Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. I, Laterza, 1912.djvu/311

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atto quinto 303

          e scoprir tale error.
          Filocrate  Basta: io sapeva
          come faresti. Or dimmi la persona
          a cui concesso ha il cielo, in mio dispregio,
          il guiderdon di tante mie fatiche
          non mai concesso a me.
          Fronesia  Quello è Crisaulo
          (come debbi saper, gran cavalieri)
          il qual l’ha tolta; e, fra due giorni al piú,
          la de’ sposare.
          Filocrate  E questo è senza fallo?
          Fronesia  Altro non resta se non che dimane
          li metta de le nozze in man l’anello.
          L’altre cose sai tu come sono ite.
          Ma ti voglio pur dir che tu ti menti
          d’averla aúta in braccio...
          Filocrate  E pure ancora
          non ti si può far vero?
          Fronesia  ...perché quella,,-con
          chi scherzasti parla ora qui teco.
          Vedi che t’ingannasti?
          Filocrate  E come fu?
          Sarresti mai tu quella? Anima mia,
          dimmel liberamente; che, se è vero,
          poscia che ci ha condotti il cielo a questo,
          ti prometto sposarti.
          Fronesia  Hai pur giá detto
          ch’io ti tirava per menarti dentro
          ove Lucia aspettava il suo Crisaulo.
          Onde ne rimaniam tutti beffati,
          ma dolcemente; e tutti e tre in tal modo
          l’un con l’altro ci siam rimescolati
          che appena ritroviamo i propri nomi,
          -ilo fui giá Lucia; e tu fosti Crisaulo,
          secondo ch’io pensava; e da me, a sorte,
          in me credendo d’averla ingannata,