Opere (Lorenzo de' Medici)/XVI. Canti carnascialeschi/Canzona III.

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III. Canzona de’ cialdoni.

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III. Canzona de’ cialdoni.
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iii

Canzona de’ cialdoni.


     Giovani siam, maestri molto buoni,
donne, come udirete, a far cialdoni.
     In questo carnascial siamo sviati
dalla bottega, anzi fummo cacciati:
non eron prima fatti che mangiati
da noi, che ghiotti siam, tutt’i cialdoni.
     Cerchiamo avviamento, donne, tale,
che ci passiamo in questo carnasciale;
ma sanza donne inver si può far male:
e insegnerenvi come si fan buoni.
     Metti nel vaso acqua, e farina drento
quanto ve n’entra, e mena a compimento:
quand’hai menato, e’ vien come un unguento,
un’acqua quasi par di maccheroni.
     Chi non vuole al menar presto esser stanco,
meni col dritto e non col braccio manco;
poi vi si getta quel ch’è dolce e bianco
zucchero; e fa’ ’l menar non abbandoni.
     Conviene, in quel menar, cura ben aggia,
per menar forte, che di fuor non caggia;
fatto l’intriso, poi col dito assaggia:
se ti par buon, le forme a fuoco poni.
     Scaldale bene, e, se sia forma nuova,
il fare adagio e ugner molto giova;
e mettivene poco prima, e pruova
come riesce, e se li getta buoni.
     Ma, se la forma fia usata e vecchia,
quanto tu vuoi, per metterne, apparecchia,
perché ne può ricevere una secchia;
e da Bologna i romaiuol son buoni.

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     Quando l’intriso nelle forme metti
e senti frigger, tieni i ferri stretti,
mena le forme, e scuoti acciò s’assetti,
volgi sozzopra, e fien ben cotti e buoni.
     Il troppo intriso fuori spesso avanza,
esce pe’ fessi, ma questo è usanza:
quando ti par che sien cotti abbastanza,
apri le forme e cavane i cialdoni.
     Nello star troppo scema, non giá cresce:
se son ben unte, da sé quasi n’esce,
e ’l ripiegarlo allor facil riesce
caldo, e in un panno bianco lo riponi.
     Piglia le grattapugie o un pannuccio
ruvido, e netta bene ogni cantuccio;
la forma è quasi una bocca di luccio;
tien ne’ fessi lo intriso che vi poni.
     Esser vuole il cialdone un terzo o piue
grosso, a ragione aver le parti sue:
ed a farli esser voglion almen due,
l’un tenga, l’altro metta; e fansi buoni.
     Se son ben cotti, coloriti e rossi,
son belli, e quanto un vuol mangiarne puossi;
perché, se paion ben vegnenti e grossi,
strignendo e’ son pur piccioli bocconi.
     Donne, terrete voi e noi mettiamo;
se noi mettessin troppo forte o piano,
pigliate voi il romaiuolo in mano:
mettete voi, purché facciam de’ buoni.