Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. I, Laterza, 1912.djvu/209

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atto primo 201

          di mia moiera. Egghi negotta ancora
          che sia per ti?
          Orgilla  Si ben che c’è; quell’asina
          di tua mogliera.
          Eparo  Mò non g’ho di quella
          a far negotta é, che l’è del suoccio.
          Li faccio ben le spese e la somezo
          e la governo ancor; ma l’è di lui.
          Maidò, non g’ho da fare é.
          Orgilla  O cappachione,
          si vede pur che sei nato villano,
          e’ hai piú dura la pelle de la testa
          e de la fronte che non han le bestie.
          Vo’ farti scorto.
          Eparo  E perché? Non ti intendo,
          se Dio m’aida.
          Orgilla  Perché spuntar fuora
          non ti posson le corna de la testa.
          E pur sei becco.
          Eparo  Parla ch’io t’intenda;
          che non son becchi ne’ nossi paesi,
          se non quegghi che ammontan le bestiuole.
          I galli e le galline ancora l’hanno;
          ma non l’ho é.
          Orgilla  Ascolta, anima mia.
          Che vuol dir che tu sei si grossolano?
          Vo’ che tu venga a girarmi l’arrosto
          di qua in cucina.
          Eparo  E che tanto cianciare
          e berlingar? Dimmi se vuoi covelle,
          che vo’ spazzar la ca’.
          Orgilla  Possi morire,
          se tu vedesti mai camicia a donna.
          Bufalo, e ’n questo mondo a che sei buono?
          Va’, sta pur con le capre.
          Eparo  Vagghi ti;