Opere minori (Ariosto)/Lettere/Lettera XXII
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XXII.1
A Giovanfrancesco Strozzi.
A nome di Alessandra Strozzi.
(Il magnifico Ambasciator di Ferrara sia contento di fare ch’abbia ricapito fedelmente.)
- Messer Giovanfrancesco mio onorando.
Credo che per un’altra mia averete inteso (la quale, non sapendo ove voi fossi, aveva dirizzata alla magnifica vostra madre) come messer Guido era ricaduto, e per questo vi facevo più fretta di dare espedizione alle vostre faccende, per attender a questa. Ora vi significo come, ancora che ’l male se gli sia molto alleggerito, e speramo che tosto riaverà la sua sanità, pur non è uscito ancora del letto; ed appresso, voi intenderete che ’l signor duca nostro l’ha eletto per commissario di Romagna, dove avrà da trasferirsi con tutta la sua famiglia tosto che sia guarito. E per questo mi parrebbe che se ben la causa delli Calcagnini v’importa, la metteste da parte un poco per attendere a dar espedizione a questa; sicchè, innanzi che messer Guido sì partissi di questa terra, voi avessi sposata vostra mogliere, e che voi fossi sicuro che la pratica non vi potessi esser turbata. Chè sebbene il signor duca è rimaso satisfatto da messer Guido, il figliuolo non cessa di fargli dar delle battaglie; e sempre mai in tutte le cose l’avvenire è pericoloso: onde, per tutti i rispetti, sarà bene che cercate l’espedizione; ed io son quasi in animo, senza aspettar altra vostra risposta, di mandarvi il Sivero con uno sarto, acciò che si possa far tagliare quei panni.
Oltre di questo poi, avete a sapere, ch’espedita che sia questa cosa, non vi accaderà di provvedervi di casa altrimente; perchè, mentre che messer Guido starà in quel officio di Romagna (che non potrà esser meno di due anni), voi potrete goder la casa di questa terra: in questo mezzo, con vostra comodità, provvedervi d’un’altra casa, dove vi possiate ridurre quando esso ritornerà. A questi dì esso disse al cancelliero di questa, che vi scrivesse che a lui pareva che facessimo opera di comprar la casa di quei giovini de’ Trotti da Santa Maria del Vado; ch’ogni modo non vi manchería mai a chi venderla pel prezzo che voi l’aveste comprata; e le gabelle del comprare e del vendere non costeranno quanto gli affitti di quella d’un’altra casa che voi toleste a pigione. Egli non ve ne scrisse altrimente, perchè tosto di poi successe quest’altra cosa, per la quale potrete avere una casa ottima senza pagarne pigione, pur che vegnate a capo di quanto avete a fare: ed io n’ho già parlato a messer Guido, e l’ho trovato di modo disposto, che spero che sarà contento di lasciarvi in casa. Ma non cesserò di dire e ridire, e importunar tanto che volentieri o suo malgrado lo farà, ogni modo; ma per quello ch’io n’ho finora, credo che lo farà volentieri.
Circa l’oro, io vi dico, che senza dubbio quello di Fiorenza sarà migliore; ed io, senza aspettare altro avviso da voi, ho fatto scrivere a Fiorenza, e quest’altra settimana sarà qui. Non accade altro se non che mandate trentatrè ducati d’oro per pagarlo: se costerà più o meno, se ne terrà buon conto. Io credo di mandarvi un altro disegno della veste; ma non l’ho potuto ancor aver dal maestro. A me piace più del primo; e l’uno e l’altro non è stato più visto: ed io, senza che voi me lo ricordassi, non farei fare una simil cosa che fosse stata vista indosso ad altri. Ho parlato con la consorte; la quale, prima, si vi raccomanda per infinite volte. Circa li ventagli, quel dal manico d’oro vorría che fosse di penne morelle gialle, alla similitudine della veste; l’altro dal manico bianco fosse anco di penne bianche. Le sottane, ne vorría una di raso incarnato listata di tela d’oro, o di quello che piacerà a voi; l’altra di velluto alto e basso,2 di colore che parrà a voi: e così d’ogni cosa si rimette al parer vostro; chè tutto quello chè piacerà a voi, piacerà a lei ancora. Del raso bianco, qui non se ne trova braccio, ch’io n’ho fatto cercar per tutto: bisognerà che mandiamo a Bologna, non vi piacendo di quello di Venezia. Della seta chermisina ch’avevo domandata, non la vorrei più; ma in quel cambio, due onze di morella, ch’abbia il chermisino, che non perda il colore a lavarsi; e quattro onze d’oro, che sia sottile e ben coverto. Lo potrete far vedere a persone che se n’intendano, perchè vorría far un colletto al modo della veste: e mandatelo presto, perchè si possa cominciar a lavorare; chè in queste cose bisogna mettere assai tempo. Oltra quello che vi scrisse madonna Alessandra, il cancelliero vi conforta di espedirvi tosto, perchè sempre fu pericolo nell’indugio. E l’uno e l’altro, e prima la consorte e messer Guido senza fine vi si raccomandano.
- Ferrariæ, 23 iulii 1532.
Vostra, |
Fuori — Al Magn. Messer Giovanfrancesco de’ Strozzi, a Venezia.