Notizie sull'osservatorio di Brera in Milano
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L’Osservatorio (o Specola astronomica) di Milano, collocato nell’angolo Sud-Est del Palazzo di Brera, ebbe origine nel 1760 per opera e per impulso dei PP. Pasquale Bovio e Domenico Gerra, lettori nel Collegio dei Gesuiti: e fino al 1773 fece parte di tal Collegio e fu considerato come proprietà di esso. La fabbrica dell’Osservatorio data dal 1764, e fu eseguita sotto la direzione e in parte anche con elargizioni del P. Boscovich. Primo direttore ne fu il P. Luigi La Grange (da non confondersi col celebre matematico di questo nome), il quale tenne tale ufficio fino al 1777, secondato dagli allievi P.P. Francesco Reggio ed Angelo Cesaris. Al P. La Grange si deve il cominciamento della lunga serie di osservazioni meteorologiche, che dal 1.° gennaio 1763 furono continuate per più d’un secolo fino al giorno d’oggi. Nel 1773, essendo stato soppresso l’Ordine dei Gesuiti, l’Osservatorio diventò proprietà dello Stato, e ricevette una nuova organizzazione. Nel 1775 incominciò la pubblicazione annuale delle Effemeridi astronomiche, di cui cento volumi uscirono in luce per tutto un secolo fino al 1874. La Specola fin da quel tempo fu in possesso di vari pregevoli strumenti, fra i quali sono da commemorare un quadrante murale e un sestante di Canivet, e un telescopio a riflessione di Short con micrometro obbiettivo a lente bipartita. Nel 1775 giunse a Milano il settore equatoriale di Sisson, che servì fino a questi ultimi anni per le osservazioni fuori del meridiano, specialmente dei piccoli pianeti e delle comete. Nel 1786 fu ordinato, per ufficî del P. Boscovich, un altro quadrante murale di Ramsden di 8 piedi di raggio, e fu dato ad Oriani (allievo della Specola fin dal 1776) l’incarico di portarsi in Inghilterra per conferire coll’artefice, e prendere ad un tempo conoscenza degli ultimi progressi fatti nell’Astronomia dalle estere nazioni. Dopo il ritiro di La Grange, avvenuto nel 1777, la somma delle cose passò tutta nelle mani dei tre amici e colleghi, Reggio, Cesaris e Oriani, fra i quali praticamente non rimase più alcun indizio di una differenza di grado, e che tutti col loro vario ingegno e con indefesso lavoro portarono l’Osservatorio di Brera a quell’alto grado di celebrità di cui esso poi godette per molti anni. Appena si può dire che vi fosse una classe di osservazioni astronomiche, che allora non si facesse. Oriani poi, il quale al genio dell’osservazione congiungeva anche quello delle più alte speculazioni analitiche, non tardò a penetrare nei segreti della Meccanica Celeste, che in quel tempo La Grange e La Place venivano svelando, e nel 1785 già lo troviamo occupato a stabilire l’orbita e le tavole del pianeta Urano, scoperto da Herschel nel 1781: indagò le perturbazioni di questo e di Saturno e di Marte, del quale ultimo presentò a Bonaparte le tavole perfezionate nel 1801. Nel 1786 i tre astronomi furono incaricati di formare una carta dello Stato di Milano simile a quella che i Cassini aveano terminato per la Francia. A questo fine misurarono una base lungo il Ticino fra Somma e Nossate e fecero una triangolazione per coordinare i rilievi parziali dei geometri topografi. La carta fu finita nel 1796, nella scala di 1 a 86,400 ed uscì disegnata dal geometra Pinchetti ed incisa dai valenti fratelli Bordiga.
Caduta la Lombardia sotto il dominio francese, fu ordinato agli astronomi d’estendere quest’opera anche alle regioni che non formavano parte dell’antico Stato di Milano. Una triangolazione di primo ordine, assai più esatta che la precedente, fu estesa da Novara a Bologna; e molti rilievi particolari furono eseguiti dal 1803 al 1806. Questo lavoro fu poi continuato dagli Ingegneri geografi francesi e dall’Istituto geografico Militare, che fu creato in Milano al declinare del dominio napeleonico; e servì poi di base alla gran carta del Lombardo-Veneto e a quella del ducato di Parma, pubblicate da quell’Istituto.
Nel 1805 morì il P. Reggio e gli fu surrogato Francesco Carlini, il quale già fin del 1797 era fra i collaboratori della Specola. Egli ed Oriani e Cesaris, malgrado le occupazioni della carta non interruppero le osservazioni astronomiche, e nei primi anni del secolo corrente attesero molto alle osservazioni ed alla teoria di Cerere scoperta poc’anzi da Piazzi, e degli altri tre piccoli pianeti trovati da Olbers e da Harding. Carlini cominciò pure in quel tempo i suoi lavori sulle tavole del Sole e sulle refrazioni astronomiche, che lo resero giustamente celebrato. Nel 1810 la Specola fu arricchita di due strumenti capitali, l’uno e l’altro usciti dell’officina del celebre Reichenbach; e furono l’istrumento dei passaggi e il grande Circolo moltiplicatore, che, servirono alle osservazioni quasi per 50 anni.
Negli anni 1821-28 fu intrapresa e condotta a termine la grande operazione geodetico-astronomica, detta misura del parallelo medio, nella quale gli astronomi di Milano, e specialmente Carlini, ebbero una parte molto importante.
Essendo passati a miglior vita Oriani e Cesaris nel 1832, Carlini fu nominato Direttore, e qualche tempo dopo fu chiamato all’incarico di secondo astronomo Paolo Frisiani: il primo dei quali rimase in carica fino alla sua morte avvenuta nel 1862, l’altro prestò servizio nell’Osservatorio fino al 1860. L’Osservatorio si trovò allora arricchito del cospicuo legato fattogli da Oriani di L. 200,000. In questo tempo si cominciò ad insegnare l’astronomia nella Specola sotto forma di lezioni. Ma i principali allievi, che uscirono da Brera, appartengono ad un periodo anteriore, in cui non colle lezioni, ma coll’esempio e col consiglio Oriani e Carlini guidavano i giovani volonterosi, che volevan consacrarsi a questo arduo studio. Sotto la guida di quei due valorosi maestri si formarono Carlo Brioschi, Giuseppe Brupacher, Giovanni Santini, Giovanni Inghirami, Giovanni Plana, Ottaviano Fabrizio Mossotti, Gabrio Piola ed altri parecchi, i quali illustrarono il loro nome per tutta Italia o nell’astronomia, o nelle operazioni geodetiche, e nell’insegnamento della fisica e della matematica.
Nel 1835 si cominciò a lavorare col Circolo meridiano di Starke, opera piuttosto mediocre, uscita dall’Istituto Politecnico di Vienna: il quale istrumento ancora oggi e in uso, in difetto di altri migliori della medesima specie. Primo ad usarlo fu Carlo Kreil, tedesco, il quale servì nell’Osservatorio con molto zelo e con molta intelligenza durante gli anni 1831-39, e introdusse nell’Osservatorio di Milano le osservazioni del magnetismo terrestre. Gli successe Roberto Stambucchi, che profittò del suo esempio e delle sue istruzioni, e diventò pur egli un osservatore valente.
Nel 1835 fu pure data una grande estensione alle osservazioni meteorologiche, le quali prima si facevano solo due volte al giorno. A questa parte attese specialmente l’allievo Giovanni Capelli che servì nell’Osservatorio per cinquant’anni, dal 1827 al 1877.
A Carlini nel 1862 fu surrogato il presente Direttore, a Frisiani poco dopo fu surrogato il presente secondo astronomo. Nel 1862 il Governo Nazionale concesse alla Specola un refrattore di Merz di 22 centimetri d’apertura, con cui si attese e si attende specialmente, alle osservazioni delle stelle doppie e allo studio della natura fisica di alcuni pianeti. Nel 1878 il Governo stesso decretò che in Brera si erigesse un altro refrattore molto più grande di 49 centimetri d’apertura, che ora è in costruzione, e in occasione del suo collocamento molte addizioni si faranno alla fabbrica della Specola. Nel 1874 si cessò l’edizione delle Effemeridi annuali e si cominciò la serie delle Pubblicazioni dell’Osservatorio di Brera, di cui sono ora pubblicati 16 numeri e contengono i risultamenti degli studi e delle osservazioni che vi si vanno facendo. Questi studi comprendono, oltre all’Astronomia, anche la Geodesia (specialmente d’Italia), la Meteorologia e il magnetismo terrestre. Campo vastissimo, a ben coltivare il quale non uno, ma quattro Osservatorî sarebbero necessari1.
Note
- ↑ Cenni più completi sull’Osservatorio di Brera e sul suo stato presente si trovano nella pubblicazione fatta nel 1880 per cura della Società Storica Lombarda, col titolo: Gli Istituti scientifici, letterari ed artistici di Milano, p, 325-354, dalla quale furono estratte le notizie qui sopra riferite.
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