O tra purpuree vesti
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XVII
PER S. AGATA.
Strofe.
O tra purpuree vesti
Alma Euterpe lucente,
Cui circondano il crin raggi stellanti,
Per te si manifesti
5All’Italica gente,
Come di tuo voler sono i miei canti,
Acciò con fieri detti,
E cosparsi di fiel, non mi saetti.
Antistrofe.
Usa ascoltare i risi,
10Gli sguardi, i vezzi, i giochi,
E pur d’Amore i dilettosi affanni,
Sprezzerà corpi ancisi,
Ceppi, catene e fuochi,
Vaghezze acerbe di più fier tiranni,
15Onde il mio verrà quasi
Aspro deserto appo gli altrui Parnasi.
Epodo.
Or sia che può, chi fia che il vulgo emendi?
Talpa è sua vista, e suo giudizio è vano;
Ma tu degno nepote al grande Urbano,
20Che di sua bocca il vero senno apprendi,
Ta, che nell’alto ascendi
Sul Vatican, come in Sion cipresso,
Non prenderai le mie fatiche a vile,
Anzi le note del novel Permesso
25Saran conforto del tuo cor gentile.
Strofe.
Dammi l’orecchio aperto,
Dallomi, fortunato
Chi volentier voce superna ascolta;
Quando in campo deserto
30Per lo mare indurato
Mosè l’egra sua plebe ebbe raccolta,
Dolente a morte giacque,
Provando un giorno come assenzio l’acque.
Antistrofe.
Preso da rio disdegno,
35E da fier disconforto
Allor il seme d’Israel fremea,
Ma con celeste ingegno
Il sommo Duce accorto,
Tosto provvide alla salute Ebrea;
40Legno in quell’onda immerse,
E l’odiata amarezza in mel converse.
Epodo.
Mirabil tronco, e con stupore al mondo,
E con forte desir da rimembrarsi!
Ma ne vide Calvario uno innalzarsi,
45Al cui valor questo divien secondo;
Per lui non pur giocondo
D’ogni fiume terren fassi l’amaro,
Anzi dolce diviene ogni ferita,
Ma non corredo nave,
50Anzi ogni oltraggio, anzi ogni scempio è caro,
Anzi è sommo gioir perder la vita.
Strofe.
Mio dir non si condanni;
Che io verità riveli,
Per infinite prove altri sel miri:
55Quanti crudi tiranni
Straziaro i cor fedeli,
Quanti corser volando a’ fier martíri?
Squadra famosa e grande,
Cui devonsi di Pindo auree ghirlande.
Antistrofe.
60Che con cinquanta eroi,
Come Argo, spieghi di suoi remi il volo:
Temo non mi sia grave
Uscir di porto, e poi
Fendendo l’onda tragittarne un solo;
65Un sol, benchè per certo
Di cento più famosi adegua il merto.
Epodo.
Agata sacra, che d’un empio orgoglio
Altamente soffrendo alzò trofei;
Che sprezzò ferri, che d’incendi rei,
70Martír sostenne, e non mostrò cordoglio;
Salda, siccome scoglio,
Alle lusinghe rifiutò sdegnosa
Ogni promessa di mondan diletto;
Ma fra tanaglie rimirò giojosa
75Delle mammelle vedovarsi il petto.
Strofe.
Non fu ciò sua promessa
Serbare al gran consorte,
E per l’orme di lui correr veloce?
Non fu sprezzar sè stessa,
80E ben costante e forte
Porre in sul tergo, e via portar sua croce?
Ah! che non può negarsi
Splendere il Sol, quando i bei raggi ha sparsi.
Antistrofe.
E pur su verde aprile
85Ridea sua fresca etate,
A ragion desïabil primavera;
E di sangue gentile.
E d’inclita beltate,
E di ricchezza sorvolava altera:
90Tutto è ver; non per tanto
Amò morire, e tormentar cotanto.
Epodo.
Ma quella morte a’ grandi onor contesi
Dell’oppugnata fè crebbe chiarezza,
E fe’ repente germogliar fortezza
95Entro gli spirti di temenza offesi.
Felici Catanesi,
Che la terra per patria in sorte avete,
Ov’ella si fasciò nel mortal velo;
Alto la fronte, o gloriosi, ergete,
100Il Sole infra voi nacque, e non in Delo.
Strofe.
Or chi vïola, e rosa,
Primiero onor de’ prati,
Chi miete gigli, e glie ne fa ghirlande?
Chi mirra prezïosa,
105Chi balsami odorati,
Chi d’incenso profumi oggi le spande?
E chi di luce viva
Splendor le nudre con licor d’oliva?
Antistrofe.
Io bel Cedro, che nacque
110Di Libano sul monte,
Col pronto studio renderò canoro;
E se del Gange all’acque
Il Sol mostra la fronte,
O se mostra all’Ibero i suoi crin d’oro,
115Udrà per lei mie voci
Divenir inni e trasvolar veloci.
Epodo.
Colpa mortal, cui negherà perdono
Anima saggia, celebrarsi dive
Pallade e Giuno dalle Muse Argive,
120E de’ suoi nomi tanto alzarsi il suono;
Noi porre in abbandono
Vergini pure, che nel regno eterno
Son dell’eccelso Dio spose veraci.
Arno, miei detti non pigliare a scherno:
125Di nobil canto abbi vaghezza, o taci.