Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. II, Laterza, 1912.djvu/359

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ATTO III

SCENA I

Piro servidore, Bernardo Spinola vero suo padrone.

          Piro. Bernardo, padron mio (se però lecita
          è la domanda), ditemi, di grazia:
          che vuol dir che vi partisti da Genova,
          giá fa un mese, e partisti con animo
          solo di cercar qui di quella povera
          figliuola della Spinetta ed, in cambio
          di venir qui, sendoci vicinissimo,
          vi voltasti poi a Roma d’ove quindici
          di siete dimorato senza causa;
          ed, or che siate qui, che giá si possano
          dir quattro giorni, mi par ch ’ogn’altr’opera
          piú presto facciate?
          Bernardo. Poi che vuoi intendere
          tutti e’ mia affari, ancor che convenevole
          non sia, io son contento.
          Piro. Perdonatemi,
          che questo mi fa dir l’amor grandissimo
          ch’i’ porto alla Spinetta; che mio carico
          mi par, sapendo io sol la sua disgrazia
          alla qual, com’i’v’ho detto, trovatomi
          sono.
          Bernardo. Non piú. I’ so che se’ amorevole
          e son contento d’ogni cosa renderti
          buon conto. Vuo’ tu altro?
          Piro. Per riprendervi
          giá non ve ne domando.