Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. I, Laterza, 1912.djvu/147

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ATTO V

SCENA I

Malfatto, Prudenzio, Repetitore.

Malfatto. Non ce voglio andare. Andatece voi, che ve venga el cancaro! Non site boni se non a farme caminare. Che diavolo de furfanti! che mai non me lassano star un’ora in pace. O aspettate, che adesso vengo. Vederá ch’io sarò piú matto che pazzo a non ce andare.

Repetitore. Iam vesperascit, domine. Chi è lá giú? Olá!

Malfatto. Si, si! grida pure!

Repetitore. Chi è al nostro hostio? Olá! Non odi, no?

Come hai nome?

Malfatto. Non te lo voglio dire.

Repetitore. Sei Malfatto nostro?

Malfatto. Sono el malanno che Dio te dia!

Repetitore. Domine, el vostro insolente pincerna si è prostato in terra come un cadavero.

Malfatto. Hai veduto che sempre «va’ via, va’ via»?

Repetitore. Oh Malfatto! Fuggi, ch’ecco el maestro.

Malfatto. Alla fé, ch’io ho deliberato trovarme un altro garzone, che non voglio stare piú con lui.

Prudenzio. Ove è questo abominevole mostro prosontuoso? Non odi, no?

Malfatto. Che volete?

Prudenzio. Perché non vai dove t’ho detto?

Malfatto. Perché non me piace.

Prudenzio. Adunque devi stare con noi e devemoti stipendiare e hai da fare a modo tuo, ch? No, no, no!