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O tra purpuree vesti

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Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Canzoni Letteratura O tra purpuree vesti Intestazione 5 gennaio 2024 75% Da definire

Gravissimo stupor l'anima piglia Oro, dolce diletto
Questo testo fa parte della raccolta Canzoni sacre di Gabriello Chiabrera


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XVII

PER S. AGATA.

Strofe.
O tra purpuree vesti
     Alma Euterpe lucente,
     Cui circondano il crin raggi stellanti,
     Per te si manifesti
     5All’Italica gente,
     Come di tuo voler sono i miei canti,
     Acciò con fieri detti,
     E cosparsi di fiel, non mi saetti.
Antistrofe.
Usa ascoltare i risi,
     10Gli sguardi, i vezzi, i giochi,
     E pur d’Amore i dilettosi affanni,
     Sprezzerà corpi ancisi,
     Ceppi, catene e fuochi,
     Vaghezze acerbe di più fier tiranni,
     15Onde il mio verrà quasi
     Aspro deserto appo gli altrui Parnasi.
Epodo.
Or sia che può, chi fia che il vulgo emendi?
     Talpa è sua vista, e suo giudizio è vano;
     Ma tu degno nepote al grande Urbano,
     20Che di sua bocca il vero senno apprendi,
     Ta, che nell’alto ascendi
     Sul Vatican, come in Sion cipresso,
     Non prenderai le mie fatiche a vile,
     Anzi le note del novel Permesso
     25Saran conforto del tuo cor gentile.
Strofe.
Dammi l’orecchio aperto,
     Dallomi, fortunato
     Chi volentier voce superna ascolta;
     Quando in campo deserto
     30Per lo mare indurato
     Mosè l’egra sua plebe ebbe raccolta,
     Dolente a morte giacque,
     Provando un giorno come assenzio l’acque.
Antistrofe.
Preso da rio disdegno,
     35E da fier disconforto
     Allor il seme d’Israel fremea,
     Ma con celeste ingegno
     Il sommo Duce accorto,
     Tosto provvide alla salute Ebrea;
     40Legno in quell’onda immerse,
     E l’odiata amarezza in mel converse.
Epodo.
Mirabil tronco, e con stupore al mondo,
     E con forte desir da rimembrarsi!
     Ma ne vide Calvario uno innalzarsi,
     45Al cui valor questo divien secondo;
     Per lui non pur giocondo
     D’ogni fiume terren fassi l’amaro,
     Anzi dolce diviene ogni ferita,
     Ma non corredo nave,
     50Anzi ogni oltraggio, anzi ogni scempio è caro,
     Anzi è sommo gioir perder la vita.
Strofe.
Mio dir non si condanni;
     Che io verità riveli,
     Per infinite prove altri sel miri:
     55Quanti crudi tiranni
     Straziaro i cor fedeli,
     Quanti corser volando a’ fier martíri?
     Squadra famosa e grande,
     Cui devonsi di Pindo auree ghirlande.
Antistrofe.
60Che con cinquanta eroi,
     Come Argo, spieghi di suoi remi il volo:
     Temo non mi sia grave
     Uscir di porto, e poi

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     Fendendo l’onda tragittarne un solo;
     65Un sol, benchè per certo
     Di cento più famosi adegua il merto.
Epodo.
Agata sacra, che d’un empio orgoglio
     Altamente soffrendo alzò trofei;
     Che sprezzò ferri, che d’incendi rei,
     70Martír sostenne, e non mostrò cordoglio;
     Salda, siccome scoglio,
     Alle lusinghe rifiutò sdegnosa
     Ogni promessa di mondan diletto;
     Ma fra tanaglie rimirò giojosa
     75Delle mammelle vedovarsi il petto.
Strofe.
Non fu ciò sua promessa
     Serbare al gran consorte,
     E per l’orme di lui correr veloce?
     Non fu sprezzar sè stessa,
     80E ben costante e forte
     Porre in sul tergo, e via portar sua croce?
     Ah! che non può negarsi
     Splendere il Sol, quando i bei raggi ha sparsi.
Antistrofe.
E pur su verde aprile
     85Ridea sua fresca etate,
     A ragion desïabil primavera;
     E di sangue gentile.
     E d’inclita beltate,
     E di ricchezza sorvolava altera:
     90Tutto è ver; non per tanto
     Amò morire, e tormentar cotanto.
Epodo.
Ma quella morte a’ grandi onor contesi
     Dell’oppugnata fè crebbe chiarezza,
     E fe’ repente germogliar fortezza
     95Entro gli spirti di temenza offesi.
     Felici Catanesi,
     Che la terra per patria in sorte avete,
     Ov’ella si fasciò nel mortal velo;
     Alto la fronte, o gloriosi, ergete,
     100Il Sole infra voi nacque, e non in Delo.
Strofe.
Or chi vïola, e rosa,
     Primiero onor de’ prati,
     Chi miete gigli, e glie ne fa ghirlande?
     Chi mirra prezïosa,
     105Chi balsami odorati,
     Chi d’incenso profumi oggi le spande?
     E chi di luce viva
     Splendor le nudre con licor d’oliva?
Antistrofe.
Io bel Cedro, che nacque
     110Di Libano sul monte,
     Col pronto studio renderò canoro;
     E se del Gange all’acque
     Il Sol mostra la fronte,
     O se mostra all’Ibero i suoi crin d’oro,
     115Udrà per lei mie voci
     Divenir inni e trasvolar veloci.
Epodo.
Colpa mortal, cui negherà perdono
     Anima saggia, celebrarsi dive
     Pallade e Giuno dalle Muse Argive,
     120E de’ suoi nomi tanto alzarsi il suono;
     Noi porre in abbandono
     Vergini pure, che nel regno eterno
     Son dell’eccelso Dio spose veraci.
     Arno, miei detti non pigliare a scherno:
     125Di nobil canto abbi vaghezza, o taci.