Novellette e racconti/LXXIV. Si narra come un povero Giovane si liberò dalla tristezza cagionatagli da una vincita al lotto

Da Wikisource.
LXXIV. Si narra come un povero Giovane si liberò dalla tristezza cagionatagli da una vincita al lotto

../LXXIII. Si narra come una Giovane si vendicò di un Avvocato linguacciuto che si era fatto beffe del fratello di lei ../LXXV. Gli Scrittori plagiarj IncludiIntestazione 29 novembre 2013 100% Da definire

LXXIV. Si narra come un povero Giovane si liberò dalla tristezza cagionatagli da una vincita al lotto
LXXIII. Si narra come una Giovane si vendicò di un Avvocato linguacciuto che si era fatto beffe del fratello di lei LXXV. Gli Scrittori plagiarj
[p. 133 modifica]

LXXIV.


Si narra come un povero Giovane si liberò dalla tristezza cagionatagli da una vincita al lotto.


Un giovane servidore, da me conosciuto di buon animo e povero quanto possa essere uomo, cercando ogni onesta via di avere danari, tentò più volte se egli poteva arricchire per via del lotto. Io l’ho più volte udito a narrare sogni; spesso mi mostrò numeri datigli da donne e da uomini; mi disse ragioni, e fece conti sicuri che doveano uscire; poi, non so per qual ragione, non uscirono, ed egli ne vivea ingrognato per una settimana, finchè gliene venivano dati di nuovi per l’altra estrazione, chè allora tornava a sperare e diveniva contento, pascendosi la mente di quello che dovea essere; finalmente ebbe tanta ventura, che il giorno de’ ventiquattro del mese [p. 134 modifica]presente vinse quarantacinque ducati. Gli riscosse, ma non parve che se ne avvedesse: gli ricevette come una statua, non se ne rallegrò; rimase pensoso e poco parlava con alcuno. Incominciò a non dormire la notte, a far conti sulle dita il giorno, a non rispondere se uno gli favellava, a fare ogni cosa alla riversa, e in somma parea che fosse vicino ad impazzare. Quando l’altra notte levatosi dal letto, ne andò all'uscio del padrone e picchiò. Il padrone mezzo sbigottito chiede: Chi è là? Son io, risponde il servo. E che diavol vuoi tu a quest’ora? ripiglia il padrone. Io vi prego, disse l’altro, per carità, o che voi vi prendiate questi danari subito, o che voi mi diciate quello che io ne debba fare, perché io sono vicino a dar la volta al cervello: io non ho mai avuti tanti pensieri nel tempo in cui non avea un quattrino. Il padrone quietamente gli suggerì che andasse a letto e procurasse di dormire per quella notte, che la mattina gli avrebbe data la norma di quello che avesse a fare de’ suoi tesori e che non ne dubitasse. Ma non potendo egli chiudere occhi, nè tanto indugiare che si levasse il padrone; uscito per tempissimo di casa, incominciò a darne a quanti poveri riscontrò per la via, convitò non so quali amici all'osteria, mangiò, giuocò e bevette assai contento, e ritornò a casa in sul far della sera senza un quattrino; dove rimproverato dell’essersi senza licenza allontanato da casa, pregò il padrone che gli perdonasse, e gli disse che avea ciò fatto per liberarsi da uno de’ più gravi pensieri del mondo, e da una malinconia che lo avrebbe guidato alla sepoltura.