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Pagina:AA. VV. – Fiore di leggende, Cantari antichi, 1914 – BEIC 1818672.djvu/232

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E Salamon allora prese a dire:
— Di questo fatto il miglior prenderemo:
quando tutta la gente fie a dormire
verrai a me, e ciò consiglieremo. —
Quand’e’ fu tempo, ed e’ per ubbidire
andò a lui nella cambera; allo stremo
d’andare a letto, trovò Salamone
ignuda, e disse: — Ben vegna il barone. —
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E poi la man sulla spalla gli ha messa,
e disse: — Come ha nome la tua sposa? —
Ed e’ rispose: — Ha nome Lionessa,
ch’i’ bramo di veder sopr’ogni cosa. —
E’ disse: — Guarda s’io somiglio ad essa; —
ed e’ guardò con faccia vergognosa,
po’ disse: — Signor mio, santa Corona,
veder mi par la mia donna in persona. —
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Disse ’l barone: — A mente non mi reco
se non che siete della santa fede,
ché corpo uman non potrebb’aver seco
tanta bilta quanto Iddio vi concede. —
Diceva Salamon: — Or, coni’è cieco
chi non conosce il suo, quand’egli ’l vede;
eh’ i’ son tua donna e tu se’ mio marito. —
Ed e’ per gioia cadde tramortito.
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Come fu risentito di presente,
subitamente s’andáro nel letto,
ed abbracciar l’un l’altro istrettamente
e tutta notte stettero in diletto.
Al mattili Salamon tutta sua gente
accomiatò, dicendo: — I’ son costretto
d’andare al paradiso luziano,
dove non può venir niun corp’umano.