in quell’anno avrà la Dignità a concludere quello farà bisogno, e
sarà
espediente.
XVI. Item, che il Capitolo II. dell’incolato si abbia da dichiarare da
Monsignor Reverendissimo.
XVII. item, che li libri delli Parrocchiani di tutte due le Chiese, l’uno,
e l’altro Arciprete abbia da dar nota delli Parrocchiani fra due mesi.
XVIII. Item, che la Casa, quale si dice del Monte si abbia a vedere lo Testamento del
Testatore, se dice al Sacramento, ovvero al Monte, acciò possa evitarsi alcuna controvenzione, e dicendo del Monte
sia comune, e dicendo del S agramento, sia del Capitolo di S. Mercurio.
Io D. Biaso de Rosis Arciprete di S. Mercurio confermo ut supra
Io D. Jacomo de Maso Economo di S. Maria confirmo ut supra.
Io D. Graziano Francazio confirmo ut supra.
Io D. Gio: Battista de Giorgio confirmo ut supra .
lo D. Vincenzo Taurone confirmo ut supra.
Io D. Marc’Aurelio de Gilio confirmo ut supra
Io D. Giuseppe Ciuliano confirmo ut supra.
Io D. Melchionne Torella confirmo ut supra .
Io D. Marcantonio de Mancinis confirmo ut supra
Io D. Giuseppe Pedementa confirmo ut fupra .
lo D. Gio: Vincenzo de Luca confirmo ut supra .
lo D. Melchionne Penterba confimo ut supra.
35. Eflendo nate alcune altre controversie intorno all’interpretazione de’ Suddetti Capitoli, furono fatte di comune consenso le altre segg. Costituzioni.
Jesus, Maria, Mercurius.
36. SUole l’uomo inimico della tranquillità colla lunghezza del tempo
feminare in mezzo del campo di una santa pace zizanie de’ liti, e di discordie, quali irrigando col freddo umore di quella parola
meum, & tuum, cerca raccogliere le semenze delli precipizj, e
destruzzioni ; al che avendo l’occhio ambidue questi Cleri della Serra ricordevoli di quel detto
d’lsaia Proph. nel 32.5. opus justitiae pax, ed ammaestrati nella scuola della legge Evangelica per quello
insegnò
Cristo Nostro Signore in S. Matteo al 7. con quelle parole : quocumque vultis ut faciant vobis homines, eadem facile illis,
vedendo essere inforte alcune differenze nelle antiche loro Capitolazioni. Oggi
24. Febbraro 1666. giorno di S. Mattìa glorioso, si convengono essi Cleri nella Chiesa dì S. Mercurio, dove nel
presente anno risiede la Dignità, e armati tutti colla falce della
giustizia, cercano svellere, e troncare ogni zizania di differenze per abbruciarle nell’ ardente fuoco di una carità fraterna, con dichiarare alcune
cose occorse sopra le Capitolazioni fatte da’ loro antichi Predeceffori, quali sono
le seguenti, vìdelicet:
In primis sopra il Cap.IV. dichiarano
essi Cleri, che essendo loro obligati solennizare le due Festle principali delli titoli
dell’una, e l’altra
Chiesa, cioè dell’Assunto della B.V. e del glorioso S. Mercurio, e mancando alcun
Prete, se non sarà legittimamente impedito debba pagare carlini sei di punto, cioè carlini due al primo
Vespero, carlini uno al Matutino, carlini due alla Messa Cantata, ed un altro al
secondo
Vespero.
Sopra il Cap. XI. si convengono, e dichiarano li detti Cleri in conformità della lettera di
Monsignor Illustrissimo Ferrante Apicella Vescovo di Larino, il dì cui tenore determina, che avendo un
forastiere, o una forastiera fatto l’incolato nella Serra per anni diece, occorrendo
accasarsi con qualche forastiero, o forastitera, abbia da sposare in quella
Chiesa, dove per spazio di detto tempo è stato sagramentato, per causa dell’abitazione, e
se pure qualche forastiero per detto
spazio sarà andato hinc, inde, in tal caso debbia sposare nella Chiesa della dignità.
Sopra il Cap.XII. vogliono, e dichiarano li medesini Cleri, che
seminanio un Parrochiano di S. Mercurio, e quel seminato succedesse ad un Parrochiano di S. Maria per vendita, o per
successione caufa mortis, o altro, in tal caso la decima di detto seminato
sia la metà per uno, e nell’istesso Capitolo dichiarano li detti Cleri, che seminando qualche
farastiere commorante nella Serra, la di cui decima per il jus praediale
spettarebbe la metà per uno, occorrendo, che detto forastiere si accasasse infra annum, non
s’intende guadagnare la Decima quella
Chiesa donde è la sposa parrochiana ; ma per quell’anno tantum sia la metà per uno, e ciò s’intende dopo
esser fatta la semina, che succedendo prima, sia di quella Chiesa a chi spetta, cioè
d’onde la donna è Parrochiana.
Sopra il Cap. Xlll. si convengono li detti Cleri, e lodano
l’antiche osservanze, che la Chiesa della Dignità sagramenta il Castello, la
Casa di Tremiti, l’Osteria; e per detta Casa di Tremiti perché la perfona fa il luogo, dichiarano, che la
Chiesa della Dignità debbia sagramentare detti Padri, e loro servi, quantunque
si ritrovassero in e casa de’ Parrocchiani di quella Chiesa, dove non è la
Dignita ; dichiarando ancora, che benché l’Ospidale sia sagramentato un mese per uno per
antica consuetudine, nulladimeno occorrendo caso di diporto in quello,
si debbia osservare la lettera di Monsignor illmo Persio Caraccio, il tenore della quale
dichiara sopra il diporto, che essendo sagramentato alcun farastiero in casa di qualche
Parocchiano o dell’una, o dell’altra
Chiesa, e per maggior comodo, o per alleviarsi il fastidio, il Parrocchiano di quella porasse l’infermo
all’Ospidale, o pure in altra casa, e quello morendo, si abbia da esequiare da quel Clero, da chi ha ricevuto li
Sagr amenti, cioè il Sagramento dell’Eucarìstia, opure dell’Estrema Unzione,
quae respiciunt Jurisdictionem. E sopra detto cap. occorrendo, che alcun forastiero
morisse dentro di quella Terra,
si abbia da esequiare da quel Clero, dov’è il principal Padrone , e
Parrocchiano, e non donde è l’affittatore della casa, dove muore detto Forastiero, e muorendo qualche
Forastiero in campagna nelli luoghi comuni,
si abbia da esequiare dal Clero della Dignità ; e morendo qualche forastiero
nelle
Case, y Pagliari, o Tugurj di vigne di detta Terra, si abbia da essequiare da quel Clero
d’ond’è parrocchiano il Padrone delle possessioni, intendendosi quelli, che
si ritrovano a padrone, opure affittatori, seu socj, ma accadendo
accidentalmente sia della
Chiesa, dove risiede la Dignità ; e per osservanza del tutto essi Cleri hanno fatto le
presenti dichiarazioni, sottoscritti di loro proprie mani, e la presenta no a
Monsignor Illmo Ferrante Apicella Vescovo di Larino Padre, e Padrone
amoroso, acciò si degna autenticarli con suo Placet.
D. Cefare Rota Arciprete di S. Mercurio confirmo ut supra.
D. Alessandro Viani Arciprete di S. Maria in Sylvis confirmo ut supra.
D. Vincenzo Carriera Sacerdote di S. Mercurio.
D. Giò: Battista Macro Sacerdote di S. Maria.
D. Orazio de Blasio Sacerdote di S. Mercurio.
D. Francesco Macro Sacerdote di S. Mercurio
D. Francesco di Gilio Sacerdote di S. Maria.
D. Lionardo Pannunzio Sacerdote di S. Mercurio.
D. Silvestro de Silvestris Sacerdote di S. Maria.
J. V. D. D. Stanislaus de Santis Sacerdos S. Mercurii.
D. Giuseppe Finella Sacerdote di S. Maria.
D. Francesco Chimenti Sacerdote di S. Mercurio.
D. Antonio Panza Sacerdote di S. Maria .
D. Francesco d’Annuccio Sacerdote di S. Mercurio.
D. Cesare de Luca Sacerdote di S. Maria.
D. Ernando de Santis Sacerdote di S. Mercurio.
Diacono Francesco de Luca Prete di S. Mercurio.
38. Oggi, che sono li venti del corrente mese di Settembre 1703. essendo stato proposto dalli Signori RR. Arcipreti, e Preti sì dell’uno, come dell’altro Clero della Serra di rimettere in virida osservanza la pia, e laudabile costumanza della buona reciprocanza teneasi tra essi Signori de’ Cleri, che era, quante volte però ne fussero stati richiesti, ed invitati, di far gratis, e fenza stipendio alcuno l’accompagnatura con una sol Messa cantata di requie del defonto Padre, e Madre, Fratelli, Sorelle, e Nepoti di qualsivoglia Sacerdote di esse loro Chiese parrocchiali, trasmessa da poco tempo in questa parte contro la carità, ed unione fraterna, senza riflettere, che la discordia è il vero esterminio delle cose, secondo sta registrato ne’ Prov. al 17.Qui meditatur discordias, diligit rixas, e che la pace, e l’unione sommamente piace a Dio, Ego sum Deus pacis, & non afflictionis, e che tra persone Ecclestastiche deve pompeggiare una somma carità fraterna, e che di questa il Signor Iddio si pregia, secondo il detto dell’Aspoflolo S. Giacomo : Fratres diligite alterutrum, a tal effetto oggi predetto giorno congregati in unum nuovamente la riconfermano, e cosi promettono di osservare ad in vicem per l’avvenire, che per cautela delle cose predette hanno di lor proprio pugno sottoscritto la presente conchiusione.
D. Pietro de Cicco Arciprete di S. Maria in Sylvis.
D. Donato de Santis Arciprete di S. Mercurio.
D. Tommaso Augelli Partecipante di S. Mercurio.
D. Antonio Penza Partecipante di S. Maria.
D. Gio: Lionardo dì Virgilio Partecipante di S. Maria.
D. Carlo Egizzio Partecipante di S. Mercurio.
D. Marino d’Aloja Partecipante di S. Maria.
D. Casimiro Samuele Partecipante di S. Mercurio.
D. Domenico Macciochini Partecipante di S. Maria.
D. Donat’Antonio Magnacca Partecipante di S. Mercurio.
D. Primiano Lacivita Partecipante di S. Maria.
D. Onufrio Tartaglia Partecipante di S. Mercurio.
D. Mercurio Politi Partecipante di S. Mercurio.
D. Felice Cepollone Partecipante di S. Mercurio.
39. Essendo nate alcune altre
controversie intorno all’interpretazione de’ suddetti Capitoli, per comune quiete furono fatte le
seguenti.
Per maggior lucidezza delli
casi possono occorrere nella morte de’ Forastieri si
convengono di nuovo li sopraddetti Cleri, e dichiarano, che ammalandosi qualche
Forastiero tanto commorante, quanto adventizio, etiam che abbia decimato ad essi Cleri in
qualsivoglia luogo fuori della Terra, e venendo infermo dentro detta Terra, ed andando
a governarsi in casa di qualche Parrocchiano, si abbia da sagramentare da quella Chiesa
d’ond’è il parrocchiano, e morendo sia il defonto della stessa Chiesa, siccome al
presente è accaduto a Giovanni Micillo del Castiglione, quale ammalandosi nella
Massaria dell’Eccmo Signor Marchese, e venendo nella casa di Fabio Sessa a Terra nuova, è
stato sagramentato, ed essequiato dal R. Clero di S. Mercurio, d’onde è Parrocchiano il
medesimo Fabio, così deciso da Monsignor lllustrissimo Ferrante Apicella
Vescovo di Larino, non intedendosi tal caso per diporto, ed il detto Giovanni
serviva per panettiere nella sopraddetta Massaria.
Di più morendo qualche Oblato, o venendo ammalato dalle Chiese di
fuori di questa Terra s’abbia da sagramentare, ed essequiare dalla
Chiesa della Dignità, ancorché detto Oblato non abbia patente in scriptis,
bastando solamente, che sii al servizio di qualche Chiesa fuori della Terra medesima, conforme è accaduta
all’Oblato di S. Giacomo.
Per maggior chiarezza, e concordia tra essi
RR. Cleri, si sottoscrive oggi 6. del corrente Luglio 1709. comunemente
la presente scritta lettera di decisione per osservarsi il simile comunemente in
futurum.
Io D. Donato de Santis Arciprete di S. Mercurio.
lo D. Carlo Egizzio Partecipante di S.Mercurio.
D. Casimiro Samuele Partecipante di S.Mercurio.
D. Donat’Antonio Magnacca Partecipante di S. Mercurio.
D. Onofrio Tartaglia Partecipante di S. Mercurio.
D. Mercurio Politi Partecipante di S. Mercurio.
D. Marcella Cordili Partecipante di S. Mercurio.
D. Felice Cepollone Partecipante di S. Mercurio.
D. Carlo de Santis Partecipante di S.Mercurio.
D. Pietro de Cicco Arciprete di S. Maria in Sylvis.
D. Antonio Penza Decano.
D. Domenico de Spirito Partecipante.
D. Domenico Macciocchini Partecipante di S. Maria.
D. Michele Gissi Partecipante di S. Maria.
D. Orazio Rota Partecipante di S.Maria.
D. Primiano Lacivita Partecipante di S. Maria.
D. Girolamo Vanomo Alunno dì S. Maria in Sylvis.
Altre Chiese dentro l’Abitato.
40. Dentro l’Abitato, vi sono altre Chiese minori, cioè. La Chiesa di S.Antonio di Padova, eretta nel luogo detto la Covatta vicino la
Casa del fu Dottor Fisico Giuseppe de Sanctis suo Fondatore, come dall’Istrumento della Fondazione del primo di Agosto del
1643. per mano di Notar Carlo Scarizza della Serra, con una Cappellania ad nutum amovibile
de’ suoi Eredi, e Successori. In questa Chiesa vi è un solo Altare dedicato in onore di S. Antonio di Padova, di cui nel
medesimo Altare vi è la Statua di legno.
41. La Chiesa di S. Bartolomeo Apostolo, che nell’anno 1588. fu eretta da
Bartolomeo Molino, siccome
si ha da una Iscrizione in marmo rustico posta in detta Chiesa, che dice :
U. J. D. BARTHOLOMEUS MOLINO
EREXIT, FUNDAVIT, DOTAVIT
ANNO MDLXXXVIII.
Ora però è stata rinnovata quasi da’ fondamenti dal fu D. Lorenzo Facciolla di Serracapriola, che morì Arciprete del Rotello, e fu da noi benedetta l’anno 1728. Vi è il suo Beneficiato col titolo di Abate.
42. La Chiesa di S. Antonio Abate, eretta vicino
la Porta di essa Terra, volgarmente detta la Porta di Basso, non molto distante dalla
Chiesa Matrice di S. Mercurio. In essa vi è la Confraternita di Ecclesiastici, e Laici de’ Principali del luogo, col titolo
de’ Morti coll’uso de’ sacchi di color bianco, e mozzette di color negro, eretta
coll’autorità dell’Ordinario, dal quale furono a’ Confratelli dati li Statuti, e
si dirigge dal proprio Padre Spirituale, il quale si elegge dall’Ordinano vicendevolmente dal numero
de’ Porzionarj dell’uno, e dell’altro Clero : i
suoi beni si amministrano dal Procuratore proprio, il quale si conferma dalla Curia
Vescovile, infieme cogli altri Ufficiali.
43. Di più dentro lo Spedale vi è una Cappella dedicata a
S.Anna, la quale si governa dal Procuratore, il quale
si destina dall’Ordinario del luogo col suo Spedaliere. Egli è posto nella pubblica Piazza non lontano da
Portella, cosi chiamata. Lo Spedale è ben formato colle
stanze bastanti a ricevere i Poveri, e i Pellegrini.
Cbiese fuori dell’Abitato.
44. Una è sotto il titolo della
Santissima Trinità, eretta, e ristaurata ultimamente dalla divozione, e pietà del Popolo, e
si governa da un Romito, per cui vi sono più stanze. Sta situata per la via, che porta a
Chieuti, distante dalle mura di Serracapriola un quarto di miglio in circa. Vi
sono tre Altari. Il Maggiore in onore della Santissima Trinità, bastantemente
provisto: dalla parte del Vangelo vi è l’Altare di S. Maria della Pietà : e dalla parte dell’Epistola vi è quello di S.
Francesco di Paola.
45. L’altra tiene il titolo di S. Maria del Monte, è distante dalle mura
della Terra circa un miglio per la via, che conduce al Ponte del fiume Fortore, ella è Badia antica, e
si trova nel Registro delle Badie, e Beneficj della Chiesa Larinese notato: Abbas
S.Mariae de Monte a Serra. Non abbiamo documento della sua origine ; e
si ha la Bolla della sua unione al Seminario di Larino in carta pergamena dell’anno 1631. al primo di Ottobre fatta dal
Vescovo Persio Caracci. Vi è un Romito con buona abitazione, che la mantiene pulita. Vi è gran
concorso e divozione alla Sagra Immagine della B. Vergine, che ivi
si venera, la quale suole ne’ bisogni di essa Terra portarsi in Processione : e
si vede, che la Madre di Dio si compiace impetrare spesse grazie appresso il Divino Figliuolo.
Ultimamente di
nostro ordine fu riformato il suo Altare all’uso moderno Romano. Di questa
Chiesa ne ha il pensiero, e la cura il Percettore del Seminario pro tempore.
46. Altra sotto il titolo di S. Giacomo Apostolo, la quale è
Grancia della ricca Commenda di S. Primiano della Città di Larino, e
si governa da un Romito, e questa si visita dall’Ordinario.
47. Finalmente vi è un altra Chiesa col titolo di S. Maria Maddalena,
la quale è
posta dentro la Masseria, che possiede il Padrone di Serracapriola.
Conventi di Religiosi diversi.
48. Anche fuori dell’Abitato si veggono due Conventi. Uno di Riformati di S. Francesco sotto il titolo di S. Angelo : l’altro di Cappuccini sotto il titolo di S. Maria delle Grazie, amendue di osservanza con numero competente di Religiosi. Or di questi conviene farne distinto racconto.
Convento de Riformati.
49. Conciossiacché di questo Convento, sua origine, e
stato presente né parla appieno il P. Frat’Angelo di Montesarchio nella
sua Cronistoria della Riformata Provincia di S. Angelo in Puglia alla part.3.
cap.9. ci piace perciò qui trascrivere le sue parole. Nello stesso dilettevole colle,
sessanta passi lontano dalla suddetta Terra di Serra, Feudo della
nobilissima Famiglia d’Avalos, fu da’ PP. Cisterciensi dell’antichissimo
Monastero di S. Maria di Ripalda edificato un Ospizio per comodo de’ loro Religiosi, i quali vi dimorarono dall’anno
1436. fino al 1474. quando con Breve di Sisto IV. Sommo
Pontefice fu dato a1 PP. Osservanti, e ne presero possesso i PP. Cipriano di Troja, e
Samuele di Goglionisi. Fu dalla generosa pietà della Serenissima Famiglia
Gonzaga de’ Principi di Guastalla quasi di nuovo edificato, e nel 1503. interamente perfezionato, e capace a potervi abitare i
Religiosi, siccome riferisce Monsignor Gonzaga : Nicolao V.
Pontif. Max. ad totius Ecclcsiae militantis, & Alphonso Aragono ad
utriusque Siciliae Regni, atque Reverendissimo Aurone
Episcopali dignitate praefulgido ad Laurinae Ecclesiae clavum fedentibus a Christi Nativitate
1436. Patres Cistercienses Monasterii B. Virginis de Ripaldo Accolae, Hospitium quoddam fuis Fratribus excipiendis omnino
accomodum, non procul ab Oppido Serrae construxerant. Quo tamen ab iisdem derelicto, is Rex, qui tunc temporis Neapolitanis
principabatur, & facta sibi a Summo Poncifice Systo IV. facultate, currente
Dominicae Incarnationis anno 1474. a Patribus, & Fratribus Cypriano a Troja, &
Samuele a Goglionisio praeoccupandum, caeterisque hujus Provinciae locis
adjiciendum curavit. Cumque ob ejus incapacitatem comodae Fratrum habitationi non adeo
faveret, ab Illustrissimo Hannibale a Hevara in ejus victoriae, quam de Nemosiano Duce, Generalique totius Gallici exercitus Capitaneo, deque omnibus copiis prope Carinolam anno Domini 1503. retulit
memoriam ex devictorum
spoliis ampliatum, plurimisque Officinis, & pulchra fatis Ecclcfia S. Angelo
dicata,
collustratum extitit: Part.2. orig. Relig. Francisc.tom.2. pag.434. Stabilita la Informa in
questa Provincia, fu questo Convento dagli Osservanti a’ PP. Riformati ceduto, da’ quali è
STato ampliato, ed abbellito in tal guisa, che oggi è uno de’ belli, e magnifici Conventi.
Nell’anno 1700. vi fu costituita l’Infermeria, la quale con nobile semetria, con Dorrnitorj feparati da quelli del Convento, e con buone Officine
osservasi sltuata : ed è adobbata di copiosi arredi, e necessarie suppellettili per
servigio de’ Frati infermi. E colle limosine di persone divote vi fu aperta una buona
Speziaria. Oltre i frati infermi, dimorano in questo Convento circa 16.
Religiosi, ma è capace a potervi abitare più di 30. Contiene una mediocre
Libreria, ma ricca di ottimi libri. E vi è un giardino assai spazioso, e dilettevole, con un pozzo di
buone e abbondantissime acque. La Chiiesa
si va attualmente modernando, e quasi riedificando : e benché ritenesse lo stesso
sito dell’antica , viene costrutta in una guisa assai bella, e divota : e per l’anno vegnente
sarà interamente perfezzionata. Vi è il Deposìto di Monsignor Fra Tommaso
d’Avalos dell’Ordine dePredicatori Vescovo di Lucera : il cui Corpo intero
si conserva in una cassa elevata dal pavimento. La Sagrestia è decentemente ornata di
sagre suppellettili, né vi manca quello, che fa duopo ad una umile pompa Religiosa.
50. Sopra la quale fondazione, e altro notato intorno a questo
Convento, stimiamo dover avvertire all’anacronismo , che prende il Gonzaga volendo, che nel 1436.
fusse Papa Nicolo V. e che fusse Re di Napoli Alfonso I. poiché Nicolo
V. fu eletto nel 1447. e morì nel 1455. e Alfonfo I. fu Re di Napoli
dall’anno 1442. fino all’anno 1458. come
si dice nella Vita di Aurone Vescovo di Larino lib.5. di queste Memorie.
51. Quanto alla Persona di F. Tommaso d’Avalos, fu Vescovo di
Lucera si fa qui memoria, come fu egli fratello carnale del Marchese del
Vasto di Pescara, degno Religioso de’ Predicatori , Cattedratico nell’ Università di Napoli nella Cattedra di Teologia, che
si dice di S.Tommaso in memoria di questo Santo Dottore per avervi anche egli letto. Da Priore, che fu
questo F. Tommaso di S. Domenico Maggiore si adoprò molto, perche S. Domenico
venisse eletto Protettore della Città, e di tutto il Regno. Da Urbano VIII, fu
assunto al Vescovado di Lucera li 24. Maggio 1642. dove con raro esempio di bontà in età giovanile di anni 30. appena compiuti morì nel primo anno
della
sua elezione, che non finì. Il P. Cavalieri nella Galleria de’ Pontefici di quell’Ordine
nella Centur.5. parlando di lui al num.83. dice, che il suo Corpo prima fu riposto nella Cattedrale
del suo Vescovado, e che poi fu trasportato al Vasto nella Sepoltura de’ suoi Maggiori. Questo però è un abbaglio preso anche da Ughellio, dove parla della Vita di questo Prelato tra’ Vescovi di Lucera, e ben si vede ritrovarsi nella Chiesa del suddetto Convento de’ PP. Riformati di Serracaprio la, dove noi l’abbiamo veduto, e
si conserva intero nel suo sepolcro, posto in alto attaccato al muro laterale a man sinistra dell’ ingresso della Porta della Chiesa ; e forsi il P. Cavalieri avrà preso per il
Vasto tutto lo Stato della Casa d’Avalos del ramo del Vasto, che allora
possedeva, come ha posseduto fino a’ dì
nostri questa suddetta Terra di Serracapriola.
52. Rispetto poi alla Chiesa, quale dice il P. F. Angelo da
Montesarchio, che a
suo tempo si andava riformando, e abbellendo, avvertiamo, come già si è totalmente riformata, e abbellita da’
succidumi dell’antichità.
Covento di Cappuccini.
53. Sta egli posto da un miglio in circa lontano dall’Abitato, e a Settentrione di esso in luogo piano, e aperto con fabbriche, e Clausura grande, capace di venti, e più Religiosi, anzi bastevole a celebrarsi il Capitolo Provinciale, le, come più volte si è fatto. La sua fondazione è antica, cioè dell’ anno 1536. e un anno dopo quello di Latino ; tantoché ficcome il Convento di Larino è il primo di fondazione di questa loro Provincia, che chiamano di S. Angelo, cosi egli è il secondo.
54. Per la solita povertà de’ PP. Cappuccini, questo Convento, non solo è comodo, ma anche per la sua Chiesa si rende venerabile a cagione di una miracolosa Statua della Beatissima Vergine , che vi si conserva, della quale il Padre Zaccaria Boverio negli Annali di quella Religione all’anno 1566. così ne parla : Turcae hoc anno cum instructa classe Apuliae littora circumvagantes plerasque Urbes depredati essent ; inter alias Serramcapriolam caede ac incendio devastant. Quo tempore cum Cappuccinorum Monasterio incenso ex his quamplurimi in Ecclesiam irruerunt, variasque Sanctorum Imagines demolirentur, scaelestm quidam devotissimum , ac toti Populo venerandum quoddam Beata Virginis simulacrum districto ense aggressus illud in frustra dissecare conabatur. At Deus Opt. Max. tam sacrilegum scaelus inultum non tulit. Vix nefarius ille Sacram Deiparae Statuam divulsam humi prosternerat ; eum repente Deo ulciscente viribus destitutus vita simul defunctus fuit. Quod cum caeteris terrorem intulisset, inde abscedentes integrum simulacrum reliquerunt. Conventu deinde instaurato, illa Beata Virginis Imago in Ecclesia collocata, tot deinceps miraculis corruscare caepit, ut innumere ferè in ea Tabella appensae, copiosissima Regionis illius incolis Deiparae beneficia collata testentur
Chiese distrutte.
55. Tra esse se ci fa avanti la prima,
come la più vicina a questa Terra, ed è quella, che fu eretta col titolo di S.
Rocco, distante dall’abitato da circa cinquanta passi. Li
suoi vestigj sono in strada, che conduce al Con vento de’ Cappuccini.
56. La Chiesa di S. Silvestro è distante forse due miglia verso Oriente per la strada, che conduce al Ponte detto de Civitate, per il quale
si passa sopra il Fortore da questa Diocesi a quella di Civitate ; e di questa
Chiesa si vedono alcuni miseri avanzi delle sue fabbriche.
57. La Chiesa di S. Giovanni del Vento, o de Vento, sta situata fuori
della Terra sotto Montesicco in
strada per cui si va alla Chiesa di S. Maria di Colloredo, o sia Madonna Grande nel Territorio di Campomarino,
distante da Serracapriola due miglia in circa. Di essa
si vedono pochi vestigj. Ell era antichissima ; e se ne fa menzione cosi nella Bolla di
Lucio
III. dell’anno 1181. come In quella d’Innocenze IV. dell’anno 1254. nelle quali
si nota tra quelle Chiese, che doveano riconoscere il Vescovo Larinese con qualche annuo tributo.
A S. Joannes de Vento libram unam cerae annua pensione, ma per errore
nel
nostro Sinodo si legge de Verno, che vuoi essere de Vento. Nel Registro poi de’
Beneficj di questa
Diocesi si nota : Abbatia S. Joannis de Vento Serraecapriolae. Ella però è
Grancia della Badìa di S. Maria a Pulsano, dittante dal Monte Gargano due miglia, e
questa si possiede attualmente dall’Eminentissimo Signor Card. Pier Luigi Carrafa
nostro particolare Amico, e Padrone. In quella Terra di Serracapriola vi sono versure trecento di
territorio in circa, e molti Canoni, che si pagano in beneficio della Grancia preaccennata.
Di Montesecco luogo distrutto.
58. Questo luogo tra que’ Paesi si appella Montesicco. Andava egli con Cliternia, e in parlarsi di questa Città, si mentova come luogo appartenente alla medesima, come si dice nel cap.4. di questo lib.4. §.Unico. Ora se ne fa qui parola a cagione, che va unito col Territorio di Serracapriola, nel di cui tenimento presentemente sta situato, tiene il nome di Montesecco per esser egli un Monte sterile, e forsi fu Rocca di Cliternia ; né abbiamo altro di sua memoria.
De Giorni Festivi particolari, che si osservano
in questa Terra.
50. Oltre a’ giorni festivi, che si celebrano dalla Chiesa Universale, vi è quello di San Pardo, che si osserva di precetto per tutta la Diocesi ; parimente di precetto la festa di S. Mercurio Martire, la quale si celebra li 25j. di Novembre, come Padrone principale della medesima Terra : e due sono le altre, che si osservano di divozione, cioè di S. Berardino Confessore a’ 20. di Maggio, come di Padrone, meno principale, e di S. Rosalia V. li 4. Settembre.