<dc:title> Monumenti storici ed artistici degli Abruzzi </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Vincenzo Bindi</dc:creator><dc:date>1889</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Monumenti storici ed artistici degli Abruzzi v2.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Monumenti_storici_ed_artistici_degli_Abruzzi/Capitolo_XII&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20200208204527</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Monumenti_storici_ed_artistici_degli_Abruzzi/Capitolo_XII&oldid=-20200208204527
Monumenti storici ed artistici degli Abruzzi - Capitolo XII Vincenzo Bindi1889Monumenti storici ed artistici degli Abruzzi v2.djvu
Non è possibile col lume della storia rintracciare le antichissime origini della Città di Chieti. Girolamo Nicolini [1] è seguace del Gabinio, Gelandio [2], Lenzo [3], Mazzella [4] e di tanti altri nella congettura che Chieti fosse stata edificata da’ Greci dopo la di struzione di Troja; o da Teti Regina dei Palagighi, secondo il parere del Cieco da Forlì; ovvero da’ compagni di Achille, che la chiamarono Teate dal nome della madre di lui. E l’erudito e benemerito uomo appoggia tale sua congettura su di una lapide rinvenuta nel 1640 nel palazzo dell’Arcivescovo Bassi, la quale, secondo Eckel ed Avellino, raffigura la pugna di Teseo col Minotauro, e su di una statua «di Achille a mezzo busto di finissimo marmo e d’esquisitissima architettura, mandata poi dal Preside D.Diego Mendozza a Siviglia, sotto la quale, in versi leonini, ed in caratteri angioini si leggeva:
SUM CAPUT ACHILLIS QUONDAM DOMINANTIS IN URBE
THETIS ET IN VILLIS HOMINUM ME PUBLICO TURBE
ACHILLEM MAGNUM TESTATUR IMAGO FUISSE
OUEM TETIS GENUIT TROJANOS EDOMVISSE
ACHILLIS MAGNI SI VIS COGNOSCERE VULTUM
QUEM TETIS GENUIT, VIDEAS HOC MARMORE SCULTUM [5].
↑V. Camarra. Lucii Camarrae Teatini I. C. ac. V. P. De Teate antiquo Marrucinorum in Italia Metropoli, libri tres etc. Romae 1591, liber io, pag. 65 sq. Il Nicolini (op. c. pag. 3) ridusse in Sonetto toscano l'epitaffio della Testa di Achille, e compose un altro Sonetto col quale Chieti si lagna della testa di Achille riportata in Avignone.