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Novellino/VI

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VI

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V VII
Qui divisa come l’angelo di Dio parlò a Salamonee li disse che torrebbe il reame al suo figliuolo per li suoi peccati

Leggesi di Salamone che fece un altro dispiacere a Dio, onde cadde in sentenzia di perdere lo reame suo. L’angelo li parlò e disse così:

«Salamone, per la tua colpa tu se’ degno di perdere lo reame; ma così ti manda lo Nostro Signore a dire: che, per li meriti della bontà di tuo padre, elli no ’l ti torrà al tuo tempo; ma, per la colpa tua, egli lo torrà al figliuolto. E così dimostra i guidardoni del padre meritati nel figliuolo, e·lle colpe del padre pulite nel figliuolo».

Nota che Salamone sapientissimo studiosamente lavorò sotto ’l sole: con ingegno di sua grandissima sapienzia fece grandissimo e nobile regno. Poi che l’ebbe fatto, providesi di non volere che ’l possedessero aliene rede, cioè strane, fuori di suo legnaggio; et a cioè tolse molte mogli e molte amiche, per avere assai rede. E Dio provide, quelli ch’è sommo dispensatore, sì che tra tutte le mogli e l’amiche, ch’erano tante, non ebbe se non uno figliuolo.

E allora Salamone si provide di sottoporre ed ordinare sì lo reame sotto questo suo figliuolo (lo quale Roboam avea nome), ch’elli regnasse dopo lui certamente: ch’el fece dalla gioventudine infino alla senettute ordinare la vita al figliuolo con molti amaestramenti e con molti nodrimenti, e più fece: che tesoro li ammassoe grandissimo, e miselo in luogo sicuro; e più fece: che in concordia fu con tutti li signori che marcavano con lui, et in pace ordinò e dispuose sanza contenzione tutti i suoi baroni; e più fece: che lo dottrinò del corso delle stelle et insegnolli avere signoria sopra i domoni. Tutte queste cose fece perché Roboam regnasse dopo lui.

Quando Salamone fue morto, Roboam prese suo consiglio di gente vecchia e savia. Propose e domandò consiglio in che guisa riformasse lo popolo suo.

Li vecchi l’insegnarono:

«Ragunerai il populo tuo, e con dolci parole parlerai, e dirai che tu li ami siccome te medesimo e ch’elli sono la corona tua e che, se tuo padre fu loro aspro, che tu sarai loro umile e benigno e, dov’egli li avesse faticati, che tu li soverrai in grande riposo; e se in fare il tempio fuoro gravati, tu se’ quelli che li agevolerai».

Queste parole l’insegnaro i savi vecchi del regno.

Partissi Roboam et adunò uno consiglio di giovani e fece loro simigliante proposta; e quelli li adomandaro:

«Quelli con cui prima ti consigliasti, come ti consigliaro?».

E quelli il raccontò loro a motto a motto. Allora li giovani li dissero:

«Elli t’ingannano, perciò che i regni non si tengono per parole, anzi per prodezza e per franchezza: onde, se tu dirai loro dolci parole, parrà che tu teme il popolo: ond’esso ti soggiogherà e non ti terrà per signore, e non ti ubidiranno. Ma fae per nostro senno: noi siamo tutti tuoi servi, e ’l signore può fare de’ servi quello che li piace: onde di’ loro con vigore e con ardire ch’elli son tutti tuoi servi e, chi non ti ubidirà, che tu il pulirai secondo la tua aspra legge; e, se Salamone li gravoe in fare lo tempio, e tu li graverai se ti verrà in piacere. Il popolo non t’avrae per fanciullo, tutti ti temeranno, e così terrai la corona e lo reame».

Lo stoltissimo Roboam si tenne al giovane consiglio: raunò il popolo e disse parole feroci.

Il popolo s’adirò, i baroni si turbaro, fecero posture e leghe; giuraro insieme certi baroni, sì che, in trentaquattro dì dopo la morte di Salamone, perdé delle dodici parti le diece di tutto il reame suo.