Pagina:AA. VV. – Fiore di leggende, Cantari antichi, 1914 – BEIC 1818672.djvu/224

Da Wikisource.

12
E1 Capitano disse: — I’ vi ringrazio,
ch’io veggio ben ch’io son degno di morte;
ma cento giorni i’ v’adimando ispazio
prima ch’io venga a si malvagia sorte. —
Il re lo fece di quel voler sazio;
fecel rimetter nella pregion forte.
Egli poi iscrisse a la sua donna ardita,
com’egli era a perieoi della vita.
13
Quando la donna intese le novelle
del Capitan, che piú che sé ramava,
delle mani si die’ nelle mascelle;
subitamente in zambra se n’andava,
e, non potendo immaginar cavelle
dello suo iscampo, ella s’inginocchiava
divotamente innanzi al Creatore,
e piangendo dicea con gran dolore:
14
— O Signor mio, ch’a Maria Madalena
tu perdonasti, non mi abandonare,
eh’i’veggio ben che la fortuna mena
il mio marito a mala morte fare:
ma, se mi doni grazia e tanta lena,
ch’io di pericolo il possa iscampare,
i’ti prometto, ch’i’ho fatte assai
disconce cose, ch’i’ non farò mai. —
15
Cosi adorando, si fue addormentata,
e dal cielo le venne in visione
un angiol, che le die’ questa ambasciata:
— Se vuoi cavar tuo sposo di prigione,
com’uom ti vesti, bene accompagnata,
va’ dimostrando d’esser Salamone
venuto al mondo a rinovar le leggi :
contrasto non truovi: i tristi correggi. —