Notizie della vita e degli scritti di Luigi Pezzoli/V. Matrimonio e prime poesie pubblicate

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IV. Condizione politica VI. Colombo, poema immaginato e incominciato a comporre, poi tralasciato
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V. MATRIMONIO E PRIME POESIE PUBBLICATE.


L’età e l’ingegno del Pezzoli, non trovavansi allora, a dir vero, in sul primo fiorire; l’animo e la mente di lui erano rimasti di già impressionati dal marchio della cessata dominazione; aveva imparato nelle società, tra le quali eragli stato forza di comparire, a conoscere l’importanza di certe sproporzioni intromesse tra gli uomini dalla fortuna e dalla consuetudine, cui non è dato nè alla virtù nè all’ingegno di ragguagliare, nel concetto almeno dei più; e i nuovi legami di [p. 177 modifica]marito che da qualche anni gli avevano reso più necessario l’altrui favore, non che ritorlo alle prime abitudini del paziente obbedire, sempre più ve lo incatenavano. A ciò che io dico non fanno contro i pochi versi di que’ così detti patriottici, consacrati a cantare una patria di pochi mesi, e che sono de’ primi, se propriamente non furono i primi, che pubblicasse il Pezzoli.

Composti furono a quella guisa che ad ogni singolare avvenimento del suo paese dedicò le sue rime, come, a stagione più tarda, nel 1814, le canzoni per la liberazione del blocco, e i sonetti sopra il temuto cholera nel 1832. Stampati vennero i versi suddetti da quell’amico della sua giovinezza, il dottore Giuseppe Scoffo, che, più ardente del Pezzoli nelle proprie opinioni, più di lui ricco di varia dottrina, gli cedeva di gran mano nella pratica degli studii e nella correzione del gusto. In questo libretto (Amori democratici dei cittadini Giuseppe Scoffo e Luigi Pezzoli, al cittadino Giannandrea Spada. Venezia, Santini. Messidoro, 1797) è notabile il modo tenuto dai due giovani poeti di comporre in comune, per modo che, tolte due odi saffiche che recano ciascuna il nome del proprio autore, non puoi attribuire piuttosto ad uno che ad altro di loro veruno dei componimenti. È inoltre considerabile in queste poesie la moderazione de’ sentimenti, insolita veramente a quella stagione d’inconsiderate speranze. Anzichè far voti di sangue all’albero cresciuto fra i nembi, si contentavano [p. 178 modifica]d’innestarvi qualche ramoscello di pacifico mirto, cantando tra l’ebbrezza comune i giovanili delirii delle loro anime. Anche dal lato del gusto, se in questi versi non sono da commendare gran fatto l’eleganza delle frasi e la squisitezza del numero, non trovi nemmeno da censurare quella stravaganza d’immagini e quella improprietà di dizione ond’erano ammorbate pressochè tutte le scritture a quel tempo. Dirò anzi che fino da questi primi esperimenti, traverso ancora la servilità di alcune imitazioni, l’inesattezza del linguaggio, e la puerile intemperanza de’ concetti, poteva l’accorto lettore indovinare non poca felicità di naturale per l’ingenuo e caldo poetare.