Novelle orientali/IX. I due Astrologhi

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IX. I due Astrologhi

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IX.


I due Astrologhi1.


Trovavasi in Bagdad un astrologo molto celebre, il quale avea nome Abu-Meachir: non vi era giro o movimento di cieli che gli potesse sfuggire dagli occhi, nè poteano darsi apparenze di pianeti così straordinarie che fossero a lui nuove: conosceva le cose più occulte, e solo dando una occhiata agli astri, predicea l’avvenire: sapea di più a fondo tutta le misteriose maraviglie della cabala, e non manco era profondo maestro in geomanzía. Era questo sapientissimo filosofo congiunto in istretti legami di amicizia con Numan, favorito del Califfo Arun-Errechia. Ebbe questo cortigiano la mala fortuna di cadere in disgrazia del suo signore, il quale si era risoluto a farlo morire. Veggendo Numan la sua vita trovarsi in estremo pericolo, cercò rifugio in casa dei suo amico astrologo, e ne lo richiese di soccorso. A me sarebbe cosa facile sottrarvi alle ricerche del Califfo, gli disse Meachir, se a’ fianchi di cotesto principe non vivesse un astrologo, la cui sapienza mi fa grandemente temere. Tentiamo tuttavia di far sì, che il suo sapere non abbia effetto, e procuriamo ch’egli non possa scoprire il luogo della vostra [p. 245 modifica]dimora. Così detto, allogò in una gran caldaja di rame un mortajo di oro riverso, sul fondo della quale fatto sedere Numan, empiè la caldaja di sangue.

Dappoichè il Califfo ebbe fatto rintracciare Numan in ogni luogo senza frutto veruno, ebbe finalmente ricorso al suo astrologo, e gli diede ordine che scoprisse col mezzo dell’arte sua in qual luogo il reo si fosse fuggito e celato. L’astrologo del Califfo dopo varie osservazioni gli disse: Colui, del quale voi cercate, signor mio, si sta ritirato in una isola d’oro, posta in mezzo ad un mare di sangue, e cotesto mare è circondato da muraglie di rame. Arun, il quale non avea udito mai far menzione di così fatta isola, si credette che per quella volta l’astrologo si fosse ingannato.

Ma disperatosi del potere mai più ritrovare Numan, mandò fuori voce che gli concedeva la grazia, e dichiarò ch’egli potea oggimai presentarsi a lui senza timore. Numan, affidatosi alla parola di Arun, ritornò alla corte: e non sì tosto fu veduto dal Califfo, che questi gli domandò in qual forma avesse potuto salvarsi con tutte quelle esatte ricerche che erano state fatte di lui. Avendogli il cortigiano narrata la cosa appunto com’era passata, il Califfo con sua molta maraviglia riconobbe allora la somiglianza delle osservazioni del suo astrologo coll’isola, nella quale Numan si era salvato.

Note

  1. I Maomettani hanno avuto sempre ed hanno tuttora una somma fiducia nell'astrologia giudiciaria.