Pagina:AA. VV. – Opuscoli e lettere di riformatori italiani del Cinquecento, Vol. I, 1913 – BEIC 1888692.djvu/172

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voglio che chi ha peccato e desidera salvarsi, vada al prelato per consiglio e adiuto, e ch’el prelato l’induca a vedere che ha errato e a credere che per me gli sono perdonati e a domandare questo dono della fede. — Ma, in tal caso, non bisognerebbe numerare i peccati, né confidarsi in sé, né in sue opere. Ma ora vogliono che si dichino tutti, se ne dolghino e ne faccino la penitenzia, per satisfare lor propri. Però è forza che chi si confessa cosi, creda che Cristo non ha satisfatto per lui a sufficienzia. Colui che crede che per Cristo gli sono perdonati, non potrá confessarsi, come s’usa. E chi non crede che per Cristo gli sieno perdonati, potrá confessarsi un milione di volte, che sempre restará impio. Imo chi è senza fede pecca, mentre si confessa, e bisognerebbe ch’el si confessasse di non confessarsi bene, imo e del non saper confessare che non sa confessarsi, e cosí in infinito. Cristo disse: «Chi crede in me, ha vita eterna», non «chi si confessa». Dipoi, se fusse comandata da Cristo, il nostro giogo sarebbe piú aspro e piú grave che quello degli ebrei. E Cristo non ci arebbe giovato, ma nociuto, e lo stato nostro della grazia sarebbe piú misero che quello della Legge e della natura. Imperocché a quelli bastava per giustificarsi la fede, si come si legge d’Abraamo e ne sono piene l’epistole di Paulo; e a noi, dapoi che è venuto Cristo e morto in su la croce, non bastarebbe né Cristo, né la nostra fede, contrizione e penitenzia, ché anco bisognarebbe la confessione. Credi che, se fusse precetto di Cristo, che san Paulo, san Pietro e altri santi apostoli ed evangelisti non n’avesseno parlato, massime essendo un precetto si nuovo e arduo? Non truovarai un dottore solo degli antiqui, che abbi parlato della confessione nel modo s’usa. E se me dicessi : — Ne parlò pure santo Agostino in nel libro Della vera e falsa penitenzia , — respondo che quel libro non è suo, si come è chiaro, imperocché allega Agostino in suo favore: fu composto da un ignorante e superstizioso. Va’ vede quello che dice san Giovanni Crisostomo sopra VEpistola agli ebrei. Nettario, uomo santo, la tolse della sua chiesa costantinopolitana per uno scandalo, che intervenne, d’una vergine stuprata