Pagina:AA. VV. – Fiore di leggende, Cantari antichi, 1914 – BEIC 1818672.djvu/323

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E, per chiarezza piú, mostrarne» el guanto
del re Guglielmo, el qual per sicurtá
mandò al re di Tunizi; e pertanto
negando che Cerbin mai nulla ara
che in sulla nave fussi, ma che tanto
potrebbe far, se la conquisterá;
che. per battaglia vinti, allor potrebbe
pigliar la donna e quel che gli parrebbe.
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Ma Cerbin, che la dama avea veduta
sopra la nave piangendo sedere,
assai piú bella sendogli paruta
che non pensava, onde n’ha gran piacere,
e cogli ocelli guardando la saluta,
e porgli el ciel, non che la terra, avere;
poi che si vede presso el suo disire,
intra se stesso incominciò a dire:
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— Amor, tu m’hai per sempre oramai preso;
Amor, da te io non mi posso alare;
Amor, tu m’hai colle tue fiamme acceso;
Amor, tu mi vuoi sempre consumare;
Amor, per quel ch’io ho da te compreso,
Amor, tu vuoi di me gran pruova fare:
i’ son contento, e sempre sarò forte
ad ubbidirti infino a la mia morte.
43
E, se ciò non facessi, el piú ingrato
uomo, ch’ai mondo sia o fussi mai,
esser potrei da ciaschedun chiamato
a non amar colei, che me ama assai:
ella non m’ama, ch’ella m’ha legato
con forti lacci, ond’io, misero! in guai
i’ mi starò in fuoco ardente e in fiamma
fin ch’io arò di mia vita una dramma! —