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Novellette ed esempi morali (Bernardino da Siena)/Un re giusto

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Un re giusto

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Frate bastone Il fico infruttifero
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UN RE GIUSTO


Doh. Io vi vo’ dire una cosa che forse vi parrà un gran fatto. Io udii che ’l re Luigi fu uomo molto di Dio, e fu molto savio: certi uomini furono che volevano adomandarli una grazia: [p. 76 modifica]volevangli adomandare uno, il quale era ne la prigione per la persona; e composersi costoro d’andare a chièdargli la grazia il venardí santo, e cosí fecero. Andati, disse uno a chi era istato imposto il dire: “Santa corona, noi v’adomandiamo una grazia per amore del nostro Signore, il quale in tal dí quale è oggi volse morire per la salute de la umana generazione, e per tralla del legame col quale era legata ne le mani del nimico suo.” E feciorli quine uno grande e uno piacevole dire. In tutto, venuti alla conclusione, dissero: “Dateci il tale, el quale voi avete in prigione.” Elli rispose e disse: “Voi siate i ben venuti: io non vi rispondo ancora, però ch’io voglio vedere come questa cosa díe andare.” E fecesi recare il suo breviario, e aperselo a caso, e cominciò a leggiere; e la prima cosa che gli venne a le mani si fu: Beatus vir qui custodit iudicium, et facit justitiam in ommi tempore: Beato l’uomo che mantiene il giudicio, e fa giustizia in ogni tempo. E come ebbe veduto questo verso, subito comandò che colui fusse tratto di prigione e che ne fusse fatto giustizia; e cosí fu fatta di subito il venardí santo, — Ou, oe! — Bene il venardí santo! — Io ti dico che ogni volta è bene a mantenere e fare la giustizia. E dico che costui usò giustizia e misericordia a farlo in tal dí, che non guardò se none a la ragione.