Opere (Lorenzo de' Medici)/XV. Canzoni a ballo/Canzone XXXII.

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XXXII. Le sette allegrezze d’amore.

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XXXII. Le sette allegrezze d’amore.
XV. Canzoni a ballo - Canzone XXXI. XVI. Canti carnascialeschi
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xxxii

Le sette allegrezze d’amore.


1

     Deh! state a udire, giovane e donzelle,
queste sette allegrezze ch’io vo’ dire,
divotamente, che son dolci e belle,
che Amore a chi lo serve fa sentire;
io dico a tutte quante, e prima a quelle
che son vaghe e gentili e in sul fiorire:
gustate ben queste allegrezze sante,
che Amor ve ne contenti tutte quante!

2

     Prima allegrezza, che conceda Amore,
si è mirar duo pietosi occhi fiso
(escene un vago, bel, dolce splendore),
veder mover la bocca un dolce riso,
le man, la gola e i modi pien d’onore,
l’andar che uscito par di paradiso,
ogni atto e movimento che si faccia;
e cosí prima un cor gentil s’allaccia.

3

     La seconda allegrezza, che Amor dona,
è quando hai grazia di toccar la mano
accortamente, ove si balla o suona,
o in altro modo strignerla pian piano;
e, mentre che si giuoca o si ragiona,
gittar certe parole e non invano;
toccare alquanto e strigner sopra i panni
in modo che chi è intorno se ne inganni.

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4

     Terza allegrezza, quale Amor concede,
è quando ella una tua lettera accetta,
e degna di rispondere e far fede
di propria man che ’l giogo al collo metta;
ben è duro colui che, quando vede
sí dolce pegno, lacrime non getta:
leggela cento volte e non si sazia
e con dolci sospiri Amor ringrazia.

5

     Piú dolce assai quest’allegrezza quarta,
se ti conduce a dir qualche parole
a solo a solo, e far del tuo cor carta,
e dire a bocca bene ove ti duole;
se avvien che Amor le some ben comparta,
senti dir cose da fermare il sole:
dolci pianti e sospiri, e maladire
uscio o finestra, che ti può impedire.

6

     Chi può gustar questa quinta allegrezza,
può dir che Amore il suo servizio piaccia,
se avvien che baci con gran tenerezza
un’amorosa, vaga e gentil faccia,
le labbra, e dentro ov’è tanta dolcezza,
la gola e ’l petto e le candide braccia,
e tutte l’altre membra dolci e vaghe,
lasciando spesso i segni delle piaghe.

7

     Questa sesta allegrezza, ch’io dico ora,
è venir quasi alla conclusione,
e a quel fin, per che ognuno s’innamora
e si sopporta ogni aspra passione;
chi l’ha provato e chi lo pruova ancora
sa che dolcezza e che consolazione
è quella di poter sanza sospetto
tenere il suo signore in braccio stretto.

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8

     Vien drieto a questa l’ultima allegrezza,
ché Amor infin pur contentar ci vuole:
non si può dir con quanta gentilezza,
con che dolci sospir, con che parole
si perviene a quest’ultima allegrezza,
come si piange dolcemente e duole;
fassi certi atti allor, chi non vuol fingere,
che un dipintor non li potria dipingere.

9

     Queste so’ l’allegrezze che Amor dá,
o donne, a chi lo serve fedelmente;
però gustile e pruovile chi ha
bellezza, gentilezza, etá florente,
ché perder tempo duole a chi piú sa.
Queste allegrezze, che detto ho al presente,
chi dice e pruova con divozione,
non può morir sanza l’estrema unzione.

9

     Questo povero cieco, quale ha detto
queste allegrezze, a voi si raccomanda;
vorrebbe qualche caritá in effetto;
almen la grazia vostra vi domanda;
Amor l’ha cosí concio il poveretto,
come vedete, e cieco attorno il manda.
Fateli qualche ben, donne amorose,
che gustar possi delle vostre cose.

     Il poveretto è giá condotto a tale,
che non ha con chi fare il carnasciale.