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Opere volgari (Alberti)/Nota sul testo (volume III)/Grammatica della Lingua Toscana

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Grammatica della Lingua Toscana

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Nota sul testo (volume III) - Ludi rerum mathecaticarum Nota sul testo (volume III) - Ecatonfilea

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IV

GRAMMATICA DELLA LINGUA TOSCANA

A) TESTIMONIANZE

manoscritti

Roma
Biblioteca Vaticana
1. Cod. Reg. Lat. 1370.

Miscellanea cartacea del sec. XVI: cc. 135 numerate irregolarmente, scritte da varie mani. Contiene:

cc. 1r-66r: adesp. e anepigr. una grammatica volgare; in fondo, Finis Sumpts. ex Bibliotheca L. Medices Rome anno humanati Dei 1508. Decembrìs ultima exactum;
cc. 162r-54v: Dante, De vulgari eloquentia, intitolato a c. 162r, per scambio di fogli di guardia con la prima opera nel cod., Della Thoscana senza auttore;
cc. 55r-94v: Ant. Galateus de Sìtu Iapigiae;
cc. 95r-104v: Ant. Turcheti Oratio;
cc. 105r-108v: Iusti Baldini [Oratio];
cc. 109r-113v: una rassegna delle regioni di Roma antica, attribuita a Paulus Victor.

Per la descrizione e la storia del codice vedi l’ed. del 1964, pp. xi-xviii, cit. qui sotto. [p. 362 modifica]


Firenze
Biblioteca Riccardiana
2. Cod. Moreni 2.

Cod. cart. sec. XV, contenente tre opere dell’Alberti precedute da un foglio di guardia in pergamena, ora num. I, al cui verso:figura l’abbozzo autografo dell’Ordine delle Lettere, corrispondente con alcune varianti all’inizio della grammatica nel cod. Vaticano. Per la descrizione del cod. vedi vol. II, pp. 405 sgg. della presente edizione e cfr. C. Colombo, L. B . Alberti e la prima grammatica italiana, in «Studi Linguistici Italiani)), III, 1962, pp. I76-87, e la nostra ed. cit. qui sotto, pp. vi-viii.

edizioni

1. C . Trabalza, Storia della grammatica italiana, Firenze, 1908, pp. 531-48.

2. L. B. Alberti, La prima grammatica della lingua volgare, a cura di C. Grayson, Bologna, Commissione per i Testi di Lingua, 1964.

B) LA PRESENTE EDIZIONE

Il testo della presente edizione è in sostanza quello medesimo da noi pubblicato nel 1964. Ci siamo limitati a correggere alcune sviste ed errori tipografici e ad introdurre qualche lieve emendamento in seguito alle osservazioni fatte in recensioni a quella edizione del 1964, tra cui l’attento esame particolareggiato di Ghino Ghinassi in «Lingua Nostra», XXVI, pp. 31-32. Quanto scrivemmo allora intorno alla data del cod. Vaticano andrebbe ora qualificato seguendo il giudizio del compianto Roberto Weiss, cioè che si tratta di copia fatta più tardi di un manoscritto, ora perduto, copiato nel 15081. Tale precisazione però non incide sulla costituzione del testo né cambia i criteri adottati nella presentazione della grammatica quale figura nel cod. Vaticano. A parte qualche correzione e integrazione, di cui diamo ragione nell’apparato, abbiamo [p. 363 modifica]seguito fedelmente il manoscritto, ritoccando soltanto la grafia nei casi seguenti: distinguendo u da v, togliendo e aggiungendo h secondo i casi, livellando in doppia qualche scempia inerte smentita da doppia corretta (e viceversa). Abbiamo pure rammodernato la punteggiatura irregolare del codice, e modificato gli accenti salvo nello specchio delle Vocali, dove è indispensabile rispettare l’originale. Riguardo a questo specchio, perché il lettore possa apprezzare pienamente le varianti col frammento del cod. Mor. 2, riproduciamo a p. sg. il facsimile dell’Ordine delle lettere pella lingua toschana, che dovette rappresentare una prima stesura dell’inizio della grammatica quale appare nel cod. Vaticano2.

La scoperta di questo frammento autografo, aggiunta alle prove interne, soprattutto di carattere linguistico, da noi esposte minutamente nella edizione citata, hanno reso oramai certa l’attribuzione di questa grammatica all’Alberti. Non occorre qui insistere su un problema già risolto definitivamente; basti rimandare per ogni ulteriore informazione alla introduzione a quella edizione. Né avremmo altri elementi da aggiungere alla ipotesi ivi formulata che l’Alberti abbia steso questa grammatica durante il quinto decennio del sec. XV, o comunque non più tardi del nov. 1454, data in cui scrivendo a Matteo de’ Pasti (vedi pp. 291 sgg. di questo volume) adoperò lo spirito aspro greco per distinguere è verbo da e articolo, proprio come nella grammatica. Per l’importanza di questa innovazione e per la piena illustrazione del testo della grammatica, si veda l’edizione citata. L’opera è priva di titolo nei codici. Le diamo qui quello di Grammatica della lingua toscana, fondandoci suglì accenni interni, nel 1° paragrafo per la «grammatica» e passim per la «lingua toscana».

C) APPARATO CRITICO

p. 177 14. Alla forma particolare del g per significare il suono gutturale sostituiamo, sull’analogia di ch, gh (cfr. facsimile Cod. Mor. 2) rg. Cod. giro giro alcio (ma cfr. Cod. Mor. 2).
p. 179 6. Il copista avrà saltato per sbaglio il vocativo.
p. 180 25. Cod. sono e sei e serve.
[p. 364 modifica]firenze, Bibl. Riccardiana, Cod. Moreni 2. Foglio grammaticale autografo di L. B . Alberti (cfr. p. 177-78). [p. 365 modifica]
p. 181 15. Cod. similitudini com 25-26. L'analogia delle altre serie consiglia le integrazioni.
p. 183 2. Cod. aspettoci, che potrebbe anche correggersi in aspettati (come propone il Ghinassi) 16. Accogliamo l'integrazione già proposta dal Trabalza, op. cit., p. 540 19. Cod. quasi s'osservano 30. Cod. si giugni.
p. 184 18. Cod. fussimo fussir fussero stati.
p. 183 3. Cod. saremo, sarete, sareste stati 6. Cod. questi.
p. 186 9. Cod. amàvamo, con l'accento sulla terzultima, dopo aver cancel- lato l'accento sulla penultima (sono d'accordo ora col Ghinassi che sarebbe difficile sostenere che l'accento sulla terzultima risalga senza dubbio all'originale) 10. Introduco le forme del preterito, sal- tato dal copista (ma se ne parla subito dopo alle r. 16-17) 28. Cod. Dio ch'io ami tu lui ami (cfr. 187, 3).
p. 187 11. Cod. amerai.
p. 188 2. Nel marg. del cod. il copista ha scritto So, per indicare l'omissione di questo verbo nella serie di verbi monosillabi 4. Cod. notamo, che non può valere come perfetto qui, e perciò va corretto in notiamo 26. Cod. tragga traggi tragga.
p. 189 7-8. Cod. anigittisco anigittii 19. Cod. forsi.
p. 190 s. Cod. sine 23. Cod. quale.
p. 191 3. Cod. verrovi (ma sarebbe contro la regola già stabilita a p. 183) 6. Cod. affirimando 24. Cod. ne osegi, da cui si deve staccar l’o per quel che si dice subito appresso, lasciando un segi problematico (forse errore di trascrizione per e.g. o per etc.?).
p. 192 s. Cod. camemere 10. Cod. preposto, ma, come osserva il Ghinassi, deve essere un errore 17. Cod. lezione incerta tra siane, diane 36. Cod. Vulase saceman; correggiamo il primo in vulasc per conformità con la serie di 'nomi barberi' tutti terminanti in consonante, senza però poterne spiegare il significato; il secondo (p. 193, I) in sacoman anziché supporre una forma sacheman altrimenti non attestata.
p. 193 11 . La lezione papi è chiara nel cod. ma difficile a spiegare (si è pensato a pabbio, papeo, papiro).
  1. Vedi «Italian Studies», XX, 1965, pp. 109-10.
  2. Per la discussione e illustrazione del foglio autografo del cod. Mor. 2 vedi l’art. cit. sopra di C. Colombo.