Otello (Boito)/Atto secondo/Scena seconda
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Arrigo Boito - Otello (1887)
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Jago solo
- JAGO
- seguendo coll’occhio Cassio
- Vanne; la tua meta già vedo.
- Ti spinge il tuo dimone,
- e il tuo dimon son io.
- E me trascina il mio, nel quale io credo,
- inesorato Iddio.
- allontanandosi dal verone seza più guardar Cassio che sarà scomparso fra gli alberi
- Credo in un Dio crudel che m’ha creato
- simile a sè e che nell’ira io nomo.
- Dalla viltà d’un germe o d’un atòmo
- vile son nato.
- Son scellerato
- perchè son uomo;
- e sento il fango originario in me.
- Sì! questa è la mia fe’!
- Credo con fermo cuor, siccome crede
- la vedovella al tempio,
- che il mal ch’io penso e che da me procede,
- per il mio destino adempio.
- Credo che il guisto è un istrion beffardo,
- e nel viso e nel cuor,
- che tutto è in lui bugiardo:
- lagrima, bacio, sguardo,
- sacrificio ed onor.
- E credo l’uom gioco d’iniqua sorte
- dal germe della culla
- al verme dell’avel.
- Vien dopo tanta irrision la Morte.
- E poi? E poi? La Morte è il Nulla.
- è vecchia fola il Ciel.
Si vede passare nel giardino Desdemona con Emilia. Jago si slacia al verone, al di là del quale è appostato
- JAGO
- a Cassio
- Eccola …Cassio… a te… Questo è il momento.
- Ti scuoti… vien Desdemona.
- Cassio va verso Desdemona, la saluta, le s’accosta
- S’è mosso; la saluta
- e s’avvicina.
- Or qui si tragga Otello! …aiuta, aiuta
- Sàtana il mio cimento!
- Già conversano insieme … ed essa inclina,
- sorridendo, il bel viso.
- si vedono ripassare nel giardino Cassio e Desdemona
- Mi basta un lampo sol di quel sorriso
- per trascinare Otello alla ruina.
- fa per avviarsi rapido all’uscio del lato destro, ma s’arresta subitamente
- Andiam… Ma il caso in mio favor s’adopra.
- Eccolo… al posto, all’opra.
Si colloca immoto al verone, guardando fissamente verso il giardino, dove stanno Cassio e Desdemona