Novellette ed esempi morali (Bernardino da Siena)/La pace

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La pace

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Carità, elemosina, amicizia Amore coniugale
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LA PACE


I.


Ell’è tanto utile cosa questa pace! Ella è tanto dolce cosa pur questa parola pace, che dà una dolcezza a le labra! Guarda el suo opposito, a dire guerra! È una cosa ruvida tanto, che dà una rusticheza tanto grande, che fa inasprire la bocca. Doh, voi l’avete dipènta di sopra nel vostro Palazo, che a vedere la Pace dipènta è una allegreza. E cosí è una scurità a vedere dipènta la Guerra dall’altro lato.1 Hai a memoria quando Idio fece la guerra colle criature del mondo, quello che egli fece? Egli uccise tutte le criature del mondo, salvo quelli che erano nell’arca; e’ quali salvò perché crescessero e multiplicassero a rèndargli gloria. E non sapendo Noè che Idio fusse anco rapacificato co la natura umana, mandò la colomba fuore, e volontà di Dio fu che ella ritornasse all’arca coll’ulivo in bocca, dimostrando che elli aveva fatto pace con lei per la umilità di Noè. E però colui che è in peccato, è sempre contra a Dio, e colui che s’aumilia, è sempre con Dio. [p. 98 modifica]E però vi dico, vi dico per parte di Dio, che niuno none stia ostinato a non volere perdonare, ma tutti con perfetta umilità chinare el capo per amore del suo Criatore.


II.


Io ho una tela grandissima di genti che sono in guerre, di mogli con marito e di marito con mogli; e simile, anco di molte altre persone, ché credo avere uno fascio di scritte, di memorie, di questioni che sono fra cittadini, l’uno contra a l’altro. E però se io non potrò fare fare le paci particolari, parlaremo de le generali, e potrai nel mio dire comprendare per l’una e per l’altra. Doh; cittadini miei, rabbracciatevi insieme; e chi ha ricevuto ingiurie, perdoni per l’amore di Dio, e in questo dimostrarà di voler bene a la sua città. Hai l’essemplo della vita di Cristo; sempre disse: pace; non trovi che niuna cosa tanto teneramente raccomandasse, quanto la pace....

Cittadini miei, io vi predico pace, io vi raccomando la pace. O voi che avete buona volontà, non vi tirate adietro, seguitate questa pace per l’amore di colui el quale ve la raccomanda. Fate che ’n voi sia sempre perfetto amore e perfetta carità. Sapete voi perché io indugio quasi dietro dietro questa predica de la pace? Solo perché avendo voi veduto da prima i pecati che voi fate, e dimostrato la pena che Iddio darà a chi sta in ostinazione questa poi suole commuovare i cuori e conduciarli a piegarsi inverso coloro che hanno fatte le ingiurie, e fannoli rapacificare. Ma chi [p. 99 modifica]è in ostinazione, sta male el fatto suo. Questi cotali non gustano e non intendono li Comandamenti di Dio. In malevolam animam non introibit sapientia: Ne la malivola e pessima anima non entrerà questa sapienzia de la pace, — che ben cognoscono che ella è utile e santa cosa, ma per malizia non vogliono udire nulla. Ma in quelli che so’ di Dio, sempre vi granisce e germoglia, però che elli si piega a la ragione e al detto de’ dottori e la volontà di Dio e a quella che comanda la santa Chiesa, e volentieri si conduce a udire di queste tali prediche, e volentieri le mette a effetto, e cognosce che il nostro dire è santo e buono e utile a chi è del numaro de li eletti da Dio. Vuoi vedere se Iddio s’ingegnò sempre ch’e’ suoi usassero questa virtú de la pace? Non disse egli ai suoi discepoli: In quamcunque domum intraveritis, primum dicite: pax huic domui. Quando voi entrate in una casa, fate che la prima cosa che voi facciate, che voi diciate: la pace sia in questa casa? — Simile siamo amaestrati noi da santo Francesco.


III.


A chi dico io, o donne? A chi parlo io? Oimé, io dico a’ miei senesi! Doh, immé, che se voi poteste vedere il mio cuore, io vi parlo tanto teneramente e con tanto amore, che vedendolo voi mel credareste! Io mi dolgo tanto di voi, perché io so’ pure di voi e vego che voi sapete mal tenere la nostra libertà. Doh, diciamo un poco: quanto tempo avete voi usata questa nostra [p. 100 modifica]libertà in Siena? — Tanto. — Bene: in che l’avete voi convertita questa libertà? E mirate bene prima che voi mi rispondiate, che voi mi rispondiate a ragione. Dice colui: “Perché ci è della robba in abondanzia: aviamo fertilità ne le nostre vigne e ne le nostre terre, e lavoransi i nostri poderi molto bene. Aviamo del bestiame, e per la pace che noi aviamo, il manteniamo.”

Io ti ridomando un’altra volta: La robba che tu hai, perché l’hai tu acquistata? Sâmelo tu dire? La principale cagione, io ti dico. Solo per la pace che tu hai âuta, le vigne so’ state lavorate e hai del vino in abbondanzia. Simile, i poderi per lo lavorare t’hanno renduto del grano in abondanza e dell’altra biada. Perché si so’ lavorati? Pure per la pace che voi avete âuta. El bestiame che tu hai tanto multiplicato, che n’è stato cagione? Pure la pace. Non cognosci tu che la guerra è cagione di tutte queste cose spèrgiare? E chi t’ha conceduta questa pace? Iddio perché tu la guidavi meglio che tu non la guidi oggi.


IV.


Come sta il mare? Ecci chi ’l sappi? Oh quanto v’è grandi pericoli! Fusti tu mai a Vinegia? Se tu vi se’ stato, tu sai che in mare vi so’ di molte ragioni navi: quale grande, quale piccola, quale mezzana. Elli vi so’ in mare galee, elli vi so’ galeazze, elli vi so’ còche, sòvvi barche, sòvvi barchette, sòvvi gondole, sòvvi scafe; quale ha trecento banchi, quale trecentocinquanta. Sòvi de’ brigantini di vinti o di vintidue banchi; sòvi [p. 101 modifica]navicelle piccole; èvi di quelle che vanno in qua, quale in là; chi ha uno esercizio, chi n’ha un altro; chi remica, chi aconcia canape, chi vela, chi fa questo e chi quello, né mai non hanno posa.

Come sta il mare, cosí anco sta la terra abitabile. Nella terra vi so’ anco navi, barche, barchette, gondole, brigantini, còche. O in che modo? Siena è una còca, e la insegna sua è la balzana, e ha la vela e ciò che bisogna a potere navicare, e ha i ripari da poter campare da tutti i pericoli della terra. E cosí so’ anco de l’altre còche, magiori una che un’altra. È una còca Milano, e cosí ha anco la sua insegna. Simile, anco Vinegia; anco come è Roma, ma Roma è magior che Siena, e cosí è magiore una che un’altra. Tutte queste e simili a queste si può dire che sieno còche. So’ anche delle galee, so’ delle barchette e delle gondole, e tu puoi intendarlo come so’ terre atte a potere combattere e a resistere a chi le combattesse. E’ brigantini so’ cotali tenute, forti per modo, che si possono difendare da chi lo’ fa guerra. Tutte queste navi galee, còche, barche, barchette, gondole, e ognuna per sé nel grado suo, quando so’ unite insieme fra loro, non potranno mai èssare vènte. Ma se avranno divisione fra loro non è niuna sí grande, che non possa essere vinta, e cosí perirà in mare.


Note

  1. Nella sala dei Nove, detta poi della Pace, dalla quasi divina imagine di questa virtú, che là dove regge, com’è detto nella sottoposta leggenda, induce ad unità li animi molti, Ambrogio Lorenzetti dipinse nel 1338-39 su le pareti le virtú proprie di un governo buono, i vizi che accompagnano un governo cattivo, e gli effetti che dall’un Governo e dall’altro derivano a una città. Questi dipinti, sebbene abbiano non poco sofferto dalle ingiurie degli uomini e del tempo, rendono questa sala una della piú cospicue d’Italia, e pel concetto filosofico che vi domina e pel magistero dell’arte. [Banchi]