Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. I, Laterza, 1912.djvu/29

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atto primo 21


Fessenio. Che?

Samia. Che la mi manda a uno che fará fare a Lidio ciò che la vuole.

Fessenio. In che modo?

Samia. Per via di canti.

Fessenio. Di canti?

Samia. Messer si.

Fessenio. E chi sará questo musico?

Samia. Che vuoi tu fare di musico? Dico che vo a uno che lo fará amare, se crepasse.

Fessenio. Chi è costui?

Samia. Ruffo negromante, che fa ciò che vuole.

Fessenio. Come cosi?

Samia. Ha uno spirito favellano.

Fessenio. Familiare, vuoi dir tu.

Samia. Non so ben dir queste parole. Basta che ben saprò dirgli che venga a madonna. Fatti con Dio. Vedi, olá! non ne parlare.

Fessenio. Non dubitare. Addio.

SCENA VI

Samia serva, Ruffo negromante.

Samia. Egli è ancor si buon’ora che Ruffo non sará ancor tornato a desinare. Meglio è guardare se in piazza fusse. Ed oh! oh! oh! ventura! Vedilo che va in lá. O Ruffo! o Ruffo! Non odi, Ruffo?

Ruffo. Io pur mi volto né vedo chi mi chiama.

Samia. Aspetta!

Ruffo. Chi è costei?

Samia. M’hai fatta tutta sudare.

Ruffo. Be’, che vuoi?

Samia. La padrona mia ti prega che or ora tu vadi da lei.

Ruffo. Chi è la padrona tua?