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Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. I, Laterza, 1912.djvu/210

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202 i tre tiranni

          che non sei buona se non da sbelare
          e non sai che ti voglia.
          Orgilla Guarda razza
          di matto scempio! Vorrei venir teco
          ad esser tua mogliera a casa tua.
          Te ne contenti?
          Eparo N’ho d’avanzo n’una é.
          Che credi, se ben siam grossi di pagni,
          che siam poi asen? che non è bastante
          ad una donna sol tutto un comuno
          di nossi pari; e tu vuoi ch’in mia parte
          n’ava dò o tre! La non ti verrá fatta,
          Orgilla me.
          Orgilla Orsú! Va’ tra’ de l’acqua;
          e porta sii tutt’oggi de le legna;
          tramuta quei pietron che sono a basso;
          e fa’ netto il terrestre e la cantina
          com’uno specchio. Or vanne, bufalaccio!
          Si voglion gli animali adoperare
          solo a quel che son buoni.
          Eparo Ben, madonna.

SCENA VI

Torna Fileno da casa di Artemona roffiana e racconta piú cose strane che v’ha veduto.

Fileno, Crisaulo.

          Fileno Addio, vecchiona. Parti che ne facci
          a dritto ed a traverso? E poi al padrone
          porta mille ciancette e vuol che creda
          che questa sia la prima che ha venduto
          e quel che fa sol faccia per servirlo,
          come intera e da bene!
          Crisaulo Ecco Fileno.
          Ringraziato sia Dio. Che nuove porti?