Novelle (Sercambi)/Novella CXII

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Novella CXII

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Novella CXI Novella CXIII
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CXII


L>a dilettevole novella senza disagio condusse la brigata a Bertinoro, dove il preposto comandò che alquanto si danzasse e dapoi una piacevole canzone si dicesse, in questo modo:

«Tra tuo fugir el mio seguir sarà
se male o bene amor a me darà:
se tu in fugirmi arai ben lève pè,
in te seguir più ch’altro lève arò.
Fugge se sai, che infine i’ pur t’arò
se per affanno vincer posso te.
O tu, donna, fammi che amor né fé
contro a te lor nimica non porà».

E ditta, <il proposto disse che> andassero a cenare e dapoi a posar si vada fine alla mattina che levati furono; dove il proposto comandò a l’altore che una novella dica fine che giunti seranno a Ravenna. Il quale per ubidire disse: «A voi, giudici che arete a dare sentenzie, quando giustamente giudicate sete molto commendati, e faccendo il contrario sete biasmati; ad exemplo dirò una novella, in questo modo:

DE JUSTO JUDICIO

Indella terra nostra signoregiata da’ pisani fue un nostro lucchese: non sapendo far arte prese a comprare proventi.

A>l tempo che la nostra città di Lucca era da’ Bergolini di Pisa signoregiata, era in Lucca uno cittadino nomato Johanni Tedaldini, il quale non avendo né sapendo arte neuna stava in [p. 492 modifica]sul comprare proventi, e di tale officio si vivea posto che pogo frutto innell’ultimo ne facesse. Nondimeno, lui avendo comprato il provento del bagno a Corsena, del mese di magio andò il ditto Johanni al bagno per riscuoter denari per poter le paghe fare. Et avendo riscosso, tra fiorini e moneta, fiorini lxxxx, quelli in una valigetta che avea li misse e dirieto al cavallo la puose.

E venendo verso il Borgo a Mozzano per venire a Lucca, corno giunto fu presso al Borgo, tra il Ponte a Chifenti e ’l Borgo, la ditta valige li cadde senza che Johanni di niente s’acorgesse. Una donna di Cerreto, portando a uno suo marito nomato Landra merenda al campo, la ditta valige trovò et a Landra la portò dicendoli: «Io ho trovato questo cuoio innella strada». Landra disse: «Lo mette costì che io me ne farò fare un paio di calzarotti». E diessi a mangiare.

Johanni Tedaldini, che giunto è al Borgo, e non vedendosi la valige, prese uno famiglio del vicario et indirieto tornò domandando chi trovava se trovato <avesse> una valige sua in che erano fiorini c. Rispostoli di no, pervenne dove Landra lavorava colla donna, e domandatolo della valige, Landra dice: «Io non so che valige vogliate dire. La donna mia trovò questo cuoio innella strada et a me l’ha aregato, et io me ne volea fare un paio di calzarotti». Disse Johanni: «E’ ci dé esser dentro c fiorini in oro e moneta». Landra dice: «Se vi denno esser voi ve li troverete, però che io non l’ho tocca». Johanni apre la valige et innomerò li denari in presenza del famiglio del vicaro; e trovato che’ fiorini lxxxx erano, Johanni subito disse: «Ladro, tu m’hai rubato x fiorini! Io ti farò apiccare per la gola o tu quelli fiorini x mi rendi!» Landra giura non averla toccata. Giovanni con minacce grandi lo prende, legandoli le mani, dicendo al famiglio: «Conducelo al Borgo dove il vicario mi darà più fanti per menarlo a Lucca, e come ladro apiccar lo farò». Landra, non valendoli scusa, si lassa menare.

E giunti al Borgo, dove Johanni narra che Landra li abia furato x fiorini, e con furia chiese alcuno famiglio che Landra a Lucca conducessero. Lo vicario lei concedéo, e così n’è menato a Lucca Landra. [p. 493 modifica]

E come funno a Rivangalo, dove trovonno uno di Valdottavo nomato Mortaio, il quale, essendoli caduto una poltruccia innel fango carica di legna, prega Johanni Tedaldini che li faccia aitare cavare la poltruccia del fango; Johanni comanda a Landra che li aiuti. Landra prende la coda e Mortaio il capo, e per forza del fango la cavano. Et innel tirare che Landra fece, la coda della poltruccia li rimase in mano perché la poltruccia era tutta rognosa. Di che Mortaio, vedendo guasta la sua poltruccia, con uno bastone vuol dare a Landra in sulla testa. Johanni gridando disse: «Non fare, però che a me ha furato x fiorini et ora a te ha fatto questo danno; io lo meno a Lucca dove serà di tutto punito e tu verrai meco». Mortaio scaricò le legna e colla poltruccia se ne va con Johanni.

E come funno alle Grotte di Aguilea, Landra che dinanti malanconoso andava, non avedendosene si scontrò in uno cavallo sopra del quale era madonna Spinetta, donna di messer Bartolo Maulini; lo qual cavallo, spaventando, la ditta donna caddere fe’ per si gran forza che, essendo gravida di vi mesi, quine alla presenza di tutti si disertò in uno fanciullo. Messer Bartolo, che vede la donna sua a tal condizione e la creatura morta, tratto la spada per voler percuotere Landra, e dato li arè’ se non che Johanni disse: «Deh, messer, non faite, però che a me ha furato x fiorini et a costui ha guasto la poltruccia, et ora ha fatto a voi questo: se mille vite avesse è degno di morte! E però noi a Lucca lo meniamo». Messer Bartolo rimessa la spada innel fodro e fatto portare la donna sua a Sesto, e con Johanni ne viene verso Lucca per fare punire Landra, minacciandolo di continuo di farlo apiccare.

Landra, che si vede a mal partito, parendoli sempre esser alla forca, diliberò per altro modo voler morire o mettersi alla ventura; e pensò fra sé: «Quando io serò in sul Ponte a Moriano io mi gitrò innel fiume: o io v’afogherò o io campo, ché dietro costoro venire non mi potranno». E come pensò misse in effetto: che giunti in sul ponte, quanto più tosto potéo e’ innel più cavo si lassò cadere. Or che dirò qui della fortuna? Che mentre che Landra si gittò innel fiume, uno fratello del Povorella da Moriano pescando in una barchetta sotto il ponte avendo messi certi [p. 494 modifica]tramagli, Landra in sul collo il percosse per sì gran forza non acorgendosene, che il ditto morìo. Lo romore grande, Polverella, che sente il fratello essere morto, con una lancia trasse a fiume, dove Landra se ne sarè’ andato, ma l’occupazione del Polverella lo fe’ riprendere. E volendolo pure uccidere, Johanni e messer Bartolo narrandoli quello che fatto avea, disseno che co’ loro n’andasse a Lucca e non volesse fare elli quello che la giustizia far dé. Lo Polverella mosso, è venuto colli altri a Lucca dove Landra stimò subito dover esser fatto impiccare.

E giunti il giorno di una domenica a Lucca et andati in Castello dove trovonno li rettori di Lucca — pisani, nomati messer Piero del Lante, Benenato Cinquini, Ugo di Guatto — , li quali, come viddeno Giovanni e messer Bartolo e li altri, dissero tra loro: «Che vorrà dire?». Et essendo dinanti alla loro presenzia, Johanni cominciò a dire, fatta prima la debita reverenza: «Voi sapete che io hoe comprato la gabella del bagno; et essendovi andato, avea riscosso fiorini c tra oro e moneta, e quelli in una valige missi. E venendomene, la valige mi cadde e costui la trovò; e ritornato arieto, trovai la valige serata e non vi trovai che lxxxx fiorini dove c doveano essere: e però costui me n’ha furati x, che merita morte, e per questa cagione ve l’ho qui condutto».

Li rettori, udito Johanni, dissero: «O voi altri, che volete dire?» Mortaio dice: «Io avea questa mia poltruccia in soccio: et essendomi caduta innel fango, chiamando aiuto, questo malvagio di rabbia prese la coda e per tal forza tirò che, cavato la poltruccia del fango, la coda in mano li romase. E sono disfatto di tal cosa; e se non che Johanni non mi lassò fare, io l’arei dato d’uno bastone in sul capo, tale che l’arè’ cara comperata».

Li rettori, voltatosi verso messer Bartolo, disseno: «O voi, messer Bartolo, che volete dire?» Lui rispuose dicendo: «Voi sapete io esser difettuoso di gotte, et ogni anno uso il bagno a Corsena et a me lo trovo finissimo; e per esser ben governato vi meno la mia donna. Di che, andando oggi verso il bagno e la donna meco in s’uno cavallo assai potente, questo ghiottoncello venendo incontra al cavallo della donna, il cavallo aombrò: la donna cadde e d’uno fanciullo si disertò, che gravida era di vi [p. 495 modifica]mesi. Di che io l’arei morto, se non che Johanni mi disse quello avea fatto a loro; mi temperai che già avea la spada nuda sopra il suo capo».

Lo Polverella non spettò che li rettori lo domandasseno, ma gridando disse: «Signori, fatemi ragione di questo ladroncello che ha ucciso un mio fratello che in una barchetta andava per lo fiume pescando: costui, gittandosi per iscampare da costoro giù dal ponte, cadde a dosso a mio fratello; e subito si morì. Et io colla lancia l’arei passato, se non che costoro mi disseno tanto che io non l’uccisi e co’ loro me ne sono venuto».

Li rettori, avendo inteso tutto ciò che hanno ditto, domandato Landra, di parte in parte rispuose: «Prima, che niente di quella valige toccato hoe, che se avesse quella aperta, et avendovi trovati quelli fiorini non l’arei mai apalesata né non m’arè’ trovato a lavorare; ma perché io non l’apersi, li rendei. Al fatto della poltruccia, io puramente l’aitava, ma essendo la poltruccia fitta innel fango per modo che uscir non ne potea et anco perché ella è tutta rognosa come vedete, la coda in mano mi rimase; e fu’ne dolente, ma per ben fare non debbo mal ricevere. Di questo gentiluomo, che la donna sua s’è disertata m’incresce, ché essendo giudici (come mi par che sia), che sempre denno esser savi, che consigliano altrui e loro consigliar non sanno: a dire che avendo sì bella donna et essendo di vi mesi gravida, a non procacciarle uno ambiante cavallo e pacifico, ma il cavallo rigido et aspro fatto l’ha cavalcare; che serè’ vasto ch’ella fusse stata Orlando a tal cavallo che ’l marito li acattò! Che mi parve quando lo viddi mi volesse mangiare, e di paura mi tirai indirieto e non lo toccai. E della donna e del fanciullo m’incresce che tanta pena hanno sostenuto senza lor colpa, che serei contento che messer Bartolo fusse stato in luogo di ciascuno di loro. Di quello che ’l Polverella dice, che morto sia il fratello, dice vero; ma più me ne incresce a me che a lui, però ch’elli era mio compare, e quando il Polvorella lo scacciava io lo ritenea in casa. E se io avesse pensato che lui in fiume fusse stato, l’arei chiamato, che penso che delle mani di questi che qui m’hanno menato m’arebe cavato. Ma vedendomi a mal partito, diliberai di volere per [p. 496 modifica]qualche modo campare: mi gittai e venni a cadere a dosso al mio caro compare; che se non che il Povorella colla lancia mi volea uccidere, come io cognovi il mio compare, ancora l’arei in parte campato. Ma tanto vi dico, se avenisse che io campasse, debo per l’anima del mio compare andare a visitare San Jacopo di Galizia; e se muoio mi farò guidare a coloro che guidano l’anime in luogo dove il mio compare ritroverò».

<Li rettori>, udite le savie risposte di Landra, ristretti insieme conchiuseno non dover morire. E perché videno Johanni esser stato principio di tutti quelli mali, pensonno a lui dare il botto del danno et a li altri con bel modo farli contenti. E dato tra loro che messer Piero risponda, chiamonno tutti dicendo che piaccia loro star contenti di quello giudicheranno. E cominciando prima da Johanni, disse: «Noi cognosciamo voi dire sempre vero in tutte vostre cose, e però pensiamo che innella vostra valige dovesser esser fiorini c come dite». Giovanni disse: «Sì». «E pertanto dichiariamo la valigia de’ fiorini lxxxx non esser la vostra». Et <a> Landra la dienno, dicendoli: «Se persona ti darà i segni che sua sia la rende, altramente per te la ritiene». Johanni dice: «Io ne vo’ innanti lxxxx che neuno». Messer Piero dice: «Vàe e quella de’ fiorini c ritrova, né altro sopra di te si dice».

E chiamato Mortaio, disse: «Poi che Landra la coda li trasse, ti dico che tanto la pasca e tegna fine la coda ara messo, et allora te la rende». Mortaio dice: «Innanti la vo’ senza coda che senza capo averla». Li rettori contenti liberonno Landra dell’amenda.

E voltatosi messer Piero a messer Bartolo, parlandoli per legge allegandoli il digesto d’uno di Mugello, Bartolo, e Martino Sinimanvi e tutti i codichi, che Landra non era incorso in alcuna pena: «Ma per sodisfazione della cosa perduta, dichiamo che tanto tegna Landra madonna Spinetta seco che di vi mesi la dia gravida a messer Bartolo»; <Bartolo>, avendo intese le leggi e la ragione, e per tal motto quello che avea ditto messer Piero, fu contento d’aversi la donna tale quale era.

E chiamò il Polverella, dicendo: «Tu puoi comprendere se Landra era tuo nimico o di tuo fratello; e se per campare questo è divenuto, non resta però che ’l tuo fratello non sia morto. E poi [p. 497 modifica]vedi che per l’anima di tuo fratello dispuone ad andare a San Jacopo, dovresti star contento; e se a questo non se’ contento, dichiamo che Landra sia menato al Ponte a Moriano et innella barchetta stia dov’era il fratello, e ’l Polvorella del ponte si lassi cadere; e se lo può uccidere lo faccia senza pena». Il Polvorella udito tutto disse: «Di vero Landra è stato nostro amico, né miga credo che ’l mio fratello volesse uccidere né io non debo la sua morte desiderare; e però, se promette d’andare per l’anima di mio fratello a San Jacopo, li perdono tutto». Landra promisse. E licenziati, tornò a casa Landra ricco, né mai sentìo freddo a pisciare; e fatto suo voto, ritornò a lavorare, dandosi piacere.

Johanni Tedaldini, per la perdita de’ fiorini lxxxx, fu sempre povero. Cosi si morìo, e sempre da tutti il giusto giudicio dato per li rettori fu pregiato.

Ex.º cxii.